«Da verdiano (di centro) la colonna sonora è La forza del destino. Con un esito diverso». Maurizio Marchesini, presidente e AD dell’omonimo Gruppo, ha sintetizzato con ironia davanti agli stakeholder (chiamati “partner”), radunati al Teatro Comunale di Bologna, la storia dei 50 anni dell’azienda di famiglia, che da realtà locale – nata in un garage sulle colline bolognesi, grazie a una visione pionieristica – è diventata una multinazionale, un’azienda modello della Packaging Valley emiliano-romagnola.

Per il 50esimo anniversario il gigante delle macchine del packaging farmaceutico e cosmetico, con rinnovato logo che simboleggia la ricorrenza, ha organizzato una serie di eventi, con lo slogan To Our Extraordinary Future. A cominciare dalla scenografica Future Box in Piazza Maggiore a Bologna (al taglio del nastro erano presenti il viceministro alle Infrastrutture e ai trasporti Galeazzo Bignami, oltre al sindaco Matteo Lepore, la presidente facente funzioni della Regione Emilia-Romagna Irene Priolo e il presidente della Cei, cardinale arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi).

Un’installazione la cui forma ricorda una confezione di prodotti farmaceutici dove far vivere un’esperienza multimediale sul tema del futuro. Quattro stanze da esplorare giocando tra ologrammi e l’AI, ma anche per riflettere ammirando come dalla nascita delle prime macchine a Pianoro, come l’astucciatrice alternata BA 50 sviluppata nel 1974, il Gruppo oggi sia un centro industriale all’avanguardia.

I numeri

Una produzione interamente in Italia (15 gli stabilimenti), a garanzia dell’alta qualità del prodotto, Marchesini Group ha chiuso il 2023 con un fatturato di 591 milioni di euro, +15% rispetto al 2022, con l’Ebitda in crescita del 21%, da 113,4 a 137 milioni di euro. Cruciale l’export, con l’87% dei ricavi maturati con le esportazioni, la presenza in 116 Paesi e 16 filiali all’estero.

«Ultimamente, oltre alle presenze in Europa, che è mercato principale, stiamo potenziando l’America Latina. Abbiamo aperto una sede commerciale in Brasile e una in Colombia e lo scorso anno in Thailandia. Il mercato dell’Estremo Oriente è molto interessante, quello cinese invece sta diventando un po’ chiuso. Vediamo per noi un futuro in crescita, molto nell’espansione geografica, ma anche dimensionale e nelle nuove tecnologie».

La via della digitalizzazione: industria 5.0, robotica e Ai

L’Italia è leader globale nelle macchine per il packaging. Quello farmaceutico vale circa 1,5 miliardi degli 8 a livello mondiale. Secondo alcune stime nei prossimi anni il driver principale sarà il mercato statunitense e quello del Nord America. «Il mondo farmaceutico è in crescita e il packaging farmaceutico si evolve, il secondario più del primario. Nel mondo sviluppato, perché la popolazione sta invecchiando e quindi il fabbisogno di farmaci aumenta; nei Paesi, cosiddetti in via di sviluppo, cresce perché il farmaco è uno di quei benefici cui non si vuole rinunciare. Per noi europei, italiani in particolare, la nicchia di mercato che ci spetta è quella della qualità e particolarità, qualcosa di speciale e straordinario. È anche molto interessante tutto il grande mondo dei disposal, che stanno diventando quasi parte integrante del farmaco.

Noi rimaniamo fissi nel piano industriale sul mondo pharma e cosmetico, altro filone che abbiamo aperto qualche anno fa e che sta andando molto bene. Ma con particolare attenzione alle nuove tecnologie. La nostra previsione nei prossimi 5 anni è di almeno 100 milioni di investimenti. Non è detto che saranno in imprese che fanno già macchine di confezionamento: potrebbero essere, come negli ultimi anni, di elettronica, con attenzione allo sviluppo di intelligenza artificiale, robotica e nuove tecnologie (compresi sistemi di visione e realtà aumentata, ndr). Abbiamo già acquisito alcune start up italiane, continueremo con questo programma e stiamo guardando anche all’estero».

Rivedere il Green Deal

Marchesini da sette anni pubblica un report di sostenibilità. Il Gruppo coopera con i produttori dei materiali di confezionamento per promuovere l’utilizzo di materiali eco-friendly. Sostiene diverse iniziative di solidarietà di tre associazioni (Weworld, Save the Children e Phoresta), individuate in collaborazione con la Fondazione Marchesini Act. Dà per esempio un supporto alle comunità in Perù e Bolivia con la telemedicina, agli asili dei campi profughi siriani e per la realizzazione del bosco della biodiversità di Bologna.

«Che l’impresa sia contraria al Green Deal è un mito da sfatare: lo vuol fare perché lo chiede il cliente, eticamente è giusto fare e può essere un buon affare – riflette Marchesini che è anche vicepresidente nazionale di Confindustria -. Quello che a noi non va bene sul packaging, farmaco, automotive, soprattutto relativamente alla precedente Commissione, è che si stia spingendo su soluzioni ideologiche irrealizzabili, non basata su dati di fatto, che stanno mandando l’industria su un canale sbagliato. Se ci indirizziamo sul riuso, e poi non è applicabile, abbiamo perso 5 anni inutilmente.

A Bologna abbiamo il super computer europeo Leonardo (classificato come il quarto più potente del mondo, ndr), utilissimo all’industria farmaceutica, ma ha altissimi consumi energetici. La digitalizzazione consuma tantissima energia, avremo bisogno di fonti quasi illimitate molto potenti e a basso prezzo. E non basteranno quelle alternative».