Stefano Rimondi, presidente Assobiomedica

Gli effetti delle politiche d’acquisto dei dispositivi medici, più orientati al controllo del prezzo che non alla qualità o alla specificità dei medical device, si fanno sentire, come denunciano Cittadinanzattiva, Assobiomedica, ma anche la Società Italiana di Chirurgia. Per uscire dal guado bisogna invertire la rotta e condividere le scelte.

Stefano Rimondi, presidente Assobiomedica
Stefano Rimondi, presidente Assobiomedica

«Per quanto riguarda le politiche d’acquisto del dispositivo medico – ribadisce Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica – la nostra associazione è disponibile a mettere a fattor comune con gli altri interlocutori che abbiano competenze in materia delle linee guida che permettano di conseguire contestualmente due risultati fondamentali: dare ai cittadini i servizi, le tecnologie, gli approcci diagnostici di cui hanno bisogno per le loro specifiche esigenze, e secondariamente calmierare i prezzi. Sarebbe sufficiente che nel momento in cui si esperisse una politica di acquisto per una determinata tipologia di prodotti, che sia a livello regionale o nazionale, al tempo stesso si impostasse una segmentazione di lotti definita in accordo con le società scientifiche di riferimento per essere certi di coprire tutto lo spettro delle esigenze dei pazienti e delle disponibilità tecnologiche, e che questa diventasse la segmentazione massima dei capitolati di gara. Come secondo punto dovrebbe essere adottata una parametrazione paritetica tra interesse economico e qualità. Questi due banali concetti, se applicati rigorosamente, porterebbero garanzie al cittadino e non creerebbero monopoli, che è la cosa fondamentale da evitare per mantenere vivo il settore. Inoltre, le gare dovrebbero avere una durata massima di 3 anni, perché se si va oltre questo periodo si corre il rischio di pagare molto più caro un prodotto tendente all’obsolescenza. Infine, non si dovrebbe mai imporre un certo prodotto a tutti i costi, ma ci dovrebbe essere un accordo quadro che lasciasse aperta la possibilità di rispettare il know-how del team clinico con una seconda o terza scelta definita nell’ambito di un accordo. Sono interventi di una semplicità estrema che richiedono solo una conoscenza della materia trattata».

Per approfondire l’argomento, leggi l’inchiesta su Tecnica Ospedaliera di gennaio:

Come rivitalizzare la sanità grazie ai dispositivi medici