Anche se non si sa ancora se e quando la Gran Bretagna lascerà definitivamente l’Unione Europa, le associazioni industriali del paese non perdono tempo a farsi trovare preparate ai nuovi scenari: ne è un esempio la nuova ‘National Industrial Biotechnology Strategy to 2030’ lanciata dal locale Industrial Biotechnology Leadership Forum (IBLF) in collaborazione con l’associazione britannica dell’industria biotech, UK BioIndustry Association (BIA) e con i due network industriali CBMNet e BIOCATNET.
La nuova strategia è stata presentata nel corso di un evento al Parlamento britannico e punta a promuovere le biotecnologie industriali, ovvero finalizzate a produrre o processare nuovi materiali, energia e sostanze chimiche mediante metodi biotech. L’obiettivo è sempre quello che già da molti anni caratterizza lo scenario delle biotecnologie made in UK, ovvero rendere il paese un leader globale del settore e favorire lo sviluppo di una fiorente rete di piccole e medie imprese specializzate in applicazioni industriali delle tecnologie biotech.
Tre fasi d’implementazione e sette azioni chiave
Sono sette le linee d’azione previste dalla nuova Strategia e da attuare entro il 2030, secondo tre fasi successive di implementazione, a partire dalla ricerca di un ampio consenso sulle politiche di lungo periodo necessarie a sostenere lo sviluppo del comparto e al reperimento di adeguate fonti di finanziamento che riconoscano il potenziale delle biotecnologie industriali come fattore di crescita e innovazione.
Gli aspetti di sviluppo infrastrutturale, anche a livello di creazione di distretti regionali, sono ritenuti un importate stimolo per la crescita dell’economia sull’intero territorio britannico. I frutti di tali attività dovrebbero poi trovare sbocco naturale a nel posizionamento del Regno Unito quale hub internazionale per l’innovazione e la commercializzazione delle biotecnologie industriali.
Non può mancare l’attenzione agli aspetti regolatori e all’uso di standard adeguati a far sì che le tecnologie made in UK siano riconosciute essere robuste e basate sull’approccio alla valutazione dei rischi.
Non meno importanti sono l’obiettivo di sviluppare gli skill degli addetti al settore, che punta ad essere riconosciuto come molto attrattivo dal punto di vista dello sviluppo lavorativo, e quello di proporre un’unica voce per la comunicazione delle biotecnologie industriali, che veicoli messaggi chiari e consistenti alla società.
Le biotecnologie industriali in UK
Il settore delle biotecnologie industriali genera un ritorno annuo di 3,7 miliardi di sterline (circa € 4,8 mld) ed occupa 14 mila persone, con stime per il futuro di un impatto sui mercati internazionali fino a £ 34 miliardi (€ 38 mld, dati BIA). La nuova strategia dovrebbe rafforzare tale potenziale, anche in sinergia con la Bioeconomy Strategy e la più ampia strategia industriale della Gran Bretagna per gli anni a venire.
Secondo il chairman di IBLF, Steve Bagshaw (Ceo di Fujifilm Diosynth Biotechnologies), grazie alle biotecnologie industriali sarà, tra l’altro, possibile trovare alternative sostenibili ai combustibili fossili, aiutare a mitigare i cambiamenti climatici grazie a processo produttivi più puliti od offrire maggiori opportunità per il riutilizzo dei prodotti di scarto e i rifiuti. “Le biotech industriali sono l’unica possibilità per produrre i biofarmaci. Ciò permette di contrastare malattie gravi come il cancro o le malattie infettive”, ha aggiunto Bagshaw a commento della nuova Strategia. Un ruolo chiave in tal senso è rivestito dalle tecniche di biologia sintetica, che secondo il chairman del Engineering Biology Advisory Committee di BIA, Tim Fell, è in grado di agire come catalizzatore per l’intero comparto.