Lo sviluppo di nuovi bio-idrogel funzionali in grado di innescare un rimodellamento locale dei processi fisiologici per accelerare la guarigione e stimolare la crescita ossea è al centro del progetto Bioaction, che ha ricevuto un finanziamento EIC -Pathfinder di 3,4 milioni di euro per i prossimi quattro anni. Obiettivo è giungere a progettare nuovi materiali iniettabili o rivestimenti di impianti per una somministrazione minimamente invasiva, mirati a superare le attuali limitazioni dei trattamenti standard, compresi i regimi antibiotici prolungati, che si rivelano spesso inutili contro i batteri resistenti causa del problema della resistenza microbica. 

Secondo Luigi Ambrosio, coordinatore dell’intero progetto presso l’Istituto dei Polimeri, Compositi e Biomateriali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), “il progetto Bioaction propone un approccio visionario che sarà perseguito grazie a una reale interdisciplinarità. Le diverse competenze e capacità dei nostri partner in biologia sintetica, biomateriali, microbiologia e altro ancora saranno sicuramente la base del successo del progetto“.

Lanciato a Napoli lo scorso aprile, il progetto riunisce partner provenienti da cinque diversi paesi europei: l’Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali e l’Istituto per i Sistemi Biologici del CNR, l’Istituto di Bioingegneria della Catalogna (SP) e l’AO Research Institute Davos (CH), le Università di Liegi (B) e del Piemonte Orientale, e le aziende, Ferentis e INsociety.

Il progetto Bioaction si propone di sviluppare un approccio innovativo al trattamento delle infezioni associate agli impianti, che rappresentano un fattore di maggiore rischio di rigetto del dispositivo. Anziché combattere i batteri patogeni in modo diretto, infatti, Bioaction intende invertire il paradigma e sfruttarli come preziosi alleati per promuovere la rigenerazione dei tessuti e una migliore integrazione degli impianti.

I biomateriali messi a punto nel corso del progetto saranno validati su modelli clinicamente rilevanti per impianti dentali e protesi transcutanee permanenti. Applicazioni cha rappresentano, nelle intenzioni dei ricercatori, solo il primo passo verso possibilità ben più ampie che si potrebbero aprire sul lungo termine, con l’obiettivo complessivo di ridurre la dipendenza dalle terapie antibiotiche prolungate e attenuare i tassi di fallimento nel trattamento delle infezioni. 

La professoressa Lia Rimondini, direttrice del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università del Piemonte Orientale e coordinatrice del gruppo di ricerca, ha dichiarato: “Il finanziamento da parte del programma Pathfinder ci riempie di orgoglio e soddisfazione, perché si tratta di un riconoscimento di elevato prestigio e di difficile raggiungimento: il programma infatti premia progetti tecnologici visionari ad alto rischio, che introducono cambiamenti paradigmatici delle attuali conoscenze tecnologiche ed è la prima volta che UPO lo ottiene. È doveroso tuttavia sottolineare come questo risultato non sarebbe stato possibile senza il preziosissimo lavoro di squadra condotto presso il Dipartimento di Scienze della Salute, non solo da parte del gruppo di ricerca di ‘Tissue engineering and biomaterials evaluation’ (INNOVATION) da me diretto insieme al prof. Andrea Cochis, ma da parte di tutti i colleghi e tutte le colleghe che hanno contribuito: Diego Cotella, Annalisa Chiocchetti, Francesca Boccafoschi, Giuseppe Cappellano, Marisa Gariglio, Anna Rapa, Giuseppina Cannatelli“.

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