Ci sono anche EFPIA per il settore farmaceutico e MedTech Europe per quello dei dispositivi medici tra le associazioni industriali firmatarie di una nota con cui viene riaffermato il supporto a un sistema di giustizia civile equo e bilanciato, che permetta un’efficace applicazione dei diritti dei ricorrenti nella gestione delle controversie. Obiettivo per le istituzioni europee dovrebbe essere, secondo la nota, la promozione dell’accesso alla giustizia con contemporanea protezione di tutte le parti dai contenziosi opportunistici.

Contenziosi che sono spesso alimentati grazie al cosiddetto “third party litigation funding” (TPLF), che permette a finanziatori privati (quali ad esempio i fondi d’investimento e gli hedge funds) di firmare accordi confidenziali con avvocati o entità qualificate per finanziare cause legali o arbitrati in cambio di una parte di qualsiasi accordo, sentenza o riconoscimento.

Secondo le associazioni industriali, vi sarebbero oltre un centinaio di finanziatori delle liti attivi in Europa, mentre il mercato globale dei TPLF è stimato tra 40 e 80 miliardi di euro. Il settore dei TPFL è ancora in gran parte non regolato in Europa. “Il TPLF privato non è concepito come un servizio pubblico, e i finanziatori possono infatti rifiutare di sostenere casi, anche meritevoli, se non offrono un sufficiente ritorno finanziario”, si legge nella nota.

Il problema, secondo le associazioni industriali, andrebbe trovato nell’introduzione di una terza parte motivata dal profitto all’interno della classica dinamica relazionale avvocato-cliente: ne possono conseguire problemi sul piano etico e considerazioni a livello di politiche pubbliche. I finanziatori, infatti, potrebbero essere portati a privilegiare i propri interessi economici rispetto a quelli dei ricorrenti e potrebbero influenzare indebitamente le decisioni di un caso. “I finanziatori possono anche fare in modo di essere pagati per primi e prendere una quota sproporzionata di qualsiasi risarcimento, lasciando i ricorrenti che hanno subito un danno con un risarcimento minimo o nullo”, aggiunge la nota.

L’assenza di obblighi di seguire il caso fino al suo termine né di essere responsabili per i costi avversi metterebbe i finanziatori nelle condizioni di perseguire cause opportunistiche che vedano un’elevato ritorno a fronte di un basso rischio, mentre le controparti si potrebbero vedere costrette a sostenere costi legali elevati e lunghe procedure, con un impatto a livello di reputazione che potrebbe spingerle a cercare un accordo anche in caso di richieste di risarcimento non fondate. 

Attualmente, l’unico strumento normativo disponibile a livello europeo è la direttiva (EU) 2020/1828, che indica alcune regole di base sulla trasparenza dei finanziatori, in relazione solo alle azioni collettive. Mancano del tutto misure di salvaguardia ritenute importanti dalle associazioni che hanno firmato la nota, quali la concessione di licenze ai finanziatori, la supervisione degli accordi di finanziamento e la responsabilità per i costi negativi.

La richiesta per il legislatore europeo è quindi quella di non ritardare ulteriormente nel regolare questo settore dell’industria finanziaria. Un settore che, secondo i dati dei servizi di ricerca del Parlamento europeo, è cresciuto del 40% nel periodo 2009-2019, e che dovrebbe vedere tassi di crescita ancora più rapidi nel secondo decennio, fino a raddoppiare nei prossimi cinque anni. Le associazioni industriali supportano, in questa prospettiva, l’iniziativa legislativa del Parlamento europeo, che punta a far sì che la Commissione arrivi a una proposta di salvaguardie ragionevoli per un’efficace supervisione dei TPFL, in relazione a tutte le aree giuridiche e ai possibili contenziosi.