La chimica, un comparto che gode di “ottima salute” con indicatori al 2024 tutti positivi, e promotrice di importanti valori: etici, di responsabilità sociale, tutela ambientale, valorizzazione della persona, incentivazione professionale e difesa della salute. Motore e “driver” del futuro, della crescita socio-economica del paese e della competitività in un contesto europeo e internazionale. È il profilo del settore chimico, di elevatissima qualità, che emerge dal 31° Rapporto Annuale di Responsible Care, presentato a Milano in occasione della Giornata Nazionale Sicurezza Salute e Sviluppo Sostenibile (26 Novembre) presso la sede di Federchimica.

Il Programma in breve

«Nasce in Canada nel 1985 – ha esordito Lorenzo Bottinelli, Vicepresidente Federchimica con Delega all’Economia Circolare, aprendo i lavori – e anche nella sua edizione quarantennale conferma l’impegno dell’industria chimica italiana nel perseguire la sostenibilità, la transizione ecologica e la leadership nel generare competenze e progettualità per realizzare obiettivi ancora più ambiziosi». Un settore sicuro, quello chimico, fortemente impegnato nella lotta ai cambiamenti climatici, con -70% di emissioni di gas serra rispetto al 1990, con gli obiettivi fissati dall’Unione Europea al 2030, raggiunti con largo anticipo, come anche nell’economia circolare in cui il riciclo, pari al 49% dei prodotti, rappresenta la prima modalità di smaltimento dei rifiuti.

«L’industria chimica ha e fa ricerca, innovazione, in un miglioramento continuo che è scritto nel suo corredo genetico – ha dichiarato Fabio Viola, Presidente del Programma Responsible Care®, presentando i dati del Rapporto – fattore indispensabile per trasferire sostenibilità e circolarità ai settori a valle e a tutto il sistema economico. Virtuosità che tuttavia potrebbero essere vanificate, così come i risultati importanti raggiunti dall’industria chimica nonostante il periodo di criticità e di sfide emergenti, se non verranno supportati e riconosciuti in un sistema economico capace di valorizzare la sostenibilità come elemento di competitività».

Per l’anno 2025 hanno partecipato al Responsible Care®, programma volontario di promozione dello sviluppo sostenibile dell’industria chimica attraverso l’adozione dei principi guida a dei valori orientati alla sicurezza, alla salute e all’ambiente, nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa, 176 imprese con 469 siti in Italia, oltre 4 mila imprese in Europa e 10 mila in 70 Paesi nel mondo.

Prosperità, Pianeta e Persone

Prosperità, Pianeta, Persone sono gli ambiti analizzati dal rapporto tutti con un “valore” e un bilancio al 2025, più che positivo. Qualche numero:

  • Prosperità: 65 miliari (mld) di euro di valore economico generato dall’industria chimica in Italia, 34,2 mld correlati alle imprese Responsible Care®, 90,3% di valore economico distribuito, 9,7% di valore economico trattenuto, 862 milioni di euro investiti in Ricerca&Sviluppo&Innovazione, 2,1% del valore economico generato destinato a spese per sicurezza, salute e ambiente. Qualche esempio: più della metà del valore economico trattenuto contribuisce a finanziare investimenti indispensabili per la transizione ecologica e digitale del Paese e, grazie a livelli di produttività del 74% superiori alla media manifatturiera, le imprese dell’industria chimica riconoscono a oltre 113 lavoratori altamente qualificati, 7,2 mld di euro, mentre degli investimenti in innovazione, 600 milioni sono dedicati alla ricerca. Le imprese di Responsible Care®, sull’ammontare del valore economico generato, pari a 708 milioni di euro, ne hanno destinati 301 milioni a spese in sicurezza, salute e ambiente.
  • Pianeta: -50% di consumi di energia rispetto al 1990, +44% di efficienza energetica vs anno 2000, -70% di emissioni di gas serra scope 1 in rapporto al 1990, -60% di prelievi di acqua rispetto al 2005, 49% di rifiuti destinati al riciclo e 38% di quelli pericolosi. Una circolarità di azioni virtuose negli intenti e risultati: in ambito di consumi energetici, ad esempio, l’applicazione della norma ISO 50001, e quindi la presenza di un valido sistema di gestione dell’energia nelle imprese chimiche, ha contribuito a migliorare l’efficienza energetica, affiancata da alcune importanti azioni, come la sostituzione della fonte fossile con una quota di energia rinnovabile, laddove possibile, passata dal 4,1% del totale del 1990 al 17,6% nel 2023. Un incremento dovuto in piccola parte all’utilizzo di biocombustibili, ma soprattutto all’acquisto di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, passata dal 16,4% del 1990 al 43,3% nel 2023. In ambito idrico, da più di 30 anni, le imprese chimiche sono impegnate a minimizzare la quantità di sostanze inquinanti nelle acque di scarico dove i miglioramenti di processo e di prodotto, insieme all’introduzione di nuove tecnologie di abbattimento, hanno permesso di migliorare gli impatti sulla biodiversità dei corsi di acqua dolce e del mare. Il COD (domanda chimica di ossigeno), in quest’ambito, è tra i principali indicatori per la valutazione della quantità dei corpi idrici e quello derivante dagli impianti delle imprese Responsible Care® nel 2024 è stato di 8,3 kt con un andamento decresciuto significativamente raggiungendo -84% rispetto al 1990.
  • Persone: 113.600 dipendenti, 42.201 in imprese Responsible Care®, 96% con contratto a tempo indeterminato, +25% di ore di formazione su sicurezza, salute e ambiente per dipendente in confronto al 2010, -46% di infortuni per milione di ore lavorare vs 2010, -51% di malattie professionali sviluppate per milione di ore lavorate in relazione al 2010. La chimica è tra i settori industriali con una minore incidenza infortunistica e un indicatore di frequenza inferiore del 40% rispetto alla media dell’industria manifatturiera. Anche in quest’ambito le imprese Responsible Care® rappresentano l’eccellenza del settore con una performance migliore del 32% rispetto all’industria manifatturiera e un andamento simile a quello dell’industria chimica: nel 2024 gli infortuni sono stati inferiori dell’80% rispetto al 1990 e quelli in itinere, avvenuti durante il percorso casa-lavoro e lavoro-luogo di ristoro, mediamente quasi il 32% del totale. Si rileva che oltre il 75% del fenomeno infortunistico è correlato ad aspetti tra cui la percezione del rischio e il comportamento delle persone. Infine, in ambito di salute e malattie professionali, nel periodo 2010-2024, queste fanno osservare una significativa riduzione del 51%, grazie al mantenimento della salubrità dei luoghi di lavoro. Il 98,4% delle esposizioni professionali alle sostanze chimiche valutate attraverso i campionamenti d’area e il 96,2% di quelle valutate tramite dosimetrie personali effettuate individualmente agli operatori di linea, mostrano un risultato di oltre il 7% inferiore al Valore Limite di Riferimento (TLV) per la specifica sostanza.

Il ruolo della formazione

Su questi dati positivi incide sensibilmente la “preparazione” dell’operatore, che correla l’aumento dell’attività formativa e la riduzione del fenomeno infortunistico. «Il 31° Rapporto – ha commentato Fabrizio D’Ascenzo, presidente INAIL – è una testimonianza concreta della collaborazione fra Federchimica e il nostro istituto, che ha il suo cardine nella prevenzione. Questa è espressione di una corretta e adeguata formazione, efficace e indispensabile per ridurre incidenti e malattia professionali. Da qui l’importanza di investire in salute e sicurezza». Dello stesso avviso è Giuseppina Papagno, Componente del Consiglio di Presidenza Federchimica con Delega all’ambiente che ha aggiunto: «La formazione è fondamentale per creare specialisti, tecniche, competenza, all’aumento della sicurezza di impianti e sostanze. Dalla consapevolezza delle persone sui nuovi rischi legate all’attività professionale, dalla formazione continua e dal miglioramento delle soluzioni tramite processi integrati interni alle Aziende, nasce la salubrità degli ambienti professionali.

risultati evidenziati dal Rapporto devono essere un ulteriore incentivo, un punto di partenza non di arrivo, per implementare sia l’aspetto hardware, le macchine, sia i comportamenti, le persone: in sinergia portano e collaborano alla sicurezza e alla salute con indicatori sempre in crescita». Precisa Daniela Piras, Segretaria Generale UILTEC-UIL: «Il Rapporto Responsible Care® è un impegno volontario che racconta di un modello che parla con i lavoratori, le istituzioni, la popolazione e le aziende, testimonia un approccio collaborativo e integrato a più livelli, si fa portavoce del perseguimento e della promozione di valori positivi che coinvolgono la collettività, non solo trasferimento di normative e di numeri sterili».

Il Premio Responsible Care® 2025

La presentazione del Rapporto è stata anche occasione per premiare le imprese Responsible Care® che si sono distinte per progetti virtuosi e innovativi (7 imprese con 10 progetti), che esprimono i valori del programma. Alcune delle premiate di questa 2° edizione:

  • Altair Chemical: Carbonato di potassio da cattura di Co2
  • Henkel: IOT e sensori intelligenti per una manutenzione sicura, sostenibile ed efficiente
  • Novamont: La qualificazione del Carbon Foodprint di prodotto lungo la filiera secondo la ISO 14067
  • SyensQO: “Safety Half Day”, iniziative e progetti per la sicurezza.
Francesco Buzzella, Presidente Federchimica

«Il Rapporto Responsible Care® – ha concluso Francesco Buzzella, Presidente Federchimica – ha sempre testimoniato il percorso virtuoso delle imprese chimiche verso lo sviluppo sostenibile attuato attraverso il perseguimento del “decoupling”, cioè l’inversione della correlazione tra la variabile socioeconomica e quello ambientale. Lo sviluppo e l’innovazione sono sostenibili se crescono la ricchezza, il benessere e le tutele sociali a fronte di una riduzione del consumo delle risorse e degli impatti sull’ambiente. Le attuali criticità, dal cambiamento climatico al contesto geopolitico, ai nuovi assetti mondiali ci mettono di fronte a sfide complesse. Ci auguriamo che il Clean Industrial Deal e il Piano d’azione per l’industria chimica europea, recentemente pubblicato dalla Commissione, possano fungere da base per il rilancio e la competitività del nostro settore e del sistema economico nazionale ed europeo».

Francesca Morelli