La somministrazione della combinazione dei due farmaci target cobimetinib (inibitore di MEK) e vemurafenib (selettivo per BRAF) a pazienti con melanoma avanzato positivo alla mutazione di BRAF V600 non trattato in precedenza ha ridotto il rischio di peggioramento della malattia o di morte della metà rispetto al trattamento con vemurafenib in monoterapia.
Questi dati sono stati dimostrati dalla studio di Fase III coBRIM, presentati in occasione della Plenaria del Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) il 29 settembre 2014 e pubblicati sul New England Journal of Medicine. CoBRIM è uno studio internazionale, randomizzato, in doppio cieco, controllato da placebo, di Fase III per valutare la sicurezza e l’efficacia di 60 mg di cobimetinib da somministrare una volta al giorno in associazione a 960 mg di vemurafenib da somministrare due volte al giorno, rispetto a 960 mg di solo vemurafenib da somministrare due volte al giorno a pazienti con melanoma metastatico o avanzato positivo alla mutazione di BRAF V600, non resecabile (rilevato con il test cobas® 4800 per la mutazione di BRAF) e non trattato in precedenza per la malattia avanzata.
L’endpoint primario era la PFS mediana valutata dai ricercatori risultata di 9,9 mesi per cobimetinib più vemurafenib rispetto a 6,2 mesi con solo vemurafenib (hazard ratio [HR] = 0.51, 95 per cento intervallo di confidenza [CI] 0,39-0,68; p <0.0001). Gli endpoint secondari sui quali i risultati sono stati statisticamente significativi hanno incluso la sopravvivenza generale, o ORR, la durata della risposta, la PFS secondo il Comitato di Revisione indipendente (IRC, Independent Review Committee) e altri parametri di sicurezza, farmacocinetica e qualità della vita. La PFS mediana valutata dal comitato indipendente (IRC) era di 11,3 mesi del braccio di combinazione rispetto a 6,0 mesi del braccio di controllo (HR = 0.60, 95 per cento CI 0,45-0,79; p <0.0003). Il tasso di risposta obiettiva (ORR) era più alto nella combinazione rispetto al braccio di controllo (68 vs 45 per cento; p <0,0001). I dati della sopravvivenza globale (OS) non sono ancora disponibili. Gli eventi avversi più comuni osservati nel braccio dell’associazione hanno incluso diarrea, nausea, rash, fotosensibilità e alterazioni dei dati di laboratorio.
«Abbiamo associato cobimetinib e vemurafenib in questo studio per ottenere un’inibizione più efficace del percorso di crescita di uno dei tumori più gravi e, se tutto va bene, migliorare gli outcome clinici», ha dichiarato Sandra Horning, M.D., Chief Medical Officer e Head of Global Product Development.
Cobimetinib è stato sviluppato per bloccare selettivamente l’attività di MEK, una delle serie di proteine presenti all’interno delle cellule che costituiscono un percorso di segnalazione che aiuta a regolare la divisione e la sopravvivenza di queste ultime. Cobimetinib si lega a MEK mentre vemurafenib si lega a BRAF mutante, un’altra proteina del percorso, per interrompere la segnalazione anomala che provoca la crescita del tumore.
Roche ha presentato i dati coBRIM all’EMA, l’Agenzia Europea per i Medicinali, con richiesta all’UE di autorizzazione alla commercializzazione di cobimetinib più vemurafenib per il trattamento del melanoma avanzato positivo alla mutazione di BRAF V600 e intende presentare la stessa richiesta alla Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA) verso la fine del 2014 .