I vaccini contro il virus Sars-CoV-2 mostrerebbero una buona capacità nel ridurre il rischio d’infezione, con un impatto positivo sulla riduzione del numero di ricoveri e di morti dei pazienti Covid. Le indicazioni provengono dal primo rapporto frutto dell’analisi congiunta dell’anagrafe nazionale vaccini e della sorveglianza integrata Covid-19, preparato a cura del Gruppo di lavoro “Sorveglianza vaccini Covid-19” (che vede impegnati ISS e Ministero della Salute) in collaborazione con i referenti regionali della sorveglianza integrata e i referenti regionali della anagrafe nazionale vaccini.
I dati del rapporto fanno riferimento ai 13,7 milioni di persone vaccinate fino al 3 maggio scorso, di cui il 95% ha completato nei tempi previsti il ciclo vaccinale con i vaccini Comirnaty o Moderna, corrispondenti rispettivamente alla somministrazione della seconda dose a distanza di 21 + 4 giorni per Comirnaty (61% del campione) e 28 + 2 giorni per Moderna (7% del campione). Al contrario, i dati per Vaxzevria (AstraZeneca) sono riferiti a un’unica somministrazione (31% del campione); meno significativi sono per il momento i dati relativi al vaccino Jannsen, la cui approvazione è giunta solo a marzo (1% del campione). “Questi dati confermano l’efficacia delle vaccinazioni e della campagna vaccinale, e la necessità di raggiungere presto alte coperture in tutta la popolazione per uscire dall’emergenza grazie a questo strumento fondamentale”, ha commentato il Presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro
Minore rischio d’infezione coi vaccini
I dati sono stati ricavati dall’analisi congiunta dell’anagrafe nazionale vaccini, che contiene sia le informazioni relative alle vaccinazioni eseguite sia i casi di infezione da Sars-CoV-2 notificati al sistema di sorveglianza nazionale integrata Covid-19.
Il punto centrale emerso da quest’esercizio indica una riduzione progressiva del rischio di ricovero e decesso in seguito a infezione da Sars-CoV-2 dopo le prime due settimane dalla somministrazione dei vaccini, e fino a circa 35 giorni dopo la somministrazione della prima dose. Gli effetti osservati sono risultati essere indipendenti dall’età e dal sesso delle persone trattate. L’incidenza di diagnosi di Covid-19 nelle due settimane successive alla prima dose di qualsiasi vaccino è risultata pari a 2,90 per 10.000 giorni persona, numero che scende a 1,33 oltre i 15 giorni dalla prima dose. L’incidenza di ricovero è passata da 0,44 a 0,18 per 10.000 giorni persona, quella dei decessi da 0,18 a 0,04 per 10.000 giorni persona. Dopo i 35 giorni si osserva una stabilizzazione della riduzione, pari circa l’80% per il rischio di diagnosi, il 90% per il rischio di ricovero e il 95% per il rischio di decesso.
Il rapporto sottolinea anche l’importanza di continuare a condurre studi clinici per verificare l’efficacia dei vaccini nella pratica clinica (effectiveness) e in condizioni real world, per sviluppare in questo modo maggiori conoscenze su gruppi di popolazioni ed esiti rilevanti non considerati negli studi pre-registrativi.