Innovazione, industria 5.0, nuove tecnologie, sostenibilità. Sono alcuni dei temi del 64° Simposio AFI (Associazione Farmaceutici Industria), le tre giornate di lavori che si sono aperte a Rimini, 11-13 Giugno 2025, richiamando una platea di addetti ai lavori, istituzioni, Accademia, rappresentanti dell’industria, di Associazioni di categoria e scientifiche di settore, autorità e espositori. Attori con i quali AFI intende lavorare di concerto, in un’ottica di rete, per formare risorse competenti, preparate alle sfide attuali e future che si profilano nell’industria e nel mondo della salute.

La rivoluzione è in atto

Dalla conoscenza alla digitalizzazione per la competitività dell’industria della salute”: il titolo dell’evento dell’edizione 2025 traccia la prossima rotta del mondo pharma nel suo complesso, vocata a guardare oggi al domani. «Una scelta emblematica – ha dichiarato il Presidente AFI, Giorgio Bruno, all’inaugurazione dell’evento – che testimonia la volontà della nostra Associazione di focalizzarsi sulla rivoluzione del mondo della salute, radicale, irreversibile e inarrestabile, cominciata con la pandemia e che ha rafforzato la consapevolezza che senza salute non c’è vita, non c’è economia, progresso e sviluppo, vita sociale. Le nuove terapie, geniche, cellulari, biotech sono un segnale del profondo della rivoluzione in atto che deve portare a un cambio di mentalità e a ridisegnare la politica sanitaria».

Ad attestare il cambiamento sono anche i fatti e i numeri: negli ultimi anni, da dati di Farmindustria, lo sviluppo di nuove molecole nel mondo è aumentato del 400%, identificate grazie all’Intelligenza Artificiale (AI). Questa ha consentito, inoltre, di ridurre del 40% i tempi di sviluppo preclinico delle molecole, di aumentare del 20% l’aderenza terapeutica e di migliorare del 40% la qualità della vita del paziente. La salute è il primo settore su cui si investe in IA, telemedicina, già in uso in circa l’80% delle farmacie, migliorando l’accesso ai servizi sanitari e garantendo assistenza in tutte le zone del Paese.

Giorgio Bruno, presidente AFI – Fonte: AFI

«L’Italia può già contare su un tessuto produttivo – ha proseguito Bruno – capace di supportare i farmaci più innovativi, in contesti di eccellenza che vanno valorizzati. Pubblico e privato devono collaborare per offrire ai pazienti le risposte di cui hanno bisogno, servono sistemi regolatori più attrattivi, risorse adeguate alla domanda di salute, infrastrutture pronte per le terapie geniche e cellulari e un nuovo approccio alla loro valutazione economica. Alle sfide della competizione globale si può rispondere efficacemente solo dotandosi di strumenti, di misure efficienti, di incentivi, pronti e aperti alle nuove tecnologie e alle esigenze del Paese al fine di rendere competitivi e attrattivi i territori sia in ambito di ricerca e sviluppo sia nella produzione su larga scala tanto dei prodotti finiti quanto dei principi attivi».

In questo quadro propulsore di innovazione un ruolo chiave ha la sostenibilità: l’industria farmaceutica è da sempre impegnata a ridurre l’impatto ambientale, aumentando la produttività pur riducendo i consumi di acqua e di energia, mentre sono in corso normative europee, sempre più stringenti, le quali devono essere applicate in modo equo per consentire l’adeguamento ai nuovi standard operativi.

Dal 4.0 al 5.0: le trasformazioni nel mondo della salute

Le nuove tecnologie, il digitale, le soluzioni 4.0, l’industria 5.0, i Big Data, l’IA sono tecnologie di rottura: considerarli acceleratori per fare più velocemente e a minor costo quando già si fa e si stava facendo, sarebbe un errore. «Il vantaggio di queste nuove tecnologie – spiega Lucio Poma, PhD in Economia, professore Associato di Economia Applicata all’Università di Ferrara e Capo economista Nomisma – è la loro capacità di fare cose nuove. Penso, ad esempio, alla stampa 3D che permette di produrre più materiale insieme con consistenze diverse in alluminio e carbonio, o a soluzioni che in contemporanea agiscono su meccanismi complessi, come nel caso di reticolati o alle nanotecnologie capaci di rendere un materiala assorbente. Nanotecnologie, plasma, digitale sono tecnologie “aperte”, così definite perché non dichiarano a priori le loro potenzialità, bensì sono le modalità di utilizzo che ne definiscono l’identità».

Una rivoluzione rispetto al vecchio approccio in cui la divisone era netta: ricerca di base e ricerca applicata, ad esempio; questo confine, oggi, è stato annullato e le due sono un continuum. Imprese e università devono co-progettare una idea fin dalle fasi iniziali, tenendo conto che le tecnologie aperte stanno modificando anche lo scenario della filiera tecnologica. Un tempo le imprese in mancanza di relazioni con l’Università potevano internalizzare la ricerca. «Oggi i nuovi prodotti, pensando a un macchinario di ultima generazione, si avvalgono e necessitano per il loro sviluppo di più ambiti del sapere – ha proseguito Poma – informatico, ingegneristico, di design. Il mercato e la produzione pharma in ambito di semilavorati, ad esempio, entrano in competizione con comparti nuovi, prima impensabili, e ciò richiede di ridisegnare le strategie, misurate sui cambiamenti delle materie prime e di quanto entra in gioco nei vari setting produttivi e sugli assetti della filiera, innovati e rivoluzionati dalle nuove tecnologie. In questo contesto è cruciale il ruolo della politica internazionale in ambito di controllo della catena di approvvigionamento, delle materie prime, della tecnologia, non governabile solo a livello solo nazionale».

Lucio Poma (Università di Ferrara – Nomisma) e Giorgio Bruno – Fonte: AFI

Le nuove tecnologie hanno aumentato la richiesta di risorse umane, a tutti i livelli, e di expertise, modificando le catene del valore, con un impatto importante anche sulla sanità e sull’industria della salute. «L’e-health ha avuto uno sviluppo strepitoso – ha concluso il professor Poma – che influenza e continuerà a influenzare la fruizione del farmaco e della cura, quindi anche il produttore di queste tecnologie. I dispositivi medici, ad esempio, stanno contribuendo ad aumentano l’aderenza, ma anche a fornire mole di dati reali e sensibili sulla storia del paziente. Ciò porta a dovere ripensare il modo di interpretare la produzione, le materie prime, la distribuzione, la logistica che vanno intese come un flusso di conoscenze continuo, in cui le nuove macchine, dialoganti e intelligenti, non dovranno solo dialogare fra loro, ma dialogare all’interno dell’impresa con un linguaggio comune e condiviso, facendo operazioni di sistema. La capacità di trasformare la conoscenza tacita in conoscenza codificata renderà il nostro Pese competitivo in un contesto europeo e internazionale».

Il secondo Premio Alessandro Rigamonti

Un ricordo, infine, è stato rivolto al professor Alessandro Rigamonti, fondatore e mentore di AFI, cui è stato dedicato un Premio alla memoria, quest’anno alla seconda edizione, che devolverà 10 borse di studio di 5 mila euro ciascuna a giovani ricercatori universitari o afferenti ad altri enti di ricerca pubblica, con progetti e idee innovative. Le candidature al Bando, che sarà pubblicato al termine del Simposio, saranno aperte fino al 15 Ottobre 2025.