Baricitinib per il dolore nell’artrite reumatoide è stato valutato in una analisi dello studio RA-BEAM. Il farmaco è un inibitore degli enzimi delle Janus chinasi (in particolare JAK 1 e JAK 2) sviluppato da Lilly.

Baricitinib per il dolore nell'artrite reumatoide è stato valutato in una analisi dello studio RA-BEAM. L'inibitore JAK ha migliorato del 30% il dolore e la capacità lavorativa
Baricitinib per il dolore nell’artrite reumatoide è stato valutato in una analisi dello studio RA-BEAM. L’inibitore JAK ha migliorato del 30% il dolore e la capacità lavorativa

In questa analisi dello studio RA-BEAM, baricitinib ha mostrato una particolare capacità di controllare il dolore e la stanchezza, due dei sintomi più resistenti ai trattamenti che influiscono pesantemente con le attività quotidiane e lavorative. I risultati dell’analisi sono stati presentati al Congresso dei Reumatologi Europei EULAR 2017.

I pazienti con AR hanno una caratteristica sensazione di rigidità e dolore prevalentemente mattutini che in molti casi diventano invalidanti e costanti.

Analisi dello studio RA-BEAM e valutazione del dolore nell’artrite reumatoide

«La valutazione dell’impatto del dolore sta assumendo un ruolo sempre più importante nella percezione della gravità della malattia. Una indagine della Rheumatology Patient Foundation americana riferisce che il 68% dei malati non aveva neanche un giorno al mese senza dolore. Soltanto un quarto degli intervistati ha confermato che la rigidità articolare mattutina migliorava nelle ore successive, mentre per la maggior parte perdurava costantemente – spiega Luigi Sinigaglia dell’Unità Operativa di Reumatologia dell’Istituto Gaetano Pini di Milano. – Nello studio RA-BEAM il dolore è stato misurato con un questionario con una scala specifica di valutazione del dolore (VAS-PAIN) ed è stato somministrato un questionario specifico chiamato WPAI-RA (Work Productivity and Activity Index) che valuta il livello di compromissione della vita attiva e la produttività del paziente-lavoratore in termini di assenteismo e presenteismo (fenomeno per cui la persona è presente al lavoro ma la sua performance viene compromessa dallo stato di malattia)».

Gli aspetti di valutazione del questionario sono molteplici: da quelli generali sino alla valutazione di singole funzioni come stare in piedi o svolgere attività specifiche.

I risultati dello studio

Lo studio ha evidenziato un calo del 30% dei sintomi dolorosi nelle attività quotidiane già dalla prima settimana di trattamento. Questo si associava al miglioramento del 30% delle performance nelle attività lavorative (P. <0,001) con effetti positivi già alla dodicesima settimana di trattamento.

«Si tratta di un aspetto molto importante – prosegue Sinigaglia. – Non va dimenticato che molti pazienti sono nel pieno della propria attività lavorativa. Sino a pochi anni fa, tra il 32 e il 50% dei pazienti perdeva il lavoro entro dieci anni dalla diagnosi. Offrire quindi una terapia efficace significa spesso offrire la possibilità di continuare a inseguire i propri obiettivi. Le terapie attualmente disponibili sono invece in grado di migliorare la capacità lavorativa di migliorare il dolore e raggiungere l’obiettivo della remissione. Questo è possibile ancor di più grazie alle nuove molecole come baricitinib».

L’impatto dell’artrite reumatoide sulla capacità lavorativa

«Il lavoro è un pilastro del benessere e dell’equilibrio delle persone con una malattia cronica – ricorda Silvia Tonolo, presidente di ANMAR. – Proprio le persone con artrite reumatoide lavorano 53% in meno rispetto alla popolazione generale. Terapie più efficaci, maneggevoli e sicure permettono oggi di ridurre significativamente il danno alle articolazioni e migliorano il ‘funzionamento’ complessivo della persona».

«L’impatto emotivo talora compromette aspetti fondamentali della vita, con il 40% dei pazienti che riporta conseguenze negative sui rapporti di coppia. Sono i risultati dell’indagine RA MATTERS presentata all’EULAR 2017, che ha coinvolto 6208 partecipanti in 8 paesi, ha rivelato informazioni importanti anche per ciò che riguarda la gestione e le decisioni sul trattamento» – prosegue Silvia Tonolo.

I risultati dell’indagine RA MATTERS sono stati illustrati da Antonella Celano alla guida di APMAR (Ass. Per. Mal. Reumatiche):

«I sintomi fisici come la stanchezza (43%) e il dolore (39%) continuano a essere le barriere più grandi per le persone con artrite reumatoide sul posto di lavoro. Oltre il 60% di persone affette da questa patologia hanno difficoltà generiche. Il 23% denuncia problemi con le routine quotidiane come l’igiene e la cura personale. Più del 50% dei malati auspica che le persone sane possano comprendere meglio l’impatto fisico e psicologico dell’artrite reumatoide». 

«Molti pazienti sono convinti che la malattia sia una barriera alle ambizioni del futuro. Anche perché il suo andamento è spesso imprevedibile: alcuni godono di lunghi periodi di inattività della malattia che possono poi rimanifestarsi in maniera inaspettata, altri invece mostrano un alto livello di attività, con sintomi costanti che possono durare per mesi. Queste fluttuazioni possono portare a stress, senso di perdita di controllo e di speranza per il futuro e condanna i malati a un progressivo isolamento. Restituire anni di vita di qualità e permettere la totale realizzazione sia personale che professionale è ormai un obiettivo raggiungibile grazie a farmaci sempre più efficaci sui sintomi più invalidanti» – conclude Silvia Tonolo.

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