La produzione dell’industria chimica non cresce nei primi mesi del 2019
Paolo Lamberti La produzione dell’industria chimica non cresce nei primi mesi del 2019

La produzione dell’industria chimica non cresce nei primi mesi del 2019. Federchimica, durante la propria Assemblea annuale, prospetta un peggioramento al persistere dell’attuale clima economico di incertezza.

“La Chimica come Scienza guarda al futuro e come Industria anticipa i cambiamenti. Alcune grandi sfide dell’umanità, come l’alimentazione sostenibile, i cambiamenti climatici e l’invecchiamento della popolazione, possono essere vinte solo con nuovi prodotti e nuove sostanze. Sono soluzioni che la Chimica può garantire, ma è necessario superare gli orientamenti antiscientifici che, facendo leva sull’emotività, penalizzano l’eccellenza scientifica e la nostra competitività industriale”.

Questo l’appello che Paolo Lamberti, presidente di Federchimica ha rivolto nella sua relazione all’Assemblea annuale della Federazione nazionale dell’Industria chimica,intitolata “Scienza Chimica Industria”.

All’Assemblea Federchimica sono intervenuti anche Ferruccio Resta, rettore Politecnico di Milano; Ferruccio De Bortoli, giornalista; Vincenzo Boccia, presidente Confindustria.

La produzione dell’industria chimica non cresce nei primi mesi del 2019
Paolo Lamberti, presidente di Federchimica: la produzione dell’industria chimica è stagnsnte

«Tornare a crescere – dichiara Lamberti – è imperativo. Sono assolutamente necessarie semplificazione normativa e riforma della Pubblica amministrazione, ambiti dove il divario tra l’Italia e gli altri Paesi è massimo. Sono interventi che non generano debito pubblico e non vanno contro le regole europee, ma serve visione e volontà politica per attuarle». Queste misure gioverebