Una produzione che ha raggiunto i 56 miliardi, pari al 2% del PIL, con l’indotto, e i 54 miliardi di export in cui farmaci e vaccini rappresentano il 1° settore per saldo estero, con +21 miliardi. Oltre 4 miliardi investiti in Ricerca&Sviluppo e produzione, corrispondenti a un crescita di +13% rispetto al 2023. Sono i numeri raggiunti nel 2024 dall’industria farmaceutica, presentati nel corso dell’Assemblea Farmindustria 2025 (Roma, 3 Luglio), dal Presidente Marcello Cattani che disegnano un settore di “valore” per l’Italia e per l’economia del Paese, compreso quella occupazionale. Sono, infatti, 71.000 (+1,4% nel 2024 e +8% in 5 anni) gli addetti che operano nella farmaceutica, con un incremento del 21% di under 35 negli ultimi 5 anni, e un’elevata presenza di donne, pari al 45% del totale. Delineate nel corso dell’evento anche le manovre e strategie necessarie a mantenere il settore dinamico e competitivo nel panorama europeo e internazionale.
Le parole del Presidente Cattani
«Dazi zero sui farmaci; è questo l’obiettivo cui deve puntare l’Europa, oggi “in sofferenza” in un contesto di competitività globale in quanto dipendente per il 74% da Cina o India per principi attivi/intermedi (dati IQVIA ed EPFIA), evitando così alla Cina di acquisire vantaggi, sempre più prossima agli Stati Uniti, a seguito del forte balzo in avanti dal 2014, in soli 10 anni, in termini di investimenti in ricerca. Parallelamente, è necessario aumentare la spesa farmaceutica dell’1% per ridurre il payback, almeno ai livelli del 2023, per poi superare questo meccanismo dal 2027 in avanti. È prioritario anche completare la riforma dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), velocizzando le autorizzazioni grazie a strategie di early-access, facendo guadagnare terreno all’Italia rispetto a Francia e Germania, i maggiori competitor italiani».
Così il presidente Cattani, nel discorso di apertura all’Assemblea di Farmindustria 2025, in cui emerge il richiamo diretto, soprattutto all’Italia, a mantenere la sua posizione di leadership nel comparto, ricordando alcun i numeri: 200 aziende associate a capitale nazionale e a capitale estero con oltre 130 stabilimenti su tutto il territorio, che fanno da traino all’export, aumentato in 10 anni del 157%, più della media UE (+137%), dove l’11% del manifatturiero rappresenta una delle leve maggiori, a fronte del 3,5% del totale del 2000. “Record” che hanno consentito all’Italia di acquisire posizioni al vertice: al secondo posto nel mondo per crescita in valore delle esportazioni di farmaci tra il 2021 e il 2024 e prima industria nel Paese, quella farmaceutica, per aumento dell’export. Numeri che proiettano, dunque, l’Italia verso gli obiettivi del Piano strategico del MAECIche ha previsto dal 2022 al 2027 una crescita del +12%, cui le aziende farmaceutiche stanno già contribuendo con un +24%.
«L’industria farmaceutica Made in Italy – ha proseguito Cattani – con i numeri che ha, le eccellenze su cui può contare, in termine di risorse umane, partnership con il pubblico, l’alta qualità della filiera e delle competenze e un modello di Sistema Sanitario Nazionale universalistico che rappresenta un unicum a livello globale, può ambire ad essere la più competitiva al mondo. Per favorire questo obiettivo, occorre tuttavia intervenire con alcune riforme, del contesto normativo innanzitutto al fine di valorizzare gli investimenti in Ricerca e produzione e con una nuova governance che aumenti le risorse per la farmaceutica e, non ultimo, scelte strategiche coraggiose e rapide.
La salute deve essere considerata un investimento prioritario, capace di generare risparmi sociali ed economici, e l’industria farmaceutica un’alleata in grado di trasformare discovery e conquiste scientifiche in cure per i cittadini. L’industria è, infatti, un asse portante dell’economia, della crescita, della produttività, dell’innovazione, dell’export del nostro Paese». Non vanno, tuttavia, trascurate ulteriori barriere che penalizzano l’industria farmaceutica, quali la Legislazione farmaceutica UE che riduce anche la proprietà intellettuale, la Direttiva Acque reflue urbane che costituiscono un costo importante per le imprese e dei rischi per produzioni e carenze, il Critical Medicines Act in cui è assente la componente industriale, gli incentivi a investimenti inefficaci, mancanti lungimiranza verso il futuro scientifico-tecnologico e, infine, la Life Sciences Strategy UE prima di una visione strategica industriale.
