La spinta alla lotta contro la malaria è passata questa volta attraverso una “scatola delle meraviglie”: sono stati pubblicati sull’ultimo numero di PLOS Pathogens i dati della ricerca open-access condotta in oltre duecento laboratori di trenta diverse nazioni a partire dal Malaria Box e in base ai quali sono già partiti dieci nuovi programmi di ricerca di nuovi farmaci contro la malaria e altri patogeni. Nell’articolo, i ricercatori che lo hanno firmato sottolineano come un elemento chiave che frena l’innovazione nel drug discovery sia la scarsa interazione tra università e industria. “Gran parte delle risorse globali in biologia sono presenti nelle università, mentre il focus della chimica medicinale è soprattutto all’interno dell’industria. La open-source drug discovery, grazie allo scambio d’informazioni, è il primo passo per colmare questo gap”, si legge nell’articolo.

Sono stati pubblicati su PLOS Pathogens i risultati della prima ricerca open access sulla malaria
Sono stati pubblicati su PLOS Pathogens i risultati della prima ricerca open access sulla malaria

L’iniziativa è durata quattro anni, da dicembre 2011 a fine 2015, e ha fornito gratuitamente il Malaria Box ai ricercatori che ne hanno fatto richiesta, con l’unica clausola di pubblicare e rendere disponibili nel pubblico dominio i risultati ottenuti. I laboratori che hanno partecipato all’iniziativa hanno avuto accesso, in questo modo, a 200 composti d’interesse per attivitĂ  di R&D di nuovi farmaci orali e altrettante possibili sonde utilizzabili nella ricerca contro la malaria. Le sostanze, contenute nel Malaria Box sotto forma di soluzione 10 mM in dimetil solfossido, sono state prescelte a partire da un pool di 20 mila candidati isolati attraverso una campagna di screening su 4 milioni di composti delle librerie del St. Jude Children’s Research Hospital, di Novartis e di GSK. La scelta è stata mirata a garantire la migliore varietĂ  strutturale delle sostanze prescelte, proprietĂ  adeguate alla somministrazione orale e assenza di possibili agenti tossici.

L’iniziativa mirava a selezionare i composti piĂą promettenti attraverso l’integrazione dei dati di un gran numero di screening sulle stesse sostanze. Secondo lo studio, il progetto globale ha permesso di identificare sostanze attive anche su altri microrganismi – tra cui protozoi, elminti, batteri e micobatteri e anche contro il cancro – oltre che sul plasmodium falciparum responsabile della malaria. Per 135 composti della selezione è stato anche possibile ipotizzare un meccanismo d’azione contro la malaria.

“Il Malaria Box è stato un esperimento – ha commentato il chief scientific officer di MMV, Timothy Wells. – E ha superato le nostre aspettative. Se c’è solo una cosa che i ricercatori della drug discovery mancano è l’accesso ai composti fisici, e noi di MMV insieme ai nostri partner abbiamo deciso di forniglierlo gratuitamente nella forma del Malaria Box”.

Secondo quanto reso noto dal coordinatore per conto di MMV, Wesley Van Voorhis dell’università di Washington, sulla base dei risultati ottenuti dal progetto open source il National Cancer Institute ha avviato nuovi studi su un prodotto attivo contro il tumore del colon, mentre altri laboratori in Europa e negli Stati Uniti, oltre che MMV in collaborazione con GSK e Novartis, hanno avviato nuove ricerche nel campo della lotta ai parassiti e alla malaria.

Il successo dell’iniziativa è stato tale che MMV ha ricevuto un finanziamento della Bill & Melinda Gates Foundation per replicare il progetto con il nuovo Pathogen Box, che contiene questa volta altre quattrocento sostanze attive contro alcuni patogeni responsabili di altre malattie neglette.