Il logo celebrativo per i 20 anni di CPA

L’Italia (e l’Europa) può tornare a essere un hub di riferimento del principio attivo per i mercati altamente regolamentati. Ma lo può fare solo se affronterà con decisione il tema dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità. È questo il messaggio che CPA, Associazione italiana dei produttori di principi attivi e intermedi per il mercato dei farmaci generici, ha lanciato nel corso del primo incontro dedicato ai festeggiamenti dei propri vent’anni dalla fondazione tenutosi nella suggestiva cornice dell’Hotel Villa Flori a Como e focalizzato sull’attuale periodo di transizione e il contestuale necessario cambio di paradigma. Ad animare il confronto e la discussione tra i membri dell’Associazione che rappresenta oltre 30 imprese del settore industriale chimico-farmaceutico italiano, sono stati il giovane presidente Marco Ferrari e il general manager Marcello Fumagalli.

La Cina e il cambio di paradigma

L’industria italiana degli API (custom + generici) vale 4,8 miliardi (su un mercato mondiale di 72 miliardi) con 72 imprese e 109 siti produttivi. Ma i cambiamenti geopolitici spingono verso la Cina, che detiene la leadership come produttore e fornitore di principi attivi farmaceutici e intermedi su scala mondiale, dove la produzione costa un terzo di quella europea (anche se la vulnerabilità della supply chain durante i lockdown ha aperto gli occhi, innescando un tentativo di reshoring di alcuni produttori europei di API). L’esplosione dei costi energetici in Europa rischia pertanto di mettere fuori gioco la nostra produzione nazionale che vive soprattutto di export. “Esportiamo per quasi il 90%, al contrario il principio attivo del farmaco generico in Italia arriva per l’80% dalla Cina. Se il prezzo del gas aumenta, costringe a schiacciare il costo sul prodotto. Ciò significa chiudere la produzione di alcuni principi attivi, obsoleti o meno: si stanno correndo grossi rischi – ha ammonito Fumagalli. “Il principio attivo italiano è storicamente prodotto per l’estero. L’industria farmaceutica italiana lo compra prevalentemente da altri Paesi e non dalle sue aziende, è una triste verità – ha ammesso Marco Ferrari – Il nostro Paese ha ceduto il passo a India e Cina, che hanno creato sfide ai nostri produttori. Ciò nonostante, oggi possiamo nuovamente aspirare ad essere leader nel mondo dei principi attivi essendo le nostre produzioni molto ambite per l’alta qualità, come ad esempio è pretesa negli U.S.A. e in tutti i paesi che rientrino nei canoni ICH. E la tendenza che si sta verificando è un tentativo di riconsolidamento del blocco europeo come riferimento assoluto per il principio attivo. L’Italia, pertanto, può diventare ancora protagonista sui mercati altamente regolamentati fra i più rilevanti, Nord America (U.S.A. in particolare), Europa e Giappone”.

Il ruolo dei giovani

Nulla ovviamente viene regalato. Per raggiungere certi obiettivi occorre conquistarseli e le parole d’ordine emerse dal dibattito sono almeno tre. La prima è innovazione (la tecnica dell’RNA messaggero, che potrebbe rivoluzionare il mercato del farmaco, lo dimostra). Il biotech, in particolare, è un mercato che entro il 2023 crescerà del 20% rispetto al 2015: biomolecole, ma anche tecnologie maggiormente sostenibili… ad esempio la biocatalisi. Quindi educazione. Bene l’industria 4.0, ma serve anche fare formazione. E poi la sostenibilità, una carta da giocare per guadagnare terreno nei confronti dei competitor asiatici. Al centro della tavola rotonda si sono affrontati diversi temi, un mondo che va nella direzione post-occidentale e sta affrontando una transizione globale, politica, energetica, tecnologico-digitale. Tante le sfide: i problemi energetici, che non si possono risolvere in modo naïf con il pur utile fotovoltaico, la questione delle materie prime (solventi), le difficoltà logistiche. Cinquant’anni fa il settore degli API primeggiava nel mondo, con un numero di aziende superiore a 100 oggi scese sotto le 80. Molte non esistono più, altre sono state inglobate, qualcuna è sopravvissuta e si è anche rafforzata, ma la trasformazione è tangibile. Le previsioni di una crescita del 4,6% del mercato globale dei principi attivi farmaceutici oggi non sono più tali: c’è una caduta in verticale. Senza soluzioni il rischio è un futuro non roseo: servono giovani con nuova mentalità, altrimenti rischiamo una condizione di decadenza”, ha ammonito Fumagalli. “Serve un cambiamento sostanziale che tocchi l’aspetto politico, regolatorio ed economico – ha concordato Ferrari – Gli imprenditori ci devono mettere del loro, l’industria deve crederci e fare gli investimenti che servono e preparare culturalmente un comparto alla transizione.