Mario Melazzini è il presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco che il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha scelto per il “dopo Pecorelli”.

Il 16 dicembre scorso la Lorenzin aveva accolto le dimissioni rassegnate dal prof. Sergio Pecorelli da presidente del consiglio d’amministrazione di Aifa: «In questi anni ho avuto modo di apprezzare la sua professionalità ed esperienza, riconosciuta non solo in Italia, ma dalla comunità scientifica. Lo ringrazio per il lavoro svolto e per il gesto di sensibilità istituzionale». Sergio Pecorelli era stato sospeso a fine novembre per presunti conflitti di interesse nelle sue attività, in particolare in alcune società e fondazioni impegnate nel settore delle scienza della vita.

volto di Mario Melazzini in primo piano
Mario Melazzini è il nuovo presidente Aifa scelto da Beatrice Lorenzin

Ora alla guida di Aifa ci sarà Mario Melazzini, assessore all’Università, Ricerca e Open Innovation di Regione Lombardia, medico e malato di Sla. È Presidente di ArisLa (la Fondazione Italiana di ricerca per la sclerosi Laterale Amiotrofica) e direttore scientifico del Centro Clinico NeMo di Fondazione Serena presso l’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda di Milano.

Melazzini avvicinerà davvero la BigFarma al paziente?

In un’epoca in cui si cerca accorciare le distanze tra azienda farmaceutica e pazienti, creando un terreno di dialogo e di confronto affinché i malati diventino sempre più protagonisti della propria malattia e dei processi decisionali diagnostico-terapeutici, la nomina di Melazzini, a nostro parere, può rappresentare il vero cambiamento di rotta e la concretizzazione di questo dichiarato avvicinamento tra chi i farmaci li cerca e produce e chi i farmaci li deve prendere.

Mario Melazzini, malato di Sla e in diverse occasioni e convegni ha dimostrato il suo impegno nel promuovere la ricerca, l’empowerment del paziente e l’importanza di costruire percorsi di cura che possano mettere il paziente al centro.

Presa in carico del malato

«Lo sguardo nuovo con cui guardare il malato e non la malattia può portare a un radicale cambiamento culturale nel farsi carico della persona malata insieme alla sua famiglia per garantirle un percorso di accompagnamento realmente corrispondente ai suoi bisogni e necessità – ha dichiarato Melazzini a Rimini durante l’incontro “L’ultima parola non è la  parola fine, ma la parola bene: esperienza della malattia”. –  Uno sguardo nuovo può generare speranza, come sentimento capace di dare una incredibile voglia di vivere e di guardare al futuro». Da queste convinzioni è nato il Centro Clinico NeMo, che oggi ha sede a Milano, Messina, Roma e Arenzano (Ge) come centro specializzato di assistenza e di cura delle persone con malattie neuromuscolari ed esempi reali e concreti dell’applicazione del principio di sussidiarietà e dove il malato e non la malattia diventa il protagonista.

La ricerca clinica per dare risposte concrete

In quest’ottica, diventa fondamentale il lavoro compiuto dai ricercatori: «In un contesto generale, in cui è sempre più difficile reperire risorse, la ricerca scientifica rappresenta l’unico strumento in grado di dare risposte concrete ai bisogni e alle speranze dei malati e delle loro famiglie. Il nostro compito deve essere quello di continuare a promuoverla in modo concreto per guardare avanti e fare nuove scoperte».

A proposito delle risorse per la clinica ricerca Mario Melazzini aveva dichiarato ai microfoni di NCF: «Liberare risorse, è possibile. Dobbiamo avere il coraggio di fare delle scelte e quindi stabilire la priorità delle criticità. Forse basterebbe disinvestire il rimborso per alcune migliaia di pazienti in prevenzione cardiovascolare primaria e secondaria, spostando il trattamento con farmaci di sintesi a brevetto scaduto e optando per molecole di più vecchia generazione ma di riprovata e uguale efficacia rispetto a molecole di nuova generazione».

Segui l’intera intervista a Mario Melazzini Sostenibilità della ricerca: questione di scelte e Sperimentazione clinica costo od opportunità.