L’apertura della prescrizione dei farmaci e dei presidi e ausili sanitari agli infermieri, proposta dal direttore di Aifa Mario Melazzini, accende il dibattito. I medici lanciano il loro NO forte e chiaro.
La proposta di AIFA è stata avanzata nell’ambito del convegno della Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche– Fnopi, probabilmente come conseguenza di un documento, presentato dalla presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli, con le esperienze di altri Paesi, tra cui Regno Unito, Spagna e Francia in cui è consentito prescrivere un numero ristretto e ben definito di farmaci, nel contesto di un piano clinico paziente specifico e dopo diagnosi medica. In Spagna, inoltre i farmaci non si prescrivono ma si “dispensano” e così al posto della ricetta medica c’è l’ordine di dispensazione.
La proposta di AIFA si inserirebbe nel percorso di presa in carico integrale del paziente, del suo inserimento e accompagnamento all’interno di un percorso terapeutico in cui giocano un ruolo importante tutte le diverse figure sanitarie. “L’infermiere è una figura fondamentale nel rapporto quotidiano con il malato, garantendo l’aderenza terapeutica e la sostenibilità del sistema- ha dichiarato Mario Melazzini– Aprire la prescrizione dei farmaci agli infermieri può aiutare ad ampliare gli orizzonti”.
FARMINDUTRIA- È favorevole il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, anche se con le dovute riserve. “La cosa dovrebbe essere valutata bene, anche per capire che tipo di infermieri può fare cosa, ma credo che sia un piano meritevole di attenzione. In alcuni casi potrebbe essere di aiuto”.
Medici contrari alla prescrizione dei farmaci da parte degli infermieri
Completamente contrari i medici all’apertura della prescrizione farmaceutica agli infermieri. “È una questione di garanzia nei confronti dei nostri pazienti e dei nostri sistemi sanitari – ha dichiarato il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli – La prescrizione non è un fatto automatico e non può prescindere dalla valutazione complessiva del malato. Anche nell’ambito della cronicità ogni volta vanno valutati aggiustamenti terapeutici, vanno monitorate le risposte del paziente e messe in conto le eventuali interazioni, se il malato, come sempre più spesso accade, è in politerapia”.
“Non capisco davvero a quale bisogno risponda l’apertura della prescrizione agli infermieri- ha commentato Ovidio Brignoli, vicepresidente della Società Italiana di Medicina Generale SIMG- Se il bisogno è ridurre la lunga attesa dei pazienti negli ambulatori, allora il problema risiede dalla storica carenza dei medici, che non potrà certo essere colmata dagli infermieri che sul territorio sono praticamente inesistenti. Se però è questa la direzione che vogliamo scegliere, prima di aprire alla prescrizione, portiamo davvero l’infermiere sul territorio.
Se invece il bisogno è facilitare l’accesso alle terapie dei pazienti cronici, allora perchè, prima di pensare agli infermieri, non si possano coinvolgere i medici di medicina generale, che hanno tutte le competenze per poterli prescrivere, ma da anni hanno le mani legate nei dei farmaci inclusi nei Piani Terapeutici. E il problema- continua Brignoli- non riguarda i veri farmaci innovativi, quei farmaci che pur classificati come innovativi di innovativi non hanno nulla, perchè presenti sul mercato da numerosi anni, come i DDPIV-inibitori e GLP-1 per il diabete o i LABA/LAMA per la BPCO”.
FNOPI ridimensiona
In realtà più che ai farmaci l’apertura della prescrizione agli infermieri sembra riguardare i presidi e gli ausili per l’incontinenza, le stomie, l’alimentazione speciale, le medicazioni avanzate. “Sono ambiti che gli infermieri conoscono molto bene – fa sapere Barbara Mangiacavalli presidente FNOPI – Penso che Melazzini sia stato un po’ frainteso. Si è dimostrato disponibile a iniziare una riflessione e ha ben specificato che bisogna ridisegnare il quadro normativo, non è un percorso che si realizza domani. È importante ragionarne, conciliando esigenze e aspettative di tutti”
Il dibattito è aperto. “Dovremo definire le modalità, dialogare con i medici di riferimento e sicuramente servirà una modifica di legge”, ha concluso Mario Melazzini.