Abiraterone acetato più prednisone, all’analisi di follow-up a 49 mesi, dimostra in pazienti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione non ancora sottoposti alla chemioterapia, un miglioramento della sopravvivenza statisticamente significativo.
Abiraterone acetato in associazione a prednisone/prednisolone è stato approvato dalla Commissione Europea nel 2011, come trattamento del carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) in pazienti adulti in cui la malattia è progredita nonostante la chemioterapia a base di docetaxel. A dicembre 2012, la Commissione Europea ha concesso l’ampliamento delle indicazioni di abiraterone acetato in associazione a prednisone/prednisolone, comprendendone l’uso in pazienti adulti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione asintomatici o lievemente sintomatici, nei quali la terapia di deprivazione androgenica ha fallito, o per i quali la chemioterapia non è ancora clinicamente indicata.
Abiraterone acetato è l’unica terapia approvata che inibisce la produzione degli androgeni, che alimenta la crescita del tumore, agendo sul complesso enzimatico CYP17 a tre livelli: i testicoli, il surrene e il tumore stesso.
L’approvazione di abiraterone acetato più prednisone da parte della Commissione Europea, dell’FDA statunitense e delle autorità regolatorie dei vari paesi del mondo, come terapia del carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) prima della chemioterapia, si è basata sui risultati dell’analisi intermedia programmata per lo studio COU-AA-302, che hanno dimostrato il raggiungimento dell’endopoint co-primario di sopravvivenza libera da progressione radiografica (rPFS).
Ora sono disponibili i risultati dell’analisi finale dello studio internazionale di Fase III COU-AA-302, studio randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, condotto su 1.088 pazienti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione, naïve alla chemioterapia, randomizzati per ricevere abiraterone acetato 1.000 mg per via orale, in monosomministrazione giornaliera, più prednisone 5mg due volte/die, o placebo più prednisone 5 mg due volte/die. Gli endpoint co-primari dello studio sono stati: sopravvivenza libera da progressione radiografica della malattia e sopravvivenza complessiva. I principali endpoint secondari hanno riguardato: tempo intercorso sino all’avvio della terapia con oppiacei, tempo intercorso sino all’avvio di chemioterapia, tempo intercorso prima del deterioramento della funzionalità (punteggio ECOG) e tempo intercorso sino all’aumento del PSA (antigene prostatico specifico).
L’analisi finale dello studio di Fase III COU-AA-302 ha dimostrato che il trattamento con abiraterone acetato più prednisone ha permesso un prolungamento significativo della sopravvivenza complessiva (OS), con una riduzione del 19% del rischio di mortalità, in pazienti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC), naïve alla chemioterapia (valore mediano di sopravvivenza complessiva di 34,7 mesi contro 30,3 mesi; HR= 0,81 [IC al 95%, 0,70-0,93]; p = 0,0033), dopo un periodo di follow-up mediano di oltre quattro anni (49,2 mesi).
I risultati dell’analisi finale, presentati in occasione della Conferenza della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) a Madrid, sono i primi a dimostrare un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza complessiva. Questo è un dato particolarmente rilevante in quanto i pazienti, in entrambi i bracci terapeutici, hanno ricevuto terapie successive, compreso il 44% dei pazienti che erano nel braccio di controllo e che successivamente hanno ricevuto abiraterone acetato più prednisone.
I risultati dell’analisi finale dimostrano anche un allungamento significativo del tempo che intercorre prima di dover ricorrere all’uso di oppiacei (33,4 mesi contro 23,4 mesi; HR= 0,72 [IC al 95%, 0,61-0,85]; p=0,0002). Dopo due ulteriori anni di follow-up dall’ultima valutazione clinica (valore mediano 49,2 mesi), il profilo di sicurezza di abiraterone acetato è rimasto identico senza che sia stata osservata alcuna variazione di tossicità correlata ai corticosteroidi.
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