Il 6 agosto 2025, la Commissione europea ha pubblicato lo Staff Working Document SWD(2025) 244 final, che va a rappresentare un riferimento cruciale a conferma della possibilità di continuare a utilizzare il biossido di titanio (TiO₂) nei prodotti medicinali. Le conclusioni del  documento poggiano sull’analisi dell’argomento effettuata dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) nell’aprile 2024.

La questione traccia indietro al 2009, quando l’uso dei coloranti nei prodotti medicinali era stato limitato a quelli autorizzati come additivi alimentari. Il biossido di titanio è stato vietato come  additivo alimentare nel 2022, mantenendone l’uso nei medicinali con l’impegno di una revisione triennale.

Un eccipiente di ampio utilizzo

Secondo i dati riportati nel documento della Commissione, il biossido di titanio trova impiego in oltre 91 mila prodotti medicinali per uso umano e milleseicento per uso veterinario, soprattutto in qualità di pigmento e opacizzante. Esso, infatti, è in grado di garantire l’omogeneità del colore durante la produzione e una copertura uniforme nelle forme farmaceutiche solide. Altri vantaggi legati all’uso del TiO2 sono legati al mantenimento delle caratteristiche cromatiche durante la shelf-life e alla protezione che conferisce al principio attivo

L’analisi condotta da EMA, basata su indicatori chiave di performance (KPI) sviluppati dall’industria farmaceutica per valutare le possibili alternative al TiO₂ (una ventina quelle considerate), ha evidenziato vari punti di criticità. I possibili ingredienti alternativi richiedono spesso colorazioni più intense per ottenere una copertura uniforme, con potenziali impatti sulla compliance del paziente dovuti ai cambiamenti nell’aspetto visivo del medicinale. Il biossido di titanio, inoltre, garantisce la corretta opacità anche in quantità minime, mentre sarebbero necessarie quantità maggiori per le alternative, con aggravio sia dei tempi di processo che dei costi. Le sostanze alternative testate, inoltre, riducono la gamma di colori disponibili, con impatto sulla possibilità d’identificazione del prodotto e sulle misure anticontraffazione. Anche la protezione dalla luce è risultata minore rispetto al TiO2, con maggior rischio di degradazione per i medicinali fotosensibili i e necessità di packaging più protettivo.

Una transizione lunga e complessa

Un’altra importante criticità evidenziata nello Staff Working Document riguarda la complessità dell’eventuale transizione verso altre sostanze. La stima è di 4-6 anni per la riformulazione e approvazione dei singoli prodotti, mentre a un’azienda farmaceutica tipica sarebbero necessari dai sette ai dodici anni per per riformulare l’intero portfoglio. Il periodo transitorio suggerito nel documento andrebbe di conseguenza oltre i dodici anni. 

Documento che cita anche gli esiti della valutazione dei dati di sicurezza sottoposti da un consorzio industriale, secondo cui “il rischio carcinogenico derivante dall’esposizione al biossido di titanio nei medicinali è da considerarsi trascurabile”, data la combinazione delle piccole quantità coinvolte e la qualità farmaceutica del materiale utilizzato.

A fronte di queste criticità, una eventuale eliminazione del TiO₂ potrebbe avere pesanti  implicazioni economiche e strategiche, tra cui un aumento del rischio di carenze di medicinali sul mercato europeo e di ritiri dal mercato per i prodotti non riformulabili. Verrebbero anche rallentate le procedure per l’approvazione e immissione in commercio dei nuovi farmaci e ci sarebbe un aggravio dei costi per le supply chain dedicate all’UE e all’Area economica europea, visto la necessaria duplicazione dei dossier rispetto alle altre aree geografiche dove il TiO2 non è oggetto di limitazioni all’uso.

Sulla base di quanto sopra, la Commissione europea ha quindi concluso che l’uso del biossido di titanio come colorante nei prodotti medicinali “deve essere mantenuto”, a seguito della sua importanza per la sicurezza, qualità ed efficacia dei medicinali, per l’assenza di alternative fattibili allo stato attuale e per il rischio di carenze che potrebbero danneggiare i pazienti. Il documento richiama comunque le aziende farmaceutiche a rimanere attivamente coinvolte negli sviluppi scientifici relativi agli eccipienti, particolarmente nello sviluppo di nuovi prodotti.