Stefano Rimondi, presidente AssobiomedicaIl Patto per la Salute 2014-2016 può essere un buon punto di partenza per cominciare a rinnovare il sistema salute e considerare finalmente la Sanità un investimento e non un costo. Con le linee guida tracciate nel documento programmatico vengono affrontate molte questioni importanti e che da tempo erano rimaste in sospeso: dalla verifica dei livelli essenziali di assistenza alla revisione del sistema di remunerazione delle prestazioni con il coinvolgimento di Agenas; dalla messa a punto di un piano della cronicità alla valorizzazione della ricerca sanitaria e biomedica; dal monitoraggio e controllo per evitare i piani di rientro allo sviluppo della Sanità digitale. Il rischio però è che il testo rimanga solo un elenco di buone intenzioni, dato che prevede numerosi rinvii a provvedimenti che prenderanno forma solo in autunno e appare difficile che le scadenze fissate possano essere mantenute. Questo, in sintesi, il commento di Assobiomedica sul Patto per la Salute.

«È apprezzabile l’impegno del ministro Lorenzin e delle Regioni – ha dichiarato il presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi – per valorizzare il SSN con un riaccentramento di numerose materie sul piano nazionale per garantire uniformità sull’intero territorio. Soprattutto per tematiche come l’Health techonology assessment è quanto mai fondamentale un coordinamento nazionale negli strumenti di valutazione, per evitare disomogeneità territoriali e sprechi. La stessa creazione di un Piano nazionale per la gestione della cronicità segue il principio della gestione centralizzata, ed è importante che al suo interno l’assistenza ai pazienti trovi una migliore definizione normativa, anche per quanto riguarda le modalità di erogazione dei dispositivi medici necessari».

Per Assobiomedica la parte del Patto per la Salute dedicata ai dispositivi medici affronta i temi sensibili per il settore con un approccio che può rivelarsi positivo soprattutto per il ruolo di competenza che viene dato ad Agenas e al Ministero della Salute. «Ci auguriamo che l’Osservatorio dei consumi e dei prezzi che istituiranno le Regioni per mettere a confronto i dati delle centrali di acquisto – ha concluso Rimondi – rappresenti il primo passo per la creazione di un sistema di programmazione trasparente e basato sull’appropriatezza, e non diventi uno strumento per bandire gare basate sul massimo ribasso e che impongano forzose standardizzazioni e limitazioni nella scelta dei dispositivi, con grave danno per la qualità delle prestazioni fornite ai cittadini. È inoltre fondamentale che il settore dei dispositivi medici venga valutato rispettando le sue specificità, evitando qualsiasi improprio accorpamento normativo e gestionale, con altri comparti della filiera della salute».