Con un editoriale pubblicato sul suo sito e firmato dal presidente Mario Melazzini e dal direttore generale Luca Pani, l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha preso una decisa posizione nei confronti dell’azienda americana Gilead, produttrice della famiglia di farmaci antivirali di nuova generazione contro l’epatite C.

Il primo rappresentante di tali farmaci è sofosbuvir, da anni al centro dell’attenzione mediatica per i costi elevatissimi e pressoché insostenibili per i servizi sanitari, sia italiano che degli altri Paesi.

«Davanti a evidenze del genere, se confermate, verrebbe il legittimo sospetto che la Gilead non sia solo un’azienda farmaceutica quanto piuttosto finanziaria e che le sue strategie di continuare a massimizzare i profitti stiano seriamente offuscandone non solo l’immagine ma anche il valore commerciale globale. Tutto ciò produrrebbe un danno economico ben maggiore di quanto prevedibile e qualcosa di cui il suo appena rinnovato management farebbe bene a tener conto», si legge nell’editoriale firmato da Pani e Melazzini.

In un editoriale, AIFA ha ripreso i dati di un report ATF contro le politiche fiscali di Gilead e i prezzi dei farmaci per il trattamento dell'epatite C
In un editoriale, AIFA ha ripreso i dati di un report ATF contro le politiche fiscali di Gilead e i prezzi dei farmaci per il trattamento dell’epatite C

Politiche fiscali di Gilead sotto accusa

Ma quali sono le evidenze a cui si richiama AIFA per la sua presa di posizione? L’agenzia si rifà, nel suo editoriale, al rapporto “Gilead sciences: price gouger, tax dodger” di fresca pubblicazione da parte di Americans for tax fairness (ATF), una coalizione di 425 organizzazioni nazionali e statali statunitensi che rappresentano un totale di oltre 10 milioni di persone e che sostiene la necessità di un riforma comprensiva e progressiva del sistema fiscale Usa come via per sostenere la crescita del Paese.

Il rapporto accende i fari sulle politiche fiscali di Gilead che, come molte altre aziende con sede negli Usa, ha spostato alcune proprietĂ  intellettuali in Irlanda per poter godere di una tassazione privilegiata, che le avrebbe permesso di ridurre le imposte Usa di 10 miliardi di dollari dal 2013. L’accusa mossa a Gilead dal rapporto ATF è quella di puntare molto piĂą all’aumento del margine di profitto per gli azionisti che non all’accessibilitĂ  alla cura per i pazienti e alla sostenibilitĂ  per i payor. Secondo il report, all’aumento vertiginoso del margine di profitto sarebbe corrisposta una contemporanea diminuzione del 40% dell’aliquota fiscale.

I dati del rapporto

Secondo quanto riportato da AIFA sulla base del report di ATF, solo il 37% circa dei profitti generati negli Usa dal sofosbuvir sarebbero stati contabilizzati negli Stati Uniti, mentre la restante parte verrebbe imputata a vari paradisi fiscali a tassazione ridotta o nulla. Secondo ATF, il margine di profitto per Gilead sarebbe aumentato di cinque volte dal 2013, fino ai 21,7 miliardi di dollari del 2015, a fronte di una diminuzione dell’aliquota fiscale a livello mondiale dal 27,3% al 16,4%.

Secondo i dati citati nel report e ripresi da AIFA, un ciclo di trattamento di 12 settimane con sofosbuvir aveva un costo di listino di 84 mila dollari nel 2013, 1000 $ al giorno. Il trattamento di combinazione sofosbuvir + ledipasvir è stato lanciato da Gilead nel 2014 al costo di 1.125 dollari a compressa, o 94.500 dollari per un trattamento completo. Eppure “diversi gruppi di ricerca hanno stimato che il costo di produzione di un trattamento completo varia da 68 a 1400 dollari”, si legge nel report di AFT, che sottolinea anche i contributi di oltre 5 miliardi di dollari l’anno ottenuti da Gilead attraverso i programmi Medicare e Medicaid per il trattamento di migliaia di pazienti affetti da epatite C.

Le negoziazione del prezzo in Italia

I rappresentanti dell’Agenzia italiana del farmaco ricordano nell’editoriale come, fin dall’inizio della negoziazione del prezzo del farmaco in Italia, AIFA abbia fatto appello “alla trasparenza e alla responsabilità sociale dell’Azienda, che richiedeva un prezzo insostenibile per il Servizio sanitario nazionale, ingiustificato e persino inopportuno visto il numero di pazienti nel nostro Paese e anche alla luce dei profitti insperati realizzati nei primi mesi di vendita”.

L’Agenzia sta attualmente rinegoziando con Gilead il contratto di fornitura di sofosbuvir e ledipasvir, scaduto il 18 giugno scorso. Con una comunicazione del 1° luglio, AIFA informava “che la negoziazione dei nuovi parametri contrattuali, pur ampiamente avviata nei termini di legge, è molto impegnativa a causa della distanza tra il costo proposto dalla Gilead Sciences e quello ritenuto più conveniente per il Servizio sanitario nazionale”.

Nell’editoriale del 15 luglio, i rappresentanti dell’ente regolatorio nazionale hanno ribadito come l’innovazione e l’accesso equo ai farmaci siano necessariamente correlati a costi sostenibili. “Le politiche di prezzo delle aziende non possono essere guidate esclusivamente da logiche di profitto, che non tengano conto dei risvolti etici e strategici nel lungo periodo, perché ciò andrebbe a danno, non soltanto dei pazienti, ma anche di quella ricerca da cui scaturiscono certamente benefici di salute per la collettività ma, in ultima analisi, proprio gli utili per le imprese”, si legge ancora nell’editoriale. Che potrebbe essere un modo per mettere pressione all’azienda e sbloccare una trattativa difficile.