Forse meno conosciuto al grande pubblico rispetto al settore alimentare o di altri prodotti per la grande distribuzione (si pensi, ad esempio, alle le bustine di cibo per gli animali o ai detersivi, sempre più spesso confezionati in buste flessibili, invece che nelle tradizionali bottiglie di plastica rigida), anche nel mondo farmaceutico il packaging flessibile sta trovando applicazioni sempre più ampie e in linea con quello che è il trend principale del comparto, la personalizzazione.

L’Italia è in prima linea, spiega Andrea Fulvi, direttore Sales & Marketing di Carcano Spa, una delle principali realtà europee del settore. «Le produzioni italiane del packaging flessibile sono sempre state contraddistinte da una grande flessibilità, che altri Paesi non riescono a garantire. Questa è una delle chiavi del successo, che deve guidarci anche nei prossimi anni: ogni cliente ha esigenze specifiche, a cui chiede di andare incontro». Un’altra realtà nostrana con una lunga tradizione negli imballaggi flessibili per la farmaceutica, la ex Albertazzi Pharma di Soliera (MO), è entrata a far parte della più grande multinazionale del settore degli imballaggi flessibili, Amcor. «Il fatturato delle aziende nostre associate, che rappresentano circa l’85% del mercato nazionale, ammonta in totale a circa 2,7 miliardi di euro all’anno, di cui il 5% circa si riferisce a fatturato nel settore farmaceutico. Questo segmento di mercato vale forse qualcosa di più in termini di volume, perché in genere si tratta di tipologie di materiali a maggiore grammatura, in quanto costituite di tre strati. Un imballo per la pasta pesa 30-40 grammi al m2, uno per le bustine farmaceutiche può arrivare a 80-100 grammi al m2. Su 450 mila tonnellate complessive di produzione, circa 20-25 mila si riferiscono a imballaggi per prodotti farmaceutici», aggiunge Italo Vailati, vicedirettore di Assografici e direttore di Giflex, l’associazione interna al sistema confindustriale che si occupa degli imballaggi flessibili.

Esempio di packaging flessibile

Personalizzazione e piccoli lotti

La medicina personalizzata che sviluppa prodotti mirati al trattamento di piccole coorti di pazienti, se non del paziente singolo, è il trend che sta ispirando l’innovazione dell’industria farmaceutica degli ultimi anni. Una tendenza che si riflette in una crescente personalizzazione anche nella messa a punto dei materiali di imballaggio primario, che devono rispecchiare al meglio le esigenze associate a ogni singolo farmaco. «Il settore farmaceutico tende a non investire più in un packaging uguale per tutti, ma punta piuttosto a customizzare, a distinguere sempre meno tra contenuto e contenitore. L’azienda farmaceutica considera l’insieme dei due alla stregua di un unico sistema che deve preservare il prodotto sul medio-lungo periodo», spiega Andrea Fulvi. «Chi opera nel packaging deve sempre più accompagnare i propri clienti in uno sviluppo dedicato, elemento importante per poter ottenere una soddisfazione molto elevata. Anche nel nostro settore stiamo andando negli ultimi anni nella direzione di una sempre più ampia frammentazione dei lotti, che hanno dimensioni più ridotte».

 

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