Gilead Sciences ha annunciato i risultati di diversi studi clinici di Fase II che hanno valutato gli usi sperimentali di Harvoni® (ledipasvir 90 mg/sofosbuvir 400 mg) e di altri regimi basati su Sovaldi® (sofosbuvir 400 mg) per il trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) nei pazienti con malattia epatica in fase avanzata, ivi inclusi i pazienti con cirrosi scompensata, quelli con epatite C colestatica fibrosante (una rara e grave forma della malattia, che insorge dopo un trapianto di fegato) e quelli con ipertensione portale.
«Fino a questo momento i pazienti inclusi in questi studi – tra i più difficili da trattare e guarire –hanno avuto a disposizione poche o nessuna opzione terapeutica”, ha dichiarato Michael P. Manns, MD, professore e direttore del Dipartimento di gastroenterologia, epatologia ed endocrinologia dell’Hannover Medical School di Hannover. “Questi dati dimostrano che, anche tra questi gruppi di pazienti difficili da trattare, la terapia orale a base di sofosbuvir offre il potenziale di elevati tassi di guarigione, migliora gli esiti clinici, è generalmente ben tollerata e possiede un profilo di sicurezza favorevole».
Harvoni e Sovaldi sono approvati negli Stati Uniti per il trattamento dell’infezione cronica da HCV. Harvoni è indicato nei pazienti con virus di genotipo 1; Sovaldi viene usato in combinazione con altri agenti e la sua efficacia è stata stabilita nei pazienti con virus di genotipo 1-4.
Malattia epatica scompensata e fase post-trapianto di fegato
Nello studio Solar-2, 328 pazienti con virus HCV di genotipo 1 o 4 e con malattia epatica scompensata prima del trapianto di fegato, o con infezione da HCV recidivante dopo il trapianto di fegato, sono stati randomizzati a ricevere per 12 o 24 settimane Harvoni più ribavirina (RBV). Dieci pazienti sono stati esclusi dallo studio a causa del trapianto (n=7) o perché erano in fase pre-trapianto, ma con malattia non scompensata (n=3); altri 27 di questi pazienti non hanno ancora raggiunto la settimana 12 post-trattamento. La tabella seguente indica il numero e la percentuale di pazienti con genotipo 1 (per i quali sono disponibili dati), che hanno raggiunto una risposta virologica sostenuta dopo 12 settimane di trattamento (SVR12).
SVR12 | |||
Durata del trattamento | Pre-trapianto | HCV recidivante post-trapianto di fegato | |
Con cirrosi scompensa- ta (CPT B+C) |
Non cirrotici (F0-F3) e con cirrosi compensata (CPT A) | Con cirrosi scompensa- ta (CPT B+C) |
|
12 settimane | 86% (n=37/43) | 96% (n=72/75) | 91% (n=20/22) |
24 settimane | 85% (n=35/41) | 98% (n=57/58) | 95% (n=19/20) |
Dei 32 pazienti con genotipo 4, 27 (84%) hanno raggiunto una SVR12. Inoltre, tra i pazienti con cirrosi compensata e scompensata prima e dopo il trapianto di fegato, la risposta virologica è stata associata a un miglioramento dei punteggi Model for End-Stage Liver Disease (MELD) e CPT, usati per valutare la malattia epatica allo stadio terminale.
Gli eventi avversi più comuni sono stati affaticamento, anemia, nausea e mal di testa. In totale, sei pazienti hanno interrotto il trattamento a causa di eventi avversi: di questi, cinque erano affetti da cirrosi scompensata.
A sostenere ulteriormente il profilo di sicurezza di Harvoni più RBV tra questa popolazione di pazienti sono i dati provenienti da un’analisi aggregata di sicurezza condotta su 659 pazienti trattati nell’ambito degli studi SOLAR-1 e S SOLAR-2 (ePoster #P0774). Entrambi gli studi hanno valutato Harvoni più RBV per 12 o 24 settimane nei pazienti con HCV di genotipo 1 o 4 e con malattia epatica scompensata o con infezione da HCV recidivante dopo trapianto di fegato. SOLAR-1 è stato condotto negli Stati Uniti, con i relativi dati presentati in novembre al The Liver Meeting 2014, mentre SOLAR-2 è stato condotto in Australia, Canada, Europa e Nuova Zelanda. In generale, gli eventi avversi sono stati simili a quelli osservati nel corso di precedenti studi, inclusi quelli di Fase III ION. Meno del 3% (n=19/659) dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di eventi avversi, e nessuno di questi ultimi è stato attribuito al trattamento con Harvoni. In questi due studi si sono verificati 20 decessi in totale, nessuno dei quali – a giudizio dello sperimentatore – è stato ritenuto correlato al trattamento oggetto di studio.
Epatite C colestatica fibrosante
Un ulteriore sottoinsieme degli studi Solar-1 e Solar-2 ha dimostrato il 100% di tassi di SVR12 tra 11 pazienti che soffrivano di epatite C fibrosante colestatica (FCH) conclamata, dopo 12 o 24 settimane di Harvoni più RBV. La FCH è una forma rara e grave di epatite recidivante – che insorge dopo il trapianto di fegato ed è associata a elevati tassi di morbilità e mortalità – per la quale attualmente non esistono opzioni terapeutiche approvate.
Cirrosi e ipertensione portale
Lo studio GS-US-334-0125 ha valutato 50 pazienti con infezione da HCV di genotipo 1-4 e con cirrosi e ipertensione portale. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere per 48 settimane Sovaldi più RBV fin dall’inizio (n=25), oppure al termine di un periodo di 24 settimane di osservazione (n=21). Quattro pazienti nel braccio di osservazione hanno interrotto lo studio ancora prima di ricevere il trattamento. Tra i pazienti che hanno ricevuto il trattamento con Sovaldi più RBV, il 72% (n=33/46) ha raggiunto una SVR12. Un sottogruppo di 37 pazienti ha avuto il gradiente pressorio venoso-epatico (HVPG) misurato sia al basale sia al termine del trattamento. Di questi, il 38% (14/37) ha sperimentato una riduzione ≥10% e il 24% (9/37) una riduzione ≥20% del HVPG dal basale al termine del trattamento. Un valore basale di bilirubina totale pari a <1,5 mg/dl è stato associato a una diminuzione ≥20% del HVPG (p=0,03). Questo è il primo studio che ha dimostrato l’effetto di farmaci antivirali ad azione diretta come Sovaldi sul HVPG: ulteriori valutazioni verranno effettuate in questi pazienti un anno dopo il trattamento.
La sicurezza e l’efficacia di questi usi sperimentali di Harvoni e Sovaldi non sono state stabilite.
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