Risultati a cinque anni delle studio PITER su pazienti con HCV: l'Italia ha raggiunto l'obiettivo della riduzione al 65% delle morti HCV correlate

Sono stati presentati il 7 maggio 2019 presso l’Istituto Superiore Sanità i risultati dello studio PITER (Piattaforma italiana per lo studio delle Terapie delle Epatite Virali) effettuato su pazienti con HCV.

Risultati a cinque anni delle studio PITER su pazienti con HCV: l'Italia ha raggiunto l'obiettivo della riduzione al 65% delle morti HCV correlate
Stefano Vella, direttore del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità

La Piattaforma italiana per lo studio delle Terapie dell’Epatite Virali (PITER) celebra i 5 anni di attività. E lo fa dimostrando che sconfiggere l’Epatite C è davvero possibile.

Al Meeting PITER di martedì 7 maggio 2019, organizzato da SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e da AISF, Associazione Italiana Per Lo Studio Del Fegato, presso l’Istituto Superiore di Sanità, sono stati riportati i risultati sulla cura dell’infezione da HCV: dati sull’efficacia dei farmaci in pazienti non selezionati come nei trial clinici, pertanto con varie comorbidità e che assumono anche farmaci concomitanti. Sono stati presentati, inoltre, i dati che riportano come l’eliminazione del virus si conferma altamente efficace nel ridurre anche altre comorbidità nei pazienti trattati con i farmaci antivirali ad azione diretta.

La terapia per il trattamento dell’infezione del Virus dell’epatite C con farmaci antivirali ad azione diretta (chiamati DAA) è risultata efficace anche nei pazienti più gravi, coloro cioè che hanno sviluppato problemi extraepatici collegati al virus. L’infezione da virus C, infatti, può provocare una malattia del sistema immunitario, la crioglobulinemia mista, che può essere invalidante ed evolvere in linfoma.

I dati della ricerca rappresentano una fotografia attenta e in costante aggiornamento dei pazienti in cura. E pertanto sono stati un prezioso strumento utilizzato per le politiche sanitarie nel trattamento dell’infezione da HCV in Italia.

Il meeting è stato l’occasione di incontro per gli specialisti che si sono confrontati sui risultati ottenuti e sulle prospettive future.

Stefano Vella, direttore del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità, afferma:

«l’Italia ha raggiunto il primo target dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dell’eliminazione dell’HCV: quello della riduzione al 65% delle morti HCV correlate. Grazie al trattamento universale dell’infezione da HCV senza restrizione, l’Italia è inoltre tra i 12 Paesi che si sono avviati verso il raggiungimento degli altri obiettivi di eliminazione HCV dell’OMS, a patto di mantenere alto il numero dei pazienti trattati nei prossimi anni. Successivo obbiettivo di PITER sarà di valutare quale siano le strategie per mantenere alto il numero di persone infette e trattate».

La piattaforma italiana per lo studio delle terapie delle epatite virali (PITER)

La PITER ha un duplice ruolo: innanzitutto studiare l’effetto del trattamento dell’infezione dal virus dell’epatite C con farmaci antivirali ad azione diretta (DAA) nella vita reale dei pazienti; poi informare con evidenze scientifiche i decisori politici sulle politiche sanitarie più appropriate.

I pazienti arruolati sono un campione rappresentativo di più di 11.000 pazienti in cura, seguiti per un arco temporale di circa 5 anni.

«I dati della coorte PITER rappresentano una fotografia sempre aggiornata dei pazienti in cura e pertanto sono stati e continuano ad essere un prezioso strumento nelle mani dei decisori politici per delineare strategie di trattamento dell’infezione da HCV in Italia – afferma Loreta Kondili, medico dell’ISS, responsabile scientifico della Piattaforma – PITER celebra i suoi cinque anni di attività e lo ha fatto con un convegno che ha riunito ad uno stesso tavolo i rappresentanti della rete di circa 100 centri clinici appartenenti ad AISF e SIMIT per confrontarsi sui risultati ottenuti e sulle prospettive future».

«Raggiungere gli obiettivi attesi dell’uso di farmaci antivirali – aggiunge Loreta Kondili – è legato non soltanto alla loro elevatissima efficacia e all’ottimo profilo di sicurezza, ma anche allo sviluppo di ricerca appropriata per valutare il loro impatto alla vita reale in un contesto specifico epidemiologico come quello italiano, che ha mantenuto il primato di alta prevalenza in Europa per l’infezione da HCV».

Massimo Galli, presidente SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, spiega che PITER è lo studio più vasto disponibile in Italia, uno dei maggiori a livello mondiale, sul trattamento con i farmaci ad azione diretta anti-HCV.

«Con questo appuntamento si conferma il grande successo, anche nell’utilizzo fuori dagli studi clinici, di questa terapia  – afferma Massimo Galli. – Si riporta un numero di successi superiore al 96%, con la completa eliminazione del virus in pazienti “real life”. L’Italia, con oltre 180.000 trattamenti, può vantare una delle più vaste esperienze in questo ambito. Non è ancora finita però, esiste ancora un importante sommerso fatto di persone che non sanno di avere l’infezione e che devono essere avviate al trattamento».

Il ruolo dell’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato nella PITER

«La piattaforma PITER ha rappresentato e rappresenta un esempio di perfetta sinergia fra Istituzioni (Istituto Superiore di Sanità), Società Scientifiche e Clinici- aggiunge Salvatore Petta, segretario nazionale A.I.S.F., Associazione Italiana per lo Studio del Fegato – PITER ha infatti consentito in modo virtuoso e in un modello iso-risorse la raccolta dati relativa ad una ampia coorte di soggetti con infezione da HVC perfettamente rappresentativa della realtà Italiana. In tale percorso, AISF ha sicuramente avuto un ruolo importante sia nella nascita di PITER che nella sua realizzazione, contribuendo, tramite i suoi soci, alla realizzazione di numerosi progetti scientifici che hanno ottenuto significative pubblicazioni su riviste internazionali, tali da promuovere il modello Italia nel mondo».

Obiettivi futuri della piattaforma italiana per lo studio delle terapie delle epatite virali

«La coorte PITER ha prodotto un notevole contributo anche nello studio degli scenari per far emergere il sommerso – continua Massimo Galli. – Gli obiettivi dell’OMS non si potranno raggiungere se non si delineano le strategie costo – efficacia per scoprire e curare le persone che sono infette ma non sanno di esserlo. In Italia una buona proporzione dei casi infetti dovrebbe trovarsi sia nelle persone considerati a rischio d’infezione, che nelle persone ultrasessantenni che hanno acquisito l’infezione negli anni ’60 e ’70, spesso a causa del mancato utilizzo dei materiali monouso, arrivati successivamente. Pertanto le strategie di screening costo efficacia per coorti di nascita (1968-1987 e 1948-1967) proposte nel Convegno di PITER, elaborate in collaborazione con l’elevata espertise economica dell’Università di Tor Vergata e con modellisti della malattia HCV correlata a livello mondiale, saranno un importante supporto ai decisori e al piano di eliminazione dell’epatite in Italia».

«PITER non ha alcuna intenzione di fermarsi conclude Loreta Kondili. – All’orizzonte, infatti, si profila una nuova importante scommessa, la realizzazione di una piattaforma per l’infezione da HBV. Tale iniziativa estremamente innovativa permetterà di raccogliere dati italiani rappresentativi dell’infezione da HBV nel nostro paese, favorendo così nuovi progetti scientifici, e di disporre di elementi clinici rilevanti nel momento in cui saranno disponibili nuove strategie terapeutiche».

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