Molte sfide attendono in produttori di dispositivi medici nella prossima dozzina d’anni, prima fra tutte quella di evitare la trasformazione in commodity di questa importante tipologia di strumenti per la cura della salute: come per i farmaci, il nuovo paradigma è quello della value proposition, che deve superare la mera fornitura del dispositivo per inserirlo piuttosto all’interno di un contesto d’utilizzo che punti sulla prevenzione come risultato ottimale e integri anche elementi di intelligence per la fornitura di servizi. Solo in questo modo, secondo lo studio di KPmg “Medical devices 2030. Making a power play to avoid the commodity trap”, sarà possibile resistere alla continua crescita dei costi sanitari e alle forze competitive che minacciano le aziende del settore.
Tre sfide per il futuro
Reinventare, riposizionarsi e riconfigurare la value proposition sono le tre sfide principali individuate dagli analisti di Kpmg. La prima è riferita alla necessità di ripensare il modello di business per adeguarlo l’avanzare dei tempi e delle tecnologie. L’integrazione di sistemi di intelligenza artificiale è al centro dei modelli di sanità interconnessa e real-world che forniscano servizi al di là del semplice dispositivo, permettendo così di cambiare il paradigma dalla necessità di gestire un costo (quello del dispositivo) alla possibilità di creare uno “smart value” spendibile su rami paralleli di business costruiti sulla base della segmentazione di mercato in clienti, pazienti e consumatori (questi ultimi possibili pazienti prospettici).
Un mercato che Kpmg si attende essere altamente dinamico nel 2030, motivo per cui le aziende dovrebbero fin d’ora lavorare per riposizionarsi secondo una prospettiva “outside-in” che permetta di contrastare i nuovi competitor, spesso provenienti da altri settori industriali. A ciò si aggiunga l’esplosione dell’innovazione biomedicale e l’espansione di molti mercati nei paesi emergenti.
Un quadro complesso e dinamico che richiederà alle aziende di riconfigurare la propria catena del valore secondo scelte strategiche che permettano di proporsi come fornitori di soluzioni per costi sanitari sostenibili, in particolare per quanto riguarda l’interazione diretta con pazienti e consumatori, la combinazione con i provider e i payer o l’integrazione verticale.
Come cambierà un mercato che continua a crescere
I dispositivi indossabili e le tecnologie che permettono di fornire servizi sulla base dei dati sanitari e sugli stili di vita sono tra i driver principali che dovrebbero sostenere la crescita del mercato, che Kpmg stima nel 5,2% Cagr/annuo a partire da un valore di fatturato di 371 miliardi di dollari nel 2015 fino a 795 miliardi nel 2030.
Il rapporto sottolinea come molte decisioni di acquisto siano già ora passate in carico ai centri economici della gestione dei costi, mettendo in secondo piano le decisioni di tipo clinico. Non basta più, quindi, la classica spinta dell’innovazione R&D e della produzione che ha fin qui caratterizzato lo sviluppo dell’industria biomedicale. Il futuro vedrà un’offerta sempre più “olistica”, che punti a rinforzare le attuali correlazioni business-to-business (B2B) e a crearne di nuove business-to-consumer (B2C).
I big data e il nuovo approccio alla prevenzione reso possibile dall’affermarsi degli smart device che connettono direttamente gli utilizzatori finali ai sanitari sarà sempre più protagonista, a partire dalla crescita del 44% osservata nel 2016 per quanto riguarda il numero di pazienti monitorai da remoto. Numero che secondo lo studio Kpmg dovrebbe superare i 50 milioni di pazienti nel 2021, per un valore di mercato di questo segmento stimato in 1,9 miliardi di dollari nel 2025.