Ogni 60 secondi, in Africa, un bambino muore di malaria

È stata pubblicata sulla rivista Nature la notizia della scoperta, da parte dei ricercatori Novartis, di un nuovo target farmacologico per il trattamento della malaria. La scoperta identifica la fosfatidilinositol4chinasi (PfPI4K) come target per l’imidazopirazine, una nuova classe di molecole antimalariche sperimentali che inibiscono lo sviluppo di diverse specie di Plasmodium, il parassita che causa la malaria, in ogni stadio dell’infezione negli esseri umani. Le attività di ricerca per sviluppare l’imidazopirazine come nuovo trattamento per la malaria, attualmente in corso, hanno il sostegno del Wellcome Trust e di Medicines for Malaria Venture.
Ogni anno, la malaria uccide più di 660.000 persone. La maggior parte sono bambini africani. Sebbene le attuali terapie siano efficaci contro le forme più comuni di malaria, recenti pubblicazioni indicano come, in alcune parti del Sud-est asiatico, l’efficacia dei derivati dell’artemisinina sia ormai compromessa. Inoltre, queste terapie sono efficaci solo per le fasi ematiche acute della malaria, esponendo così alcuni pazienti al rischio di ricadute in seguito al trattamento iniziale. La prevenzione delle ricadute è particolarmente importante per il Plasmodium vivax, che può formare gli ipnozoiti, parassiti dormienti che possono persistere nel fegato anche fino a due anni prima di tornare a infettare il sangue.
La pubblicazione descrive come i ricercatori abbiano scoperto una nuova classe di molecole incentrate sull’imidazopirazina per identificare questo nuovo target malarico. «I nostri scienziati sono ricorsi a un ampio screen fenotipico che, insieme con la moderna analisi del genoma e gli strumenti di editing, ha fornito una solida piattaforma tecnologica per la scoperta e la validazione di target farmacologici per una nuova generazione di anti-malarici», ha dichiarato Martin Seidel, Institute Director del Genomics Institute pressola Novartis ResearchFoundation (GNF).
Gli scienziati hanno poi isolato i ceppi di parassiti che sono diventati resistenti alla classe di molecole e identificato i geni mutati. Per uno di questi geni, PfPI4K, sono arrivati a dimostrare, tramite esperimenti biochimici, come le imidazopirazine agiscano interagendo con il gruppo di ATP-bloccanti della chinasi. Hanno anche dimostrato come queste molecole siano attive contro gli isolati, nell’ambito delle fasi ematiche, dei maggiori patogeni malarici umani, P. falciparum e P. vivax, e inibiscano, nella fase che coinvolge il fegato, gli ipnozoiti del parassita P. cynomolgi, strettamente legato a P. vivax.
I ricercatori della GNF e del NITD hanno collaborato con un team internazionale di scienziati dell’Università della California, di San Diego, e della Columbia University.