Siamo ormai da tempo entrati nella quarta rivoluzione industriale. La tecnologia ormai pervade la nostra vita con una inarrestabile invasività, tanto che a volte ci chiediamo se la tecnologia, da fattore abilitante i cambiamenti in atto, non stia invece diventando il vero driver di cambiamento. Nel mondo Healthcare il ruolo delle nuove tecnologie è determinante a supporto dei forti mutamenti in atto, quali la crescita esponenziale della biomedicina e il conseguente sviluppo delle terapie avanzate a supporto delle nuove patologie e delle patologie gravi, che sono causa spesso di decesso dei pazienti. Un esempio visibile a tutti di quanto appena affermato è la velocità con cui i processi di sviluppo e realizzazione dei vaccini anti-Covid hanno permesso di mettere a disposizione dell’umanità un rimedio essenziale a contrasto della pandemia.
Molte sono state le tecnologie 4.0 che hanno permesso di realizzare tutto questo, a partire dalla Intelligenza Artificiale e dalla gestione dei Big Data, fondamentali per velocizzare l’analisi dei dati clinici e immunologici a disposizione dei ricercatori. Tecnologie 4.0, quindi, essenziali per supportare i processi di chi opera nel mondo del Biotech, ma anche di forte aiuto per il mondo Healthcare in senso lato. Mondo che, proprio confrontandosi con la velocità di disponibilità sul mercato di un medicinale essenziale come il vaccino Covid-19, ha avuto modo di misurare la “adeguatezza” dei processi esistenti per quanto riguarda la loro “governance”. Digitalizzazione e interconnessione di sistemi, integrità dei dati, firma elettronica sui documenti, sono alcune delle necessità che si stanno palesando come un “must” ineludibile: una delle parole che maggiormente viene utilizzata quando si parla di nuove tecnologie 4.0 è “integrazione”. Il concetto è molto chiaro, se vogliamo fare in modo che più sistemi siano in grado di scambiarsi dati, ed evitare così la duplicazione manuale tra un sistema e l’altro, dobbiamo fare in modo che i sistemi siano, appunto, integrati tra loro, necessità che portano a dover ripensare a molti processi aziendali, perché obsoleti, o perché le mutate condizioni esterne ne richiedono la revisione.
L’uomo è l’elemento catalizzatore della trasformazione in atto. Si può affermare che senza il suo contributo positivo, e appunto catalizzante, il cambiamento sia impensabile. Tendenzialmente l’uomo è “conservativo” rispetto a iniziative di cambiamento. È più frequente la propensione a conservare abitudini e modalità di lavoro consolidate: quante volte abbiamo sentito frasi del tipo: “abbiamo sempre fatto così e tutto è andato bene”. Per prevenire questi comportamenti è indispensabile che ogni progetto di trasformazione venga preventivamente illustrato con chiarezza a quanti, manager e operativi, ne verranno impattati. Ciascuno deve essere coinvolto, reso consapevole del proprio ruolo, in modo da sentirsi parte attiva del cambiamento stesso. Il messaggio è che il cambiamento deve essere visto come una opportunità di miglioramento necessaria per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’azienda. Dobbiamo tutti tenere a mente questo rischio potenziale, riflettendo in primis sul nostro personale ruolo nel processo di cambiamento, verificando le nostre reazioni e cercando da parte nostra di facilitarne l’accettazione ai nostri collaboratori e ai nostri colleghi.
Tratto da NCF – Notiziario Chimico Farmaceutico, Luglio 2021