(credits: Fondazione Gimbe)

Si intitola Globee il progetto lanciato dalla Fondazione Gimbe nel corso della recente International Conference for Evidence-based Healthcare Teachers and Developers, tenutasi a Taormina. L’iniziativa si propone di dar vita al GLobal OBservatory on Ecosystem of Evidence, “con l’obiettivo di rilevare i bisogni, tracciare la pubblicazione e monitorare implementazione e impatto di tutti gli standard internazionali finalizzati a migliorare produzione, sintesi e trasferimento delle evidenze“, ha spiegato il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta. L’invito rivolto dal Gimbe a tutti gli interessati a partecipare all’iniziativa è di aderire alla stessa attraverso il sito dedicato www.globee.online.

(credits: Fondazione Gimbe)

Gli esperti mondiali intervenuti al convegno di Taormina hanno espresso entusiasmo e disponibilità a collaborare al lancio dell’osservatorio. “E soprattutto hanno condiviso che, in un momento caratterizzato dalla crisi dell’evidence-based healthcare (Ebhc), è indifferibile sia orientare al miglioramento della salute pubblica i processi di produzione e sintesi della ricerca, sia favorire un adeguato trasferimento delle migliori evidenze alla pratica professionale, alle politiche sanitarie e alle decisioni di cittadini e pazienti“, ricorda Nino Cartabellotta.

Tre criticità per l’evidence-based care

Nel suo intervento, il presidente del Gimbe ha illustrato come, in modo analogo agli ecosistemi presenti in natura, quello delle evidenze scientifiche sia influenzato da tre componenti: gli esseri viventi, ovvero gli innumerevoli attori della sanità e della ricerca con le loro competizioni, collaborazioni e conflitti di interesse; i fattori ambientali, ossia le determinanti sociali, culturali economiche e politiche; la componente non vivente, determinata dalle evidenze scientifiche attraverso i processi di produzione, sintesi e trasferimento alle decisioni professionali e di politica sanitaria e alle scelte di cittadini e pazienti.

Secondo l’approccio Ebhc, le evidenze scientifiche dovrebbero essere integrate nelle decisioni sanitarie per supportare il miglioramento della salute delle popolazioni, la sostenibilità dei servizi sanitari e le esperienze dei pazienti. Per il presidente Cartabellotta, però, vi sarebbero molteplici fattori di criticità che erodono a vari livelli il potenziale di tali evidenze. “Se è vero che negli ultimi vent’anni la letteratura metodologica internazionale ha prodotto numerosi standard e strumenti per migliorare i processi di produzione, sintesi e implementazione delle evidenze, la loro qualità è molto variabile e non si conosce il loro impatto reale. Ma soprattutto, manca una visione globale sull’ecosistema delle evidenze scientifiche“, ha sottolineato il presidente del Gimbe..

La fase di produzione soffrirebbe, secondo Cartabellotta, di numerose aree d’incertezza (definizione delle priorità; disegno, conduzione e analisi; regolamentazione e gestione; accessibilità; completezza e usabilità) caratterizzate da studi mancanti o di scarsa qualità e/o conflittuali agli sprechi nella conduzione e pubblicazione della ricerca.

La sintesi delle evidenze soffrirebbe, invece, per la proliferazione “epidemica” di inutili revisioni sistematiche prodotte per aumentare il numero di pubblicazioni, di linee guida metodologicamente inadeguate e spesso duplicate sulle stesse patologie/condizioni. Linee guida che Nino Cartabellotta considera anche incapaci di prendere in considerazione la multi-morbidità.

Ancora molto consistenti, infine, sono i gap che si osservano nella fase di trasferimento tra quelle che sono le migliori evidenze disponibili da un lato e la pratica professionale, le politiche sanitarie e le scelte dei pazienti dall’altro. Per il presidente del Gimbe, questo discostamento condiziona in modo negativo la sostenibilità dei servizi sanitari, lo stato di salute delle popolazioni e le esperienze dei pazienti. Una dinamica che porterebbe anche a sprecare ingenti risorse nel sovra-utilizzo di interventi sanitari inefficaci e inappropriati, mentre resterebbero sotto-utilizzati quelli efficaci e appropriati. Cartabellotta ha anche rimarcato l’inadeguato coordinamento dell’assistenza, in particolare tra ospedale e cure primarie, che risulta spesso in esiti di salute non ottimali e esperienze negative per i pazienti.