L’integrazione con vitamina D o calcio, anche in associazione, non riduce il rischio di fratture vertebrali e non vertebrali e anche le fratture totali rispetto al placebo o a nessun trattamento, almeno negli anziani non ospedalizzati o ricoverati in Istituti o RSA.

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Metanalisi mette in dubbio l’efficacia della supplementazione con vitamina D e calcio nella prevenzione delle fratture dell’anziano

Ad affermarlo sono i risultati di una metanalisi pubblicata da JAMA (scarica qui l’articolo originale), che ha sollevato perplessità e ha richiamato l’attenzione dell’ASBMR (American Society for Bone and Mineral Research) e anche della SIOMMMS (Società Italiana di Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro).

Ma procediamo per gradi.  

La metanalisi

La metanalisi, condotta da Jia-Guo Zhao del Dipartimento di Chirurgia Ortopedica dell’Ospedale di Tianjin e pubblicata da JAMA, ha esaminato 33 studi clinici randomizzati, per un totale di 51.145 pazienti, selezionati tra quelli pubblicati nel decennio 2006-2016 che avevano valutato l’effetto della supplementazione di calcio, di vitamina D o dell’associazione calcio-vitaiman D sulla prevenzione delle fratture rispetto a placebo o nessun trattamento (end-point primario). I pazienti inclusi negli studi avevano un’età superiore ai 50 anni e non dovevano essere ospedalizzati o ricoverati in casa di cura o residenze di assistenza. Dalla metanalisi sono stati esclusi gli studi che avevano incluso pazienti con osteoporosi secondaria da trattamento con glucorticoidi, quelli in trattamento per l’osteoporosi, quelli che assumevano analoghi della vitamina D o preparati idrossilati della vitamina D e anche i soggetti che prestavano attenzione all’apporto di calcio e vitamina D con la dieta.

I risultati

Dalla metanalisi non emerge alcuna correlazione significativa tra la supplementazione con calcio o vitamina D, da soli o in combinazione, e l’incidenza di fratture vertebrali e non vertebrali e di fratture totali. “Negli anziani non istituzionalizzati l’assunzione di calcio o vitamina D oppure calcio più vitamina D non riduce il rischio di fratture. La probabilità di fratture è uguale agli anziani che non assumono alcun trattamento”, ha concluso Jia-Guo Zhao.

ASBMR, attenzione alla qualità degli studi

Subito dopo la pubblicazione della metanalisi, l’American Society for Bone and Mineral Research ha rilasciato un suo parere al riguardo, facendo notare come la metanalisi abbia incluso solamente soggetti adulti sani e pertanto i risultati non possano essere applicati a pazienti affetti da osteoporosi o altre malattie metaboliche dell’osso nè in pazienti che assumono trattamenti preventivi.

I risultati dei questa metanalisi possono generare confusione ai pazienti, ai caregiver e anche ai medici rispetto all’individuazione di coloro che dovrebbero o non dovrebbero assumere supplementi di vitamina D e calcio

E’ il commento del professor Michael Econs, presidente dell’ASBMR, che ha ribadito come negli adulti con più di 50 anni in buona salute e autonomi (non istituzionalizzati) l’obiettivo dovrebbe con più di 50 anni in buona salute e autonomi (non istituzionalizzati) l’obiettivo dovrebbe essere garantire il fabbisogno di calcio con l’alimentazione e quindi attraverso il consumo di latte, verdura e legumi. Questa indicazione è in linea con le raccomandazioni della Task Force Servizi Preventivi statunitensi aggiornate a ottobre 2017.

SIOMMMS, ricordiamoci che i risultati della metanalisi non sono trasferibili nella pratica clinica

I risultati della metanalisi condotta da Jia-Guo Zhao e pubblicata da JAMA sono stati commentati anche dal Presidente della SIOMMMS sul sito della società scientifica.

In particolare, Stefano Gonnelli, ha ricordato che “non è corretto considerare i risultati delle metanalisi come indicazioni da trasferire nella pratica clinica, in quanto sono ovviamente influenzati sia dalla qualità degli studi considerati che dai criteri seguiti per la loro selezione”. La qualità degli studi inclusi nella metanalisi non sarebbe ineccepibile, secondo Gonnelli, con differenze importanti riguardo a dosi, tipo e modalità di somministrazione della vitamina D e all’uso del calcio in associazione alla vitamina D.

“Nonostante i limiti, possiamo ricavare un messaggio importante da questa metanalisi: la supplementazione con calcio e vitamina D va fatto solo nei soggetti che ne hanno bisogno e non nella popolazione generale, magari proponendola come trattamento universale al di sopra di una certa età”, ha concluso Gonnelli.