L’evoluzione tecnologica nel campo sanitario corre veloce, e ancora più dirompente potrebbe essere l’evoluzione dei modelli sanitari attesa per il prossimo decennio, grazie al pieno sviluppo di tecnologie che stanno ormai raggiungendo la maturità, come l’intelligenza artificiale, la biologia molecolare, la blockchain, la digitalizzazione e la connettività. La loro sinergia potrebbe permettere di arrivare ad un nuovo modello di medicina, che il rapporto di AD Little “Future Health” definisce “ultra-targeted“. Un modello basato sulla selezione sempre più raffinata di piccole sotto-popolazioni di pazienti che presentano elevate probabilità di risposta terapeutica a un certo trattamento.

La genomica sempre più protagonista

Nel campo dello sviluppo farmaceutico, la percentuale di farmaci “personalizzati” approvati da Fda è passata dal 21% del 2014 al 34% del 2017; a questo dato si aggiunge il 22% dei farmaci in sviluppo i cui protocolli prevedono in modo specifico dei biomarker come criteri d’inclusione, esclusione o safety, riporta lo studio. Il driver principale in questa direzione è rappresentato dalla crescita dei servizi di sequencing genomico, con aziende che spesso offrono incentivi ai pazienti che aderiscono a questo tipo di approccio. Per gli analisti di AD Little, il tasso di crescita del 10% annuo fino al 2021 per questo tipo di mercato – atteso raggiungere i $50 mld nel 2026 – potrebbe essere una stima conservativa. A favore di questa previsione anche il fatto che ormai i dati personali legati al sequenziamento genomico possono venire gestiti in modo proprietario dai pazienti stessi, che possono concedere o meno il proprio consenso solo per attività selezionate. Il rapporto di AD Little segnala anche che nel prossimo decennio potrebbe diffondersi anche l’assegnazione a ogni nuovo nato di una “report card” genetica. A ciò si aggiunge la grande quantità di dati sullo stato di salute e gli stili di vita raccolti attraverso gli smart device, e la capacità di analizzarli ormai garantita dagli algoritmi di machine e deep-learning.

Il futuro è nei farmaci di precisione

Il 60% dei farmaci protetti da brevetto sul mercato nel 2030 sono attesi essere di tipo biologico ed indirizzati a specifici target molecolari. Un anno fa, a maggio 2018, erano 753 le terapie cellulari in sviluppo, di cui 375 in fase clinica. Tra i primi rappresentanti di questo approccio, gli antitumorali Keytruda (pembrolizumab), approvato da Fda nel 2017, e Vitrakvi (larotrectinib), approvato nel 2018: entrambi sono indirizzati a curare tumori che presentano una ben precisa mutazione generica, indipendentemente dal tipo di tumore. Similmente, le immunoterapie CAR-T potrebbero essere allargate anche ai tumori solidi, e il rapporto AD Little non esclude nemmeno che in futuro se ne possa vedere anche una versione disponibile sugli scaffali delle farmacie.

Se l’ambito della cura dei tumori la fa ancora da padrone, altri farmaci innovativi che perseguono un intervento molto mirato sono già stati approvati, ad esempio, nel campo di gravi patologie oculari che portano alla cecità o di disturbi ereditari del sangue come la beta-talassemia. Un’ulteriore spinta in questa direzione è attesa venire dall’implementazione sempre più diffusa delle tecnologie di genome editing per correggere difetti genetici presenti alla nascita.  Senza dimenticare l’altrettanto importante settore dei companion diagnostics, i dispostivi a base di biomarcatori necessari per caratterizzare a livello molecolare il profilo genetico e recettoriale dei singoli pazienti e per monitorare l’efficacia del trattamento e il decorso della malattia.

La sfida delle malattie croniche

La sostenibilità dei servizi sanitari continuerà ad essere messa a dura prova dalla continua crescita delle malattie croniche, basti pensare che le morti per diabete sono attese aumentare dal 2,7% del totale nel 2015 al 3,5% atteso per il 2030. Una delle sfide principali individuate dal rapporto Future Health è proprio la gestione efficiente di questa grande fetta di bisogni sanitari, che in caso contrario potrebbe limitare notevolmente le risorse finanziarie a disposizione per l’erogazione delle terapie ultra-targeted. All’aumento delle terapie disponibili sul mercato dovrebbe corrispondere un maggior numero di segmenti di pazienti, suddivisi in gruppi più ristretti.

Un andamento che potrebbe far aumentare il “valore” del singolo paziente, con le aziende che potrebbero supportare la creazione di registri di pazienti o di partnership con i network ospedalieri per il reclutamento dei pazienti. E gli stessi pazienti potrebbero sperimentare livelli di accesso diversi ai nuovi trattamenti a seconda delle modalità pro-attive con cui scelgono di rapportarsi alle nuove tecnologie per la stratificazione delle persone, come quelle genomiche sopra riportate. Lo scenario dipinto dagli esperti di AD Little va nella direzione di una pressione sui sistemi sanitaria dettata dai costi che potrebbe essere il driver per una stratificazione di tipo socio-economica, in cui “i pazienti più saggi e coinvolti (che probabilmente sarebbero anche i più benestanti) riceverebbero i trattamenti più avanzati, mentre quello con meno risorse economiche rimarrebbero sul percorso dei trattamenti tradizionali“.

I nuovi modelli di cura

Il futuro potrebbe vedere ospedali sempre più “smart”, in cui le tecnologie digitali aiutano non solo a migliorare gli esiti per i pazienti, ma anche l’efficienza della catena di fornitura, e dove le terapie potrebbero essere sempre meno focalizzate sulla chirurgia a favore di un approccio più centrato sulla medicina. Tra gli adattamenti strutturali che gli ospedali dovrebbero fronteggiare, il rapporto suggerisce anche considerazioni rispetto alla possibilità di disporre di un’officina interna per la produzione di farmaci e dispositivi e la possibilità di fornire servizi integrati a supporto degli adaptive trial.

I modelli di pagamento “creativi” sono un primo passo avanti, per gli analisti di AD Little verso nuovi modelli di sostenibilità per le terapie ultra-targeted. Tra le sfide per le aziende biofarmaceutiche, anche la creazione di supply chain localizzate in prossimità dei pazienti. I dispositivi medici sono una parte fondamentale per la raccolta di dati clinici significativi, e i software analitici dovrebbero sempre più supportare in modo pro-attivo le decisioni critiche dei medici, anche se AD Little individua ancora una sfida su come monetizzare questo tipo di soluzioni software. Le aziende medtech potrebbero anche diventare più protagoniste nella fornitura diretta di farmaci erogati attraverso i device proprietari, e anche il settore del co-development e co-licensing dei diagnostici dovrebbe vedere un aumento delle partnership, sia rispetto alle aziende farmaceutiche sia rispetto ai provider utilizzatori. A ciò dovrebbero corrispondere modelli di pagamento più centrati sul consumatore.