Uno studio ha testato la possibilità di ridurre gli effetti dell’invecchiamento precoce nella progeria sfruttando una classe di molecole antisenso. Questo studio getta le basi per intervenire in generale sulle patologie dell’invecchiamento, comprese quelle oncologiche, mediante spegnimento degli allarmi molecolari ai telomeri.

Molecole antisenso per la progeria o sindrome di Hutchinson-Gilford
Molecole antisenso complementari ai dilncRNA e DDRNA sono state testate per contrastare l’invecchiamento precoce legato alla progeria
Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori del CNR-IGM di Pavia, del Karolinska Institute svedese e dell’unita di ricerca dell’IFOM Risposta al danno al DNA e senescenza cellulare di Milano guidata da Fabrizio d’Adda di Fagagna, grazie al supporto di Fondazione Telethon e dell’European Council of Research per questa specifica ricerca e del costante sostegno di FIRC-AIRC al team IFOM.

Una ricerca condotta precedentemente dal team di Fabrizio d’Adda di Fagagna e descritta su Nature Communications nel 2017, aveva rivelato che i telomeri danneggiati inducono la formazione di due specifiche classi di RNA non codificanti, chiamate dilncRNA e DDRNA, che attivano gli allarmi molecolare alla base della senescenza della cellula.

Grazie allo sviluppo di molecole antisenso complementari a tali RNA, i ricercatori sono riusciti a indurre lo spegnimento di questi allarmi in maniera mirata, testando questo approccio sulla progeria o sindrome di Hutchinson-Gilford.

Lo studio appena pubblicato su Nature Communications dimostra in cellule umane in vitro e in vivo in un modello murino di questa malattia che lo spegnimento degli allarmi molecolari ai telomeri tramite queste molecole antisenso previene l’invecchiamento precoce caratteristico della progeria.

«Abbiamo testato le nostre molecole antisenso in cellule umane derivate dalla pelle di pazienti – spiega la ricercatrice IFOM Francesca Rossiello, coautrice dello studio – e nella pelle di un modello murino di HGPS, allungando la vita massima di questi topi di quasi il 50%».

«A distanza di soli due anni dalla nostra scoperta di questi RNA non codificanti, siamo riusciti ad applicare con successo ad una patologia umana il nuovo approccio per la loro inibizione» – aggiunge Julio Aguado, primo autore della pubblicazione.

«Questa ricerca, oltre a segnare un avanzamento conoscitivo per la Progeria apre la possibilità di testare molecole antisenso per la cura di tante altre patologie umane legate all’invecchiamento e associate al danno ai telomeri, come  tumori, cirrosi epatica, fibrosi polmonare, aterosclerosi, diabete, cataratta, osteoporosi e artrite. Siamo convinti del potenziale terapeutico di questo approccio e siamo determinati a portarlo sempre più vicino ai pazienti, anche nel contesto oncologico» – conclude Fabrizio d’Adda di Fagagna, responsabile del programma di IFOM Risposta al danno al DNA e senescenza cellulare e ricercatore presso l’Istituto di Genetica Molecolare del CNR.

Progeria o sindrome di Hutchinson-Gilford

La progeria o sindrome di Hutchinson-Gilford è una malattia genetica non ereditaria che causa l’invecchiamento precoce del paziente già dai primi mesi di vita e l’insorgenza delle patologie tipiche dell’invecchiamento, come la fragilità muscolo-scheletrica e le patologie coronariche, riducendo l’aspettativa di vita a circa vent’anni.

Ad oggi, sono stati testati diversi farmaci per questa patologia, ma non hanno dato i risultati sperati.

«Abbiamo osservato effetti positivi di alcuni trattamenti nei modelli murini preclinici, ma gli effetti sui pazienti non sono soddisfacenti. Occorre ripensare e identificare nuove strategie per trattare questa patologia» – afferma Maria Eriksson, ricercatrice del Karolinska Institute, coautrice del lavoro e prima scopritrice, 16 anni fa, della mutazione genetica responsabile di questa condizione.