MSD ha annunciato in un comunicato stampa i primi risultati della ricerca sull’uso di pembrolizumab, terapia anti-PD-1, come monoterapia per pazienti con carcinoma nasofaringeo (NPC) avanzato non resecabile con espressione di PD-L1 (≥1% delle cellule nei nidi tumorali o nelle bande PD-L1+ dello stroma) che non rispondono alla terapia attualmente disponibile o per i quali tale terapia non è appropriata.
I dati provengono dallo studio di Fase Ib KEYNOTE-028 e hanno dimostrato un tasso di risposta globale (ORR) confermato e non confermato del 22,2% (95% CI, 8,6-42,3) nei pazienti valutabili (n=27) trattati con pembrolizumab in monoterapia.
Lo studio KEYNOTE-028 su pembrolizumab
MSD ha avviato un vasto programma di sviluppo clinico per la valutazione di pembrolizumab nel tumore della testa e del collo in diverse linee terapeutiche, sia in monoterapia, sia in associazione a chemioterapia o altri agenti. Nell’ambito di KEYNOTE-028, pembrolizumab è in studio in pazienti con NPC avanzato non resecabile che non rispondono alla terapia attualmente disponibile o per i quali tale terapia non è appropriata.
KEYNOTE-028 è uno studio clinico di Fase Ib, multicoorte, non randomizzato e di tipo basket, un modello di trial che permette di studiare più sottopopolazioni di diversi tipi di tumore o diversi tipi istologici nell’ambito di un unico studio. Questo studio clinico, attualmente in corso, sta valutando la sicurezza, la tollerabilità e l’attività antitumorale di pembrolizumab in monoterapia (con dosaggio 10 mg/kg ogni due settimane) in oltre 450 pazienti con 20 diversi tipi di tumore. Lo studio è stato disegnato per valutare i pazienti con tumori solidi avanzati che esprimono PD-L1 e non hanno risposto alla terapia attualmente disponibile o per i quali tale terapia non è appropriata.
Questi primi risultati su 27 pazienti con NPC avanzato già trattati in maniera aggressiva hanno dimostrato un ORR del 22,2% (n=6/27) (secondo i criteri RECIST v1.1), incluse 6 risposte parziali (95% CI, 8,6-42,3). Inoltre, il 55,6% dei pazienti ha mostrato una malattia stabile (n=15/27) (95% CI, 35,3-74,5). Il tasso di controllo della malattia (DCR) è stato del 77,8% (n=21/27) (95% CI, 57,7-91,4) e la riduzione del tumore è stata raggiunta nel 67% dei pazienti. Il tasso di sopravvivenza libera da progressione (PFS) a 6 mesi è stato del 49,7 e quello a 12 mesi del 28,9%. La durata mediana del follow-up per i pazienti valutabili è stata di 12,9 mesi (range da 2,2 a 15,0) e la durata mediana della risposta è stata di 10,8 mesi (range da 4,8 a 10,8).
Gli eventi avversi sono stati generalmente coerenti con i dati sulla sicurezza riferiti in precedenza per pembrolizumab. Gli eventi avversi di Grado 3-5 correlati al trattamento e valutati dai ricercatori sono stati: epatite (n=2), polmonite (n=2), anemia (n=1), dolore al volto (n=1), aumento della creatin fosfochinasi (n=1), proteinuria (n=1) e sepsi (n=1). Gli eventi avversi immuno-mediati sono stati: ipotiroidismo (n=5), epatite (n=4) e polmonite (n=3). Si è verificato un decesso correlato al trattamento a seguito di sepsi batterica.
PD-L1 l’espressione di PD-L1
PD-L1, chiamato anche ligando 1 della morte programmata, è una proteina espressa su molti tipi di cellule, incluse alcune cellule tumorali. In condizioni normali, l’interazione di PD-L1 con un’altra proteina, chiamata recettore 1 della morte programmata o PD-1 (Programmed Death receptor-1), funziona da importante checkpoint del sistema immunitario, mantenendo in equilibrio questo sistema e impedendo all’organismo di attaccare le proprie cellule in caso di infiammazione o infezione. Quando i tumori esprimono PD-L1, tuttavia, possono eludere il rilevamento e la distruzione da parte delle cellule T citotossiche – un tipo di cellule immuni antitumorali – permettendo al tumore di sopravvivere e svilupparsi. L’espressione PD-L1 dei tumori è stata osservata a vari livelli in molti tipi di tumore, tra cui il carcinoma mammario, il tumore del polmone e della vescica e il carcinoma nasofaringeo.
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