«Il comparto industriale dei dispositivi medici deve essere valorizzato con innovazione e ricerca». Ecco le parole chiave pronunciate dal presidente di Assobiomedica Rimondi nell’ambito di un confronto con alcuni rappresentanti delle Regioni al Forum Risk Management in Sanità di Arezzo. I dati parlano chiaro, l’Italia ha un buon comparto industriale composto da 3.037 imprese di dispositivi medici con circa 60.000 addetti e disseminate principalmente in cinque regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Veneto e Toscana. Le imprese di produzione sono per il 58% microimprese, per il 30% piccole, per il 10% medie e per il 2% grandi. 1.118 sono imprese di produzione con un fatturato di 7 miliardi di euro, di cui 924 di produzione diretta e 194 contoterzisti. «In Italia abbiamo ancora un tessuto industriale – ha dichiarato Stefano Rimondi – che produce valore e innovazione tecnologica e che contribuisce all’eccellenza del Paese e alla qualità dei servizi sanitari offerti ai cittadini. Le Regioni, insieme al Governo centrale, dovrebbero già con il Patto per la Salute cominciare a sfruttare questo potenziale per riorganizzare il Servizio sanitario, puntando a promuovere una domanda pubblica in tecnologie sanitarie che premi l’innovazione e la ricerca». Tuttavia per far quadrare i conti, il SSN sta mettendo in atto una politica di tagli e sta rinunciando all’innovazione tecnologica a discapito della qualità delle cure offerte ai cittadini.
Attualmente in Italia gli investimenti in R&S sono calati del -28,9%, quelli in studi clinici del -25,3% e quelli in R&I del -27,9%. La spesa in dispositivi medici a carico del SSN è di 6,3 miliardi di euro, pari al 5,7% della spesa sanitaria pubblica complessiva e al 19,1% della spesa sanitaria pubblica in beni e servizi. Le importazioni nel 2012 (6,7 miliardi) sono diminuite del 4,1% e le esportazioni (5,9 miliardi) sono aumentate del 9,6%. Il 14% dei brevetti nel mondo sono nel settore dei dispositivi medici e l’Italia si colloca al 13° posto nel mondo per il numero di brevetti depositati in questo campo.
Rimondi ha concluso la giornata di confronto augurandosi che Governo e Regioni con il Patto per la Salute mettano finalmente mano a sprechi e inefficienze in Sanità secondo principi di appropriatezza, qualità ed efficienza dei servizi. «Quello che temiamo – ha aggiunto – è che con i costi standard si introducano modalità di acquisto che guardino principalmente al prezzo, incentivando i monopoli, scoraggiando l’innovazione e penalizzando la qualità dei servizi offerti al cittadino. Siamo pronti a dare tutto il nostro sostegno a qualunque decisione che vada nella direzione di una maggiore trasparenza e appropriatezza. Se però la soluzione diventa la centralizzazione esasperata degli acquisti con lo scopo d’imporre a tutti i pazienti lo stesso prodotto al prezzo più basso, annullando le esigenze specifiche e azzerando il valore dell’innovazione, si andrà alla progressiva crisi di tutto il sistema salute».