Le parole del Ministro della Salute
Dello stesso avviso, l’On. Oreste Schillaci, Ministro della Salute, intervenuto all’Assemblea, che ha sottolineato la necessità pensare a strategie in grado di creare condizioni di equilibrio che tutelino la competitività del settore farmaceutico e l’equità di accesso alle cure, rendendo disponibile a tutti i cittadini l’innovazione terapeutica. Oggi rappresentata, ad esempio, dai 200 farmaci già sul mercato contro le malattie rare rispetto ai 7 autorizzati nel 2007 e alla numerosità di farmaci che ogni permettono di curare 40 milioni di italiani, riducendo del 22% la mortalità in 25 anni e del 37% le malattie croniche. Il Ministro ha inoltre ricordato alcune priorità: la riforma della legislazione farmaceutica, come già anticipato dal Presidente Cattani, di cui è in discussione una proposta; la necessità di nuovi strumenti di governance, come un sistema di valutazione HTA (Heath Technology Assessment) che restituisca il reale impatto di un intervento terapeutico nella gestione complessiva del paziente e della sua patologia, e di misurare i risparmi a medio lungo termine; un sistema di raccolta, gestione ed elaborazione dei dati efficiente che consenta di prendere decisioni informate ai vari livelli per migliorare l’allocazione delle risorse.
L’On. Schillaci ha ancora ribadito il costante lavoro di AIFA per riformare e rendere più snello ed efficiente il modello di governance, prevedendo ad esempio lo smaltimento di una notevole quota di arretrato, tramite la riduzione del 46% delle tempistiche dei procedimenti di prezzo e rimborsabilità, a vantaggio di un più rapido accesso alle terapie per i pazienti e minori tempi di attesa per le imprese. Non ultimo, la ridefinizione del concetto di innovatività grazie a un utilizzo più efficiente del fondo dedicato e della norma introdotta con la finanziaria 2025, finalizzato allo sviluppo, ad esempio, di antibiotici reserve, grazie e incentivi pull che potranno dare un importante impulso alla lotta contro l’antibiotico resistenza. Infine il Ministro ha ricordato il tavolo permanente di dialogo con le Regioni, istituito per creare sinergie, condividere dati, superare i divari esistenti sul territorio e, a breve, la definizione di un Tavolo sulla Governance farmaceutica per semplificare e razionalizzare la legislazione in materia nell’interesse del sistema Italia.
L’innovazione, ha sottolineato il Ministro, deve includere anche l’implementazione della cultura e valorizzazione del dato, applicato (anche) alle nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale ed ha portanto l’esempio dell’Health Big Data, progetto finanziato con 55 milioni dal Mef e coordinato dal Ministero della Salute, che vede un ruolo attivo di Farmindustria e di 51 Irccs, per la realizzazione di un patrimonio di informazioni per accelerare diagnosi, quindi terapie, ricerca scientifica e pianificazione sanitaria e dell’Ecosistema dei Dati sanitari, che sarà operativo entro il 2026, anch’esso cruciale per favorire la ricerca, quindi il miglioramento delle cure.
Le parole del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni
«L’Italia deve tornare ad avere una politica industriale, puntando sui settori su quali può contare, come la farmaceutica, a cui è legato “valore”: dell’innovazione, che si traduce in più salute, della ricerca che premia eccellenza e competitività, della produzione che alimenta occupazione e crescita economica. Per avere un’industria forte e un futuro solido occorre avere una strategia cui tutti sono chiamati a cooperare». Sono alcuni dei messaggi chiave lanciati dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenuta all’Assemblea di Farmindustria con un videomessaggio, in cui ribadisce che l’Italia può vantare una posizione di leadership a livello europeo grazie a un tessuto produttivo industriale dinamico e radicato sul territorio, fatto di grandi aziende e di piccole e medie imprese che hanno generato un importante indotto in termini di produzione e export.
E, in linea con quanto espresso da Presidente Cattani e dal Ministro Schillaci, Giorgia Meloni ha così concluso: «In una nazione come la nostra, seconda al mondo solo al Giappone per longevità, investire nelle scienze della vita, nello sviluppo tecnologico e nella ricerca scientifica rappresenta una priorità. L’Italia gioca già oggi un ruolo di primo piano nella ricerca clinica facendo leva su alcune delle sue risorse: gli strumenti, le competenze, il capitale umano, l’intelligenza artificiale e le tecnologie avanzate. Siamo, pertanto, determinati a portare avanti quel lavoro di riforma di semplificazione e di riduzione delle procedure regolatorie di accessibilità dei farmaci, di valorizzazione degli investimenti in ricerca e sviluppo avviato negli anni e che sta dando i suoi risultati, per potenziale ulteriormente l’eccellenza del comparto farmaceutico, essenziale per l’Italia».