Sono numerosi i progetti di intelligenza artificiale in corso (o che attendono di essere concretizzati) in Africa nell’ambito sanitario. L’impiego delle nuove tecnologie offre rilevanti premesse sul territorio:
- migliorare l’accesso all’assistenza per milioni di persone rendendo la sua erogazione più proattiva grazie all’uso dei dati (attraverso la diagnosi a distanza, come nel caso delle piattaforme “mHealth” e “Babyl”, sviluppate rispettivamente in Kenya e Ruanda);
- dare supporto agli operatori sanitari investendo sulla semplificazione dei processi;
- migliorare l’assistenza nella gestione della catena di fornitura (nonché delle cartelle cliniche) e la riduzione dei costi da sostenere.
Considerazioni, queste, rinsaldate dalle parole di Githinji Gitahi, Global Ceo di Amref Health Africa – rete internazionale attiva in 35 Paesi con oltre 130 progetti di promozione della salute – secondo cui «L’IA può divenire un catalizzatore per il progresso, migliorando la salute, l’economia e il benessere sociale del continente».
Concetti, i suoi, enfatizzati dal recente G7 in Puglia – dove i leader mondiali sono tornati a rimarcare l’importanza di supportare l’adozione dell’intelligenza artificiale nei Paesi in via di sviluppo più vulnerabili, con particolare riferimento proprio all’Africa, dove oggi l’80% della popolazione fa affidamento sulle medicine tradizionali e il continente rappresenta solo il 2,5% del mercato globale dell’IA (dati, quest’ultimi, pubblicati nel rapporto di Gsma “AI for Africa: Use cases delivering impact”). Già, perché nella medicina l’intelligenza artificiale può integrare le cure sanitarie e aiutare a far progredire lo studio di nuovi farmaci nel continente africano.
L’IA per trasformare l’Africa
«Crescendo in Camerun, soffrivo spesso di malaria e ricordo bene mio padre che correva a procurarsi farmaci per la prevenzione e il trattamento del paludismo», spiega Fidele Ntie-Kang, professore associato di chimica farmaceutica all’università di Buea, che sta compiendo dei tentativi di sviluppo di nuovi farmaci («un processo tradizionalmente complesso, oneroso e lungo, che ha portato a investimenti circoscritti nell’esplorazione dei prodotti naturali africani», puntualizza) impiegando l’intelligenza artificiale per esaminare centinaia di composti naturali.
Per essere più precisi, esperimenti che prendono il via (anche) grazie alla copiosa biodiversità del continente: l’Africa ospita infatti oltre 40.000 specie vegetali uniche, che costituiscono circa il 25% delle risorse genetiche vegetali del globo. Di queste, più di 5.000 piante vengono utilizzate nella medicina tradizionale locale. Ciò nonostante, allo stato attuale è assai limitata sia l’efficacia conosciuta di talune di queste piante sia l’esplorazione sistematica da parte dei ricercatori farmaceutici.
A questo proposito, Ntie-Kang precisa: «La maggior parte delle proprietà medicinali di queste piante non sono state isolate oppure studiate e sono pochissime le molecole di prodotti naturali africani che sono state sviluppate come farmaci». E ancora, premettendo che «il vecchio approccio volto all’impiego di metodologie basate sulla fisica, lo screening virtuale di milioni di composti per individuare una molecola con la giusta interazione con il bersaglio del farmaco, può comportare settimane o mesi», Ntie-Kang – il cui gruppo di ricerca sta allestendo un centro all’avanguardia proprio per la scoperta e lo sviluppo di farmaci, esplorando e utilizzando 400 composti naturali per identificare nuovi antivirali – fa presente che già oggi «grazie all’IA riusciamo a esaminare milioni di molecole in meno di 24 ore».
Il futuro digitale del continente africano
Mira a promuovere la crescita inclusiva, il contrasto alle disuguaglianze e lo sviluppo economico dell’Africa la storica strategia continentale – focalizzata sull’intelligenza artificiale, con particolare riferimento alla sanità – che i ministri delle Ict e delle Comunicazioni hanno approvato all’unanimità (come riporta una nota dell’Unione africana). L’intento è quello di perseguire «una visione e un percorso comuni per velocizzare l’innovazione e l’adozione responsabile dell’IA nel continente», ammette il commissario per le infrastrutture e l’energia dell’Ua, Amani Abou-Zeid.
Anche promuovendo partenariati multisettoriali, come nel caso del progetto descritto nel rapporto “AI in Africa Meeting the Opportunity”, rilasciato da Microsoft, che vede al centro proprio Amref Health Africa in collaborazione con il Ministero della Salute del Kenya e il laboratorio AI for Good dell’azienda fondata da Bill Gates e Paul Allen. Insieme, stanno lavorando a un modello di deep learning – sottocategoria del machine learning che fa leva su reti neurali artificiali complesse per riconoscere relazioni celate nei dati – con l’obiettivo di identificare le aree a rischio di malnutrizione. Consentendo interventi puntuali e mirati per mitigare la sfida sanitaria.