A cura di Massimo Cavalieri, General Manager Euraconsult 2003

Proseguiamo in queste righe il racconto del percorso che ha portato, nel 2003, alla nascita dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Un avvenimento che ha segnato una svolta nei rapporti tra aziende, procuratori e autorità. In particolare, l’autonomia dell’AIFA dal Ministero della Salute avrebbe dovuto contribuire ad alleggerire l’eccesso di burocrazia; resta comunque significativo sottolineare come l’Agenzia abbia progressivamente acquisito una prospettiva più europea, introducendo nel sistema regolatorio italiano le norme comunitarie. Dopo la prima esperienza nella sede di via della Sierra Nevada, con la nomina di un nuovo Direttore Generale – Guido Rasi, subentrato a Nello Martini – l’AIFA trasferì i propri uffici in via del Tritone, in un elegante palazzo nel cuore di Roma. Il cambio di sede, tuttavia, non modificò le modalità di relazione con le aziende, rappresentate da noi procuratori, dipendenti o consulenti: i contatti restarono infatti limitati alla posta elettronica e, laddove possibile, al telefono.

Massimo Cavalieri, General Manager Euraconsult 2003

La documentazione – domande di autorizzazione, istanze di modifica, risposte alle richieste di integrazione – era ancora gestita in formato cartaceo, talvolta accompagnata da DVD, e inoltrata all’Ufficio Posta di via dei Maroniti, una stradina adiacente all’ingresso principale. Gli impiegati delle Poste Italiane prendevano in carico i fascicoli e rilasciavano un timbro: inizialmente su appositi cedolini, poi sulla fotocopia della prima pagina delle istanze, la cover letter. Ogni giovedì mattina i funzionari scendevano in una sala al piano terra per notificare i documenti rilasciati, costituiti per lo più da autorizzazioni o certificati. Dopo aver verificato il contenuto, si procedeva all’applicazione delle marche da bollo (una ogni quattro pagine). Fortunatamente si era già passati da quelle tipo francobollo da inumidire a quelle adesive, stampate al momento da un tabaccaio nelle vicinanze: un cambiamento non trascurabile, visto l’alto numero da applicare. La giornata proseguiva con un momento di convivialità: molti di noi procuratori si ritrovavano nei locali della zona per pranzare insieme, prima di tornare in ufficio a inoltrare alle aziende la documentazione ritirata.

La pandemia ha rappresentato uno spartiacque anche per queste abitudini. Ricordo nitidamente il giorno in cui, durante il lockdown, fui convocato in AIFA per la consegna di certificati urgenti. Munito di autocertificazione, raggiunsi in auto piazza Fontana di Trevi, allora deserta. I vigili urbani mi fermarono per verificare i documenti e la convocazione prima di lasciarmi procedere. Incontrai il funzionario, anch’egli con mascherina, applicai le ultime marche da bollo, ritirai i certificati e lo salutai: ci saremmo rivisti solo l’anno successivo alla Giornata delle QP di AFI. Da quel momento, i contatti con i funzionari AIFA sono stati esclusivamente telefonici o via e-mail, nel segno della digitalizzazione, un processo che ha interessato non solo il comparto farmaceutico ma, più in generale, l’intero sistema, com presi noi consulenti di Euraconsult 2003.