La firma del “Patto di Roma” da parte di tutti i paesi partecipanti è stato uno degli esiti principali del G20 sulla Salute, tenutosi nella capitale il 5 e 6 settembre. Il Patto si propone di favore gli investimenti necessari a fare arrivare i vaccini contro il Covid-19 in tutti i paesi.
I temi al centro del dibattito
La prima delle tre sessioni che hanno visto impegnati i ministri della Salute dei paesi del G20 è stata dedicata all’impatto del Covid-19 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030. La pandemia potrebbe risultare in un significativo ritardo nel raggiungimento di alcuni obiettivi, soprattutto in alcune aree svantaggiate del pianeta, che dovrebbero quindi poter contare sul sostegno dei paesi più avanzati. Il diritto universale alle cure e la parità di genere sono tra gli obiettivi prioritari in tal senso delineati dalla presidenza italiana di turno.
“Build back better” è il messaggio chiave uscito dai lavori: sistemi sanitari migliori su scala globale, nazionale e locale e adeguati investimenti in salute e benessere sono ritenuti elementi fondamentali a sostegno del progresso socio-economico mondiale e di una maggiore prosperità condivisa.
La seconda sessione è scesa più nel dettaglio sulle azioni da intraprendere per farsi trovare preparati a possibili nuove pandemie. Migliore capacità di collaborazione e coordinamento a livello internazionale, con l’OMS come snodo centrale, importanza della relazione uomo-animale-ambiente quale fattore centrale delle ultime crisi sanitarie, approccio One Health come modalità di scelta per rispondere a questi pericoli sono tra i punti importanti in tale senso, insieme alla raccolta dei dati e alla loro condivisione trans-frontaliera. I ministri della Salute hanno anche dibattuto della formazione dei professionisti sanitari e del loro dispiegamento in situazioni di emergenza, sulla base di un’idea nata dal progetto Laboratorium, condotto dall’Istituto Superiore di Sanità insieme all’OMS.
Gli strumenti di controllo a contrasto dell’attuale pandemia sono stati al centro della terza sessione, insieme alle strategie più adatte a sostenere lo sviluppo e l’equo accesso a vaccini, medicinali e diagnostica. Il modello anche per il futuro sarà quello basato su ricerca scientifica, collaborazione internazionale e partnership pubblico-privato già testato in ambito Covid, e che potrà ora venire impiegato per contrastare l’avanzata delle nuove varianti del virus.
Rafforzamento dei meccanismi di collaborazione esistenti in tema di trasferimento tecnologico, donazioni di dosi per far fronte alle esigenze più immediate e ripianamento del deficit finanziario dell’Access to Covid-19 Tools Accelerator (ACT-A), in particolare per quanto riguarda i pilastri dedicati alle cure e alla diagnostica, si uniscono ai vaccini nel contrastare le nuove ondate della pandemia.