Il comparto italiano delle biotecnologie gode di buona salute e, anche nell’anno difficile 2020, ha visto crescere di molto il contributo delle imprese dedicate alla R&S biotech a controllo italiano, che hanno aumentato il proprio fatturato del 30%; anche gli investimenti in ricerca sono aumentati del 15%. Più in generale, il totale del comparto biotech ha mostrato nel 2020 un calo del fatturato di solo il 5%, rispetto alla media dell’industria italiana nel suo complesso (-12%). I dati sono contenuti nel rapporto annuale Assobiotec-Federchimica ed ENEA “Le imprese di biotecnologia in Italia. Facts&Figures 2022”, che ha analizzato le stime aggiornate fornite dalle imprese biotech a fine 2021, i bilanci 2020 (a cui si riferiscono i dati di fatturato) e dati pubblici e del Sistema Statistico Nazionale.
“Questo settore si conferma come un volano dell’innovazione nazionale, sempre più cruciale per rispondere alle nuove sfide che la nostra società si trova a fronteggiare come l’emergenza sanitaria, la sostenibilità ambientale e la dipendenza energetica. Prosegue, inoltre, la crescita delle biotecnologie per la salute umana, l’industria, l’ambiente, l’agricoltura, settori nei quali, come ENEA, mettiamo a disposizione delle imprese e delle loro associazioni competenze, tecnologie, infrastrutture e servizi avanzati”, ha commentato Gaetano Coletta, responsabile ENEA “Offerta e Valorizzazione Servizi di Innovazione”
“Le biotecnologie sono state alla base di tutte le risposte alla crisi pandemica. E oggi, alla fine dell’emergenza sanitaria ma di fronte a nuove, urgenti, drammatiche necessità, le biotecnologie possono giocare ancora una volta un ruolo cruciale. Il Paese, con il PNRR ha una straordinaria occasione per ripartire e non può permettersi adesso di sbagliare. Scegliere di avviare riforme e investire le risorse del Next Generation EU sull’innovazione significa traghettare il paese verso un futuro migliore e il biotech è certamente una tecnologia che, in questa prospettiva, non può essere trascurata”, ha aggiunto Elena Sgaravatti, vice-presidente di Assobiotec – Federchimica.
I dati principali del comparto
L’industria biotech italiana conta attualmente quasi ottocento imprese e 13 mila addetti, per un fatturato totale di oltre 10 miliardi di euro. Lo spaccato del settore conferma la centralità delle imprese biotech attive nel settore salute (48,5% del totale), accompagnata dalla continua crescita di quelle rivolte all’industria (+29% dal 2014 al 2021) e per all’agricoltura (+ 34,5%). In termini di fatturato, il settore salute produce circa i tre quarti del fatturato totale del comparto biotech, il settore industria ed ambiente il 17%. La ricerca e sviluppo è cresciuta del 7% nel 2020 rispetto all’anno precedente, in modo particolare nei settori della salute umana e dell’industria.
La Lombardia si conferma al primo posto sia per numero di imprese (27%) che per fatturato (51%); particolarmente vivace, segnala il rapporto, è stata negli ultimi anni la crescita del tessuto produttivo del biotech anche in altre regioni, con particolare riguardo a quelle del Mezzogiorno e del Nord Est, dove è rappresentato soprattutto il settore delle biotecnologie industriali.
Utili non distribuiti e conferimenti di capitale da parte dei soci, a seconda della struttura e dimensione delle imprese, sono tra le principali fonti della raccolta del capitale necessario per le attività delle imprese biotech italiane. Insieme al capitale che proviene dalle risorse messe a disposizione dalla proprietà, i dati riferiti al periodo 2017-2020 indicano anche una crescita degli investimenti effettuati da Venture capital, Private Equity e Business Angel. Oltre il 30% delle imprese, inoltre, ha dichiarato di aver beneficiato nel 2020 di sovvenzioni e contributi a fondo perduto; si tratta in prevalenza di dimensioni medio grandi e attive nelle applicazioni per la salute umana.