Marcello Cattani è stato confermato alla guida di Farmindustria per il biennio 2024-2026 da parte dell’Assemblea annuale dell’associazione confindustriale, riunitasi a Roma lo scorso 4 luglio. L’Assemblea ha anche nominato Alberto Chiesi (Chiesi Farmaceutici) presidente onorario di Farmindustria.
Marcello Cattani – 53 anni, nato a Parma, sposato con due figli, laureato in Scienze Biologiche a indirizzo biomolecolare e specializzato in Chimica e Tecnologia Alimentari – è presidente e amministratore delegato di Sanofi Italia e Malta, oltre che membro del Consiglio Generale di Confindustria e di Assolombarda. Da ottobre 2022, Marcello Cattani è anche alla guida del Club Santé Italia, iniziativa che riunisce quaranta aziende francesi in Italia in ambito medico-farmaceutico.
Sono cinque i vicepresidenti eletti a far parte del nuovo Comitato di Presidenza di Farmindustria: Alessandro Chiesi (Chiesi Farmaceutici), Valentino Confalone (Novartis Farma), Massimo Di Martino (Abiogen Pharma), Paivi Kerkola (Pfizer Italia) e Pierluigi Petrone (Euromed). Gli altri membri eletti del Comitato sono Lucia Aleotti (A. Menarini), Francesco De Santis (Italfarmaco), Fabio Landazabal (GlaxoSmithKline), Morena Sangiovanni (Boehringer Ingelheim Italia), Mario Sturion Neto (Johnson & Johnson) e Luciano Grottola (Ecupharma).
I punti principali della relazione del Presidente
Nella sua relazione all’Assemblea di Farmindustria, Marcello Cattani ha sottolineato come le dimensioni delle pipeline farmaceutiche abbiano ormai raggiunto i 23 mila prodotti in sviluppo, con molte nuove ed innovative piattaforme terapeutiche emergenti, come il gene editing, i virus oncolitici o il microbioma.
Molte le sfide che attendono il settore farmaceutico: secondo Cattani, l’accelerazione in corso può spesso risultare faticosa da comprendere e tradurre nell’economia per i diversi paesi (qui i link alla registrazione dell’intervento e alla relativa presentazione).
L’innovazione si basa e si baserà sempre più sui dati e sulla capacità dell’intelligenza artificiale di analizzarli più velocemente, riducendo così i tempi di sviluppo, ha sottolineato il Presidente di Confindustria, in parallelo alla domanda di una salute di qualità innovativa da parte della popolazione.
Competenze e capacità di fare sistema insieme alle istituzioni sono i fattori chiave che contraddistinguono il modello della farmaceutica italiana, all’interno di un contesto globale caratterizzato da frammentazione e polarizzazione della competitività. Il gap in ricerca e sviluppo tra Europa e Stati uniti ammonta oggi a 25 miliardi di euro, rispetto ai 2 mld € di vent’anni fa. Andamento che è testimoniato anche dai due terzi dei nuovi lanci che hanno luogo negli US. Nel 2023, inoltre, sono stati scoperti più farmaci in Cina (23) che in Europa (17), ha ricordato il Presidente.
Tra le difficoltà che la filiera si trova ad affrontare, Cattani ha ricordato i costi, strutturalmente più alti del 30% rispetto al 2021, sottolineando anche come la transizione nel campo della salute poggi oggi più sul concetto di valore che su quello del costo, del minor sconto o del minor vantaggio per il sistema.
Uno scenario a cui, secondo il Presidente di Farmindustria, dovrebbe fare da contraltare un diverso approccio del governo nel decidere le priorità per l’allocazione delle risorse, all’interno di una strategia complessiva di paese. La dipendenza europea dalle materie prime e, in larga parte, dall’energia incidono sui modelli di costo, e richiedono, secondo quanto espresso da Cattani nel suo intervento, di stringere nuove collaborazioni, come quella recente con l’Egitto, e sfruttare occasioni che possono portare vantaggi non solo per quanto riguarda la minor dipendenza a livello di ingredienti attivi, ma possono anche giocare un ruolo di stabilizzazione nell’area del Mediterraneo e di ingresso nel continente africano e nella penisola arabica. Molto più complessa, in questo momento, è per Cattani la relazione con la Cina, paese chiave ad esempio per quanto riguarda gli approvvigionamenti di alluminio (il 60% è prodotto in Cina o India).
Gli investimenti sono fondamentali per permettere di ottenere risultati in termini di innovazione e competenze. Da questo punto di vista, l’Italia investe circa 4 miliardi l’anno in ricerca clinica, tecnologia e sviluppo industriale. Marcello Cattani ha anche ricordato l’importanza dei brevetti come presupposto per fare ricerca e, sul fronte delle politiche green, la capacità del settore farmaceutico italiano di aver ridotto gli impatti del 45%, all’interno di un percorso più ampio che abbraccia anche la visione One Health.
Il presidente di Farmindustria ha anche posto l’accento sulla proficua collaborazione con il governo e, in particolare, con l’Agenzia italiana del farmaco, impegnata al tavolo sulla ridefinizione dei concetti di innovazione e dell’accesso ai farmaci in base a modelli fondati sul valore. Marcello Cattani ha anche auspicato il definitivo superamento del meccanismo del payback, che nel 2024 ha raggiunto il valore di circa 2 miliardi di euro, con la definizione di modelli di spesa completamente nuovi.
Qualche dato sul settore
La produzione farmaceutica italiana ha raggiunto nel 2023, i 52 miliardi di euro, di cui 49 mld destinati all’export (dati Farmindustria, Indicatori Farmaceutici 2024). Lo scorso anno ha visto un aumento degli investimenti R&D del 9% rispetto al 2022, per un totale di 3,6 mld € d’investimenti, di cui 1,6 mld € in produzione e 2 mld € in attività di ricerca e sviluppo. Nel 2022 si è anche registrato un lieve aumento dell’occupazione (2%), portando gli occupati del settore a circa 70 mila unità, la maggior parte delle quali (90%) laureate o diplomate. Particolarmente significativa (+35%) è stata la crescita degli occupati under 35 negli ultimi cinque anni, come pure la presenza della componente femminile (45%) rispetto alla media industriale (29%). Formazione, welfare aziendale e sostegno alla genitorialità sono aspetti importanti che contraddistinguono le aziende farmaceutiche nella gestione del personale all’interno del panorama industriale italiano.
Il riconoscimento della farmaceutica come settore strategico per l’economia italiana è ritenuto essere presupposto per la capacità di mantenere la sua competitività a livello internazionale. Più in particolare, il settore del farmaco è al primo posto in Italia per open innovation e accordi con università e centri pubblici di ricerca, oltre che per il valore aggiunto per addetto e per il tasso d’internazionalizzazione.