La Commissione Europea ha pubblicato l’11 dicembre 2025 la quinta edizione dei Country Health Profiles nell’ambito dell’iniziativa State of Health in the EU, realizzata in collaborazione con l’European Observatory on Health Systems and Policies e l’OCSE. Il rapporto per l’Italia delinea un quadro complesso del Servizio Sanitario Nazionale caratterizzato da performance cliniche d’eccellenza ma chiamato anche a confrontarsi con sfide significative in termini di finanziamento, equità territoriale e sostenibilità del sistema farmaceutico. L’Italia, in particolare, si conferma tra i Paesi con i migliori indicatori di salute della popolazione a livello europeo. Nel 2024, la speranza di vita alla nascita ha raggiunto 83,5 anni, superando di 2,4 anni la media OCSE. Un dato che pone il paese al terzo posto nell’Unione Europea e che risulta particolarmente significativo considerando i livelli di spesa sanitaria inferiori alla media continentale.

L’Italia registra il secondo tasso più basso nell’UE per mortalità da cause potenzialmente evitabili, con 93 decessi per 100.000 abitanti per mortalità prevenibile (rispetto alla media OCSE di 145) e 52 per 100.000 per mortalità trattabile (media OCSE 77). La mortalità a 30 giorni dopo infarto miocardico acuto si attesta al 4,7% (media OCSE 6,5%), mentre quella post-ictus è del 6,9% (media OCSE 7,7%), confermando l’eccellenza italiana nella gestione delle patologie cardiovascolari acute. Tuttavia, le malattie cardiovascolari e i tumori rappresentano oltre la metà di tutti i decessi nel paese, con 407.000 nuovi casi oncologici stimati nel 2022.

I fattori di rischio comportamentali

Nonostante gli esiti sanitari favorevoli, secondo il rapporto l’Italia presenta criticità significative nei determinanti comportamentali della salute. La prevalenza dell’obesità auto-riferita si mantiene relativamente bassa al 12% (media OCSE 19%), e i bambini italiani mostrano tassi di sovrappeso inferiori alla media europea. Tuttavia, questo risultato positivo è controbilanciato dal fatto che i bambini italiani risultano i meno attivi fisicamente dell’intera UE, e il 45% degli adulti non svolge un’attività fisica sufficiente, percentuale significativamente superiore alla media OCSE del 30%.

Il consumo di tabacco rappresenta un’altra area problematica, con una prevalenza di fumatori giornalieri del 19,5%, superiore alla media OCSE del 14,8%. Particolarmente allarmante è il dato sui quindicenni, con quasi il 30% che riferisce di aver fumato nell’ultimo mese. Il consumo di alcol si mantiene allineato alla media OCSE (8,0 litri pro capite contro 8,5), ma con pattern di heavy episodic drinking che mostrano un graduale declino negli uomini e un incremento nelle donne

Lo stato del Servizio sanitario nazionale

Nel 2023, la spesa sanitaria italiana ha raggiunto 5.164 dollari pro capite (USD PPP), inferiore alla media OCSE di 5.967 dollari, corrispondente all’8,4% del PIL contro il 9,3% medio OCSE. Il dato, circa un terzo inferiore alla media UE in termini pro capite, rappresenta secondo il rapporto il principale punto di debolezza strutturale del sistema. Il 73% della spesa è coperto da programmi governativi/obbligatori, proporzione inferiore alla media OCSE del 75%, a cui si aggiunge il 27% da fonti private La composizione della spesa evidenzia una maggiore allocazione alla prevenzione (4,6% della spesa sanitaria corrente) rispetto alla media OCSE (3,4%), mentre le cure di lunga durata assorbono meno del 10% della spesa sanitaria totale. 

L’assistenza ambulatoriale e i prodotti farmaceutici hanno rappresentato oltre la metà della spesa totale, mentre l’assistenza a lungo termine ha costituito solo il 10 %, riflettendo la forte dipendenza dall’assistenza familiare. Il rapporto segnala anche ledifficoltà derivanti dalle carenze di medici e personale infermieristico a causa della formazione limitata e delle retribuzioni non competitive.  La soddisfazione della popolazione per la disponibilità di assistenza sanitaria di qualità si attesta al 44%, significativamente inferiore alla media OCSE del 64%. Nel 2024, l’1,8% della popolazione italiana ha riportatobisogni sanitari non soddisfatti per cure mediche, con una marcata concentrazione tra gli individui a basso reddito. I principali motivi includono liste d’attesa e costi eccessivi, evidenziando come il sottofinanziamento si traduca in barriere concrete all’accesso.

Gli acquisti ospedalieri rappresentano circa i tre quarti della spesa totale, quasi il doppio della media UE del 41%. Il rapporto sottolinea come il modello centralizzato italiano consenta negoziazioni efficaci sui prezzi e una forte diffusione dei biosimilari, a fronte però di costanti sforamenti di bilancio che nel 2024 hanno superato i 4 miliardi di euro.  La vendita al dettaglio presenta invece una bassa penetrazione dei farmaci generici e una forte dipendenza dalla spesa a carico dei cittadini, che nel 2023 rappresentava il 6,5% della spesa sanitaria totale a fronte del 3,9% nell’UE.