Gli esperti del gruppo Efsa hanno stabilito che il livello di esposizione al bisfenolo A (BPA), attraverso la dieta o l’insieme delle diverse fonti (alimenti, polvere, cosmetici, giocattoli, prodotti plastici alimentari e carta termica) non rappresenta un rischio per la salute delle persone di tutte le fasce di età, compresi i neonati e le donne in gravidanza. I livelli di esposizione correlata alla dieta alimentare risultano infatti ben al di sotto, di 3-5 volte, della dose giornaliera tollerata (DGT) di 4 μg/kg di peso corporeo al giorno. Una dose giornaliera già più cauta rispetto al passato, di 10 volte inferiore, e che tiene conto delle incertezze scientifiche relative ai potenziali effetti del BPA sulla ghiandola mammaria e sui sistemi riproduttivi, metabolico, neurocomportamentale e immunitario. “La DGT rimarrà temporanea, in attesa dei risultati di uno studio a lungo termine sui ratti tuttora in corso, riguardante l’esposizione prenatale e postnatale al BPA” si legge nel parere scientifico.

bisfenolo A
Il Bisfenolo A è un composto chimico utilizzato nella produzione di oggetti destinati al contatto con alimenti

 Quali sono i dati?

  • I dati di esposizione sono molto confortanti. In particolare l’esposizione alimentare risulta 4-15 volte inferiore a quella precedentemente stimata da Efsa nel 2006, a seconda della fascia di età considerata. Questa sarebbe la conseguenza dell’utilizzo di dati di miglior qualità e di ipotesi meno prudenti per il calcolo dell’esposizione.
  • Neonati e bambini piccoli sono i soggetti con l’esposizione alimentare al BPA più elevata, ma sempre al di sotto della soglia di sicurezza (DGT). Secondo gli esperti questo dato è dovuto al rapporto tra il consumo alimentare e il peso corporeo dei bambini.
  • Nei neonati e bambini fino ai 6 mesi l’esposizione massima risulta 50 volte inferiore rispetto alla DGT. C’è da chiedersi se a questo dato non abbia contribuito il divieto, effettivo in Europa dal 2011, di utilizzare BPA nei biberon destinati all’alimentazione dei più piccoli.
  • I soggetti più esposti al BPA, proveniente da tutte le fonti (dieta, polvere, cosmetici e carta termina) sono gli adolescenti con una dose di 1 μg/kg di peso corporeo al giorno.
  • Il cibo in scatola sono importanti fonti di esposizione alimentare al BPA per tutte le fasce d’età. Lo sono meno la carne e i prodotti a base di carne.

BPA, è pericoloso o no?

Il bisfenolo A è un composto chimico utilizzato nella produzione di oggetti in policarbonato destinati al contatto con gli alimenti, come i piatti e le posate di plastica, e i rivestimenti interni delle lattine. Un’altra applicazione del BPA, molto diffusa, è nella carta termica comunemente utilizzata negli scontrini fiscali.

Secondo gli studi condotti su animali, è probabile che il BPA a dosi molto elevate sia pericoloso. Per danneggiare rene, fegato e probabilmente anche la ghiandola mammaria l’esposizione al BPA deve superare almeno 100 volte la DGT. Al contrario, in base all’esposizione anche combinata tra le diverse fonti, individuata dagli esperti di Efsa, il BPA non pone alcun rischio per la salute dei consumatori, in quanto l’esposizione a questa sostanza chimica è troppo bassa per nuocere, ben al di sotto della dose giornaliera tollerata. Quindi possiamo sentirci sicuri? Intanto in Francia dal 1° gennaio 2015 è fatto divieto di fabbricare, importare, esportare e immettere sul mercato qualsiasi contenitore per alimenti contenente Bisfenolo A.

 

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