I dati più aggiornati sul numero di animali utilizzati in Italia a fini di sperimentazione sono stati pubblicati nella G.U. Serie Generale, n. 158 del 08 luglio 2024 (comunicato del Ministero della Salute del 8 luglio 2024) e sono riferiti all’anno 2020.
I dati statistici vengono raccolti annualmente dal Ministero attraverso la Banca dati telematica della sperimentazione animale, ai sensi del decreto legislativo 4 marzo 2014 n. 26, art. 39, commi 3 e 4, che ha recepito la direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, e trasmessi quindi alla Commissione europea. I dati, raccolti al 31 marzo di ogni anno, sono riferiti all’anno in cui si è conclusa la procedura (o all’anno in cui si verifica il termine della procedura per quel dato animale, per i progetti di durata pari o superiore ai due anni).
Le tabelle allegate al provvedimento dettagliano non solo il numero di animali per singola specie utilizzati, ma forniscono anche dati sul tipo e gravità delle procedure per le quali vengono utilizzate; sono presenti anche informazioni sull’origine e specie dei primati non umani utilizzati. Poichè, inoltre, in alcuni casi lo stesso animale può essere utilizzato più volte, il numero degli utilizzi non può essere confrontato con il numero totale di animali cosiddetti “naïve”. Ai sensi della la decisione di esecuzione 2012/707/UE e successiva rettifica del 20 dicembre 2013, quindi, deve essere rendicontato anche il numero di volte in cui l’animale è stato utilizzato nelle procedure.
La normativa in vigore prevede anche che venga indicata la “sofferenza effettiva subita dall’animale” durante la procedura, valutata caso per caso e non sommata a quella eventualmente subita negli utilizzi precedenti. Ciò fa sì che non vengano rendicontati gli animali sentinella, quelli soppressi al solo fine di ottenere organi o tessuti e le forme fetali ed embrionali di specie di mammiferi. Devono essere rendicontate, invece, le nuove specie animali, quali i cefalopodi o gli animali geneticamente modificati, ove l’alterazione genetica comporti sofferenza, dolore o disagio.
I dati statistici per l’anno 2020
I dati pubblicati sono riferiti agli animali utilizzati nel corso del 2020. Per quanto riguarda il numero totale di animali al primo utilizzo (naïve) rispetto alla specie, la tabella 1 indica nei topi (Mus musculus) gli animali di più frequente impiego (272.121), seguiti dai ratti (Rattus norvegicus, oltre 90 mila) e dai polli domestici (Gallus gallus domesticus, oltre 40 mila). Significativo anche l’utilizzo di porcellini d’India (> 14 mila), pesci zebra (> 12 mila) e conigli (10 mila circa).
Per quanto riguarda i primati non umani, sono state utilizzati 454 Macachi di Giava (Macaca fascicularis) e 2 Macachi resi (Macaca mulatta). La tabella 4 dettaglia il numero totale degli utilizzi di animali nelle procedure rispetto alla specie, dato dalla somma degli animali al primo utilizzo e di quelli utilizzati più volte.
La tabella 2A fornisce il numero effettivo degli animali utilizzati, esclusi i primati non umani, ovvero il totale di animali al primo utilizzo (naïve) rispetto all’origine. Si tratta soprattutto di animali nati nell’UE presso un allevatore registrato, più un minor numero di animali nati nell’UE presso allevatori non registrati. Più residuali gli animali nati in altri paesi europei e nel resto del mondo. I macachi di Giava utilizzati, invece, provenivano dall’Africa (264) e dall’Asia (189) (tabella 2B). I primati non umani naïve utilizzati appartengono sopratutto alla generazione F2 o superiore (seconda generazione allevata in cattività, fuori dall’habitat naturale) (408), oltre che alla F1 (prima generazione allevata in cattività, fuori dall’habitat naturale) (tabella 3).
Facendo riferimento ai topi, la specie più utilizzata, la maggior parte delle procedure è stata finalizzata ad attività di ricerca traslazionale e applicata (> 109 mila) e ricerca di base (> 108mila) (tabella 5). Minore il numero di animali utilizzati a fini regolatori e di produzione ordinaria (> 51 mila) e di quelli finalizzati al mantenimento di colonie di animali geneticamente modificati, non utilizzati in altre procedure (> 2 mila). Per quanto riguarda i ratti, invece, l’utilizzo maggiore è ai fini regolatori e di produzione ordinaria (> 65 mila), rispetto alle attività di ricerca di base (>12 mila) e applicata (> 8 mila). Anche la grande maggioranza dei primati non umani utilizzati sono riferiti alle attività regolatorie e di produzione (493).
Sempre con riferimento ai topi, la maggior parte delle procedure che li hanno riguardati è stata classificata avere una gravità lieve (93.363) o moderata (91.009). Molto numerose (> 78 mila) anche i casi di utilizzo classificati “grave”, meno quelli che hanno portato a “non risveglio” (> 9 mila). (tabella 6).
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