Lo studio TRANSFORM ha raggiunto i suoi endpoint primari e secondari dimostrando l’elevata efficacia del trattamento con everolimus in associazione a basse dosi di inibitore della calcineurina (CNI, calcineurin inhibitor) potenzialmente nefrotossico.

La ridotta esposizione al CNI con everolimus ha preservato la funzionalità renale con un numero significativamente inferiore di infezioni virali, suggerendo che questo regime potrebbe migliorare gli esiti a lungo termine nei pazienti sottoposti a trapianto di rene.

Un regime a base di everolimus consente un’esposizione molto più bassa ai CNI nefrotossici
Un regime a base di everolimus consente un’esposizione molto più bassa ai CNI nefrotossici

Novartis ha annunciato nuovi dati di fase IV che confermano l’elevata efficacia del regime a base di everolimus nei pazienti sottoposti a trapianto di rene, in associazione a una ridotta  esposizione all’inibitore della calcineurina (CNI).

I dati  pongono a confronto everolimus in associazione a una esposizione ridotta di CNI verso l’acido micofenolico (MPA, mycophenolic acid) con esposizione standard al CNI. I CNI sono noti per il loro potenziale nefrotossico e possono determinare nel lungo termine complicanze cardiovascolari o lo sviluppo di neoplasie maligne. I dati clinici dimostrano che, a causa delle complicanze dovute ai CNI, solo il 50% dei pazienti sottoposti a trapianto renale sopravvive più di 10 anni dopo l’intervento.

I risultati sono stati presentati al congresso 2017 della European Society of Organ Transplantation (ESOT) a Barcellona.

«I pazienti trapiantati continuano a cercare regimi terapeutici alternativi, che supportino la funzionalità a lungo termine dell’organo, minimizzando al tempo stesso gli effetti indesiderati, incluse le infezioni virali, come osservato con l’attuale standard terapeutico. – ha affermato Sheeram Aradhye, Global Head Medical Affairs e Chief Medical Officer di Novartis Pharmaceuticals. – I risultati dello studio TRANSFORM dimostrano che con un regime a base di everolimus è possibile ottenere un’esposizione molto più bassa ai CNI nefrotossici, mantenendo una elevata efficacia e consentendo una riduzione delle infezioni virali. Ora disponiamo di un valido trattamento alternativo all’attuale standard terapeutico, con il potenziale di migliorare gli esiti a lungo termine per il paziente».

Lo studio interventistico de novo TRANSFORM

TRANSFORM (Advancing renal TRANSplant eFficacy and safety Outcomes with an eveRoliMus-based regimen) è il più vasto studio interventistico de novo mai condotto nel trapianto renale. TRANSFORM (NCT01950819) è uno studio di 24 mesi multicentrico, randomizzato, condotto in aperto. Ha coinvolto 2037 pazienti con trapianto di rene arruolati in 195 centri in 42 Paesi.

Il trial continuerà a studiare le funzionalità a lungo termine dell’organo trapiantato e le morbidità complessive dei pazienti.

Lo studio TRANSFORM, per la prima volta ha combinato l’esito del rigetto (tBPAR) con un eGFR in un unico endpoint primario composito clinicamente rilevante.

L’obiettivo primario di TRANSFORM è quello di valutare i risultati complessivi, ai fini del trapianto, di un regime con everolimus associato a livelli ridotti di CNI rispetto allo standard terapeutico attuale – cioè MPA in associazione a dosaggio standard di CNI – utilizzando un nuovo endpoint composito binario di eGFR (<50 ml/min/1,73 m2, usando la formula MDRD4) o tBPAR.

L’endpoint secondario è quello di valutare everolimus con esposizione ridotta al CNI rispetto a MPA più esposizione standard al CNI a 12 e 24 mesi dopo il trapianto rispetto all’endpoint regolatorio convenzionale, cioè il tasso composito di compromissione dell’efficacia (rigetto acuto trattato comprovato da biopsia [tBPAR], perdita dell’organo e morte).

TRANSFORM valuta anche l’evoluzione della funzionalità renale nel tempo ed esamina:

  • l’incidenza degli anticorpi specifici del donatore (DSA, donor-specific antibodies),
  • lo sviluppo di nefropatia cronica del trapianto/fibrosi interstiziale-atrofia tubolare (CAN/IFTA , Chronic Allograft Nephropathy/Interstitial Fibrosis-Tubular Atrophy).

Risultati dello studio TRANSFORM

Lo studio TRANSFORM ha valutato l’evoluzione della funzionalità renale nel tempo, dimostrando che il regime basato su everolimus, in associazione a una esposizione ridotta di CNI, non solo mantiene la funzionalità renale, ma riduce anche in modo significativo le infezioni virali, come quelle da citomegalovirus (3,5% con everolimus vs 12,5% con MPA) e da BK virus (3,9% con everolimus vs 7,2% con MPA).

TRANSFORM ha raggiunto il suo endpoint primario al dodicesimo mese, dimostrando che il tasso di incidenza del rigetto acuto trattato e comprovato da biopsia (tBPAR,treated biopsy-proven acute rejection) è risultato simile nei due gruppi di trattamento, così come la percentuale di pazienti con funzionalità del trapianto, calcolata sulla base della filtrazione glomerulare (eGFR), inferiore a 50 ml/min. Lo studio ha raggiunto anche il suo endpoint secondario di non inferiorità dell’endpoint composito di tBPAR, perdita dell’organo e morte. Nel complesso, nel regime con everolimus si è osservata una tendenza a una migliore sopravvivenza del paziente (98,4% con everolimus vs 97,4% con MPA).

Everolimus

Everolimus (Certican®) è approvato in oltre 100 Paesi per la prevenzione del rigetto di organo nei pazienti adulti sottoposti a trapianto di cuore e di rene. È anche approvato nei pazienti sottoposti a trapianto di fegato in oltre 80 Paesi, in Europa come negli Stati Uniti.