Il Green Deal europeo impatta anche su una delle componenti della filiera farmaceutica, le macchine per la produzione di packaging, di cui l’Italia è leader a livello globale. Alle aziende produttrici viene infatti chiesta un’aderenza sempre più stringente ai principi della sostenibilità. Ed è l’imballo secondario a spingere sulla crescita.

Stallo sul pack primario: troppe incertezze e materiali che non garantiscono l’integrità del prodotto

A tracciare il quadro è Luca Baraldi, Chief Research Manager Centro Studi Mecs-Ucima. “Lo sviluppo del packaging secondario e del fine linea sta guidando la crescita del settore negli ultimi 2-4 anni: questo anziché il pack primario che per molte aziende rappresenta il core business. Le tendenze del packaging secondario vanno verso il monomateriale, la plastica o R-pet, l’alluminio e la riduzione della dimensione delle confezioni portando a una migliore logistica e una riduzione degli sprechi. Mentre il compostabile rappresenta ancora un orizzonte lontano, si sta cercando di ovviare al problema dei poliaccoppiati e compositi che danno problemi in fase di riciclo. Sul primario si stanno invece scontando alcune problematiche legate al food contact. Le aziende stanno sviluppando nuove tecnologie, adeguando le macchine per essere flessibili su varie tipologie di materiali e di cambi di formati. L’obiettivo principale rimane però sempre la salvaguardia e l’integrità del prodotto: non c’è ancora una soluzione che sia in grado completamente di sostituire i materiali esistenti”.  C’è un po’ di attendismo prima di fare investimenti data la mole di regolamenti e direttive sfornati dall’Ue: “Il Covid ha rallentato gli investimenti sul pack e non abbiamo ancora recuperato la crescita pre 2020”.  Più nel dettaglio, secondo i dati Ucima, nel pharma, anno 2022, il packaging secondario ha avuto una crescita del 31,6%, seguito dal fine linea (+17,3%) e labelling (+6,5%). Il packaging primario è invece calato dello 0,4%.

Luca Baraldi, Chief Research Manager Centro Studi Mecs-Ucima

In Italia il business vale 1,5 miliardi e il mercato è in crescita

Con oltre 600 aziende, per oltre 37mila addetti, l’Italia è leader nelle macchine per il packaging, davanti a Germania, Usa e Cina e ha triplicato il valore negli ultimi venti: 8 dei circa 50 miliardi del mercato sono prodotti nel nostro Paese. Il farmaceutico vale circa 1,5 miliardi, dei 6-7 miliardi a livello globale. “Nel 2023 la tendenza nella prima parte dell’anno è stata molto buona, trainata dall’export che cresce a doppia cifra. In estate c’è stato però un rallentamento brusco degli ordini. La previsione è che ci sarà una crescita del fatturato complessivo ma inferiore al primo semestre, intorno al 5-6% rispetto al 2022 a livello globale, leggermente più basso per il farmaceutico. Secondo le nostre stime il packaging per il farmaceutico andrà oltre i 7 miliardi nei prossimi 3-4 anni con driver principale il mercato statunitense e quello del Nord America.

A livello di pack, oltre a Europa e America, ci sono tante aziende in varie parti del mondo che passano dal confezionamento manuale a quello automatizzato, soprattutto nell’area asiatica”. Le previsioni pharma 2022-26 vedono una crescita del Cagr del 3,2% per l’Italia molto vicina a quella di Usa (+3,5%) e Australia (+3,9%), mentre per alcuni Paesi del Sud-est asiatico è ancora più alta (India +4,3%, Vietnam +6,3%).  “Il mercato Italia è cresciuto di più negli ultimi 10 anni anche grazie agli incentivi industria 4.0. Aumentano i costi, ma non c’è un grosso problema sull’energia: non siamo un’industria energivora. Preoccupa di più la componentistica elettronica che arriva per lo più dalla Cina, ma oggi i tempi di consegna sono quasi tornati normali. Gli sforzi delle aziende mirano ad avere macchine più performanti, con meno sprechi a livello energetico, che usino diversi materiali e meno impattanti a livello ambientale”.