È fondamentale che le aziende produttrici di generici e biosimilari, che assicurano posti di lavoro tecnicamente qualificati e know how, restino in Europa, contribuendo positivamente al benessere dei pazienti e della società nel suo complesso e sviluppando competitività e innovatività di un settore industriale strategico. Questo l’indirizzo rivolto da Gudbjorg Edda Eggertsdottir, presidente dell’EGA (European Generic medicines Association), ai delegati presenti ad Atene alla XIX Conferenza annuale dell’Associazione: «L’EGA è pronta a collaborare con le autorità europee e nazionali per far sì che il concetto di produzione sostenibile trovi piena attuazione in Europa e si appella alla Commissione Europea perché consolidi nella sua politica industriale il ruolo centrale degli equivalenti e dei biosimilari nel nostro Continente e sulla scena mondiale».
D’altro canto, però, è sempre maggiore il peso dei vincoli regolatori imposto all’industria farmaceutica, con le nuove normative europee – vigenti e in discussione – sulla contraffazione dei farmaci, la farmacovigilanza, le variazioni, la trasparenza e i trial clinici. «Per il nostro settore è fondamentale che il decisore politico individui il giusto equilibrio tra i requisiti regolatori e la crescente pressione sui prezzi, per garantire una situazione sostenibile sul piano industriale – ha commentato Beata Stepniewska, Acting Director General dell’EGA. – Mentre vediamo che la spesa sanitaria europea è scesa per la prima volta dal 1975 (dello 0,5% circa), resta una necessità stringente: promuovere la sostenibilità delle cure a lungo termine. Vista la pressione finanziaria cui sono sottoposti i sistemi sanitari, i generici e i biosimilari rappresentano un tassello fondamentale, dal momento che rappresentano una risorsa più economica ma, al contempo, di qualità» ha spiegato la presidente Gudbjorg Edda Eggertsdottir. È altresì fondamentale che i Governi europei considerino i biosimilari come una chiave per ridurre la spesa sanitaria e allargare allo stesso tempo la platea dei pazienti trattati con terapie allo stato dell’arte. Infatti, uno studio dell’Istituto per la ricerca sanitaria e sociale (IGS) di Berlino ha mostrato che tra il 2007 e il 2020 in 8 Paesi europei si potrebbero conseguire risparmi cumulativi compresi tra 11,8 e 33,4 miliardi di euro. Un altro rapporto pubblicato il 12 giugno da Steven Simoens, docente di farmacoeconomia della Katholieke Universiteit di Lovanio (Belgio), viene a supporto delle tesi illustrate nella Conferenza, sottolineando l’importanza di politiche che agiscono sulla domanda, mirate a medici, farmacisti e pazienti per garantire la sostenibilità dell’offerta di medicinali generici in Europa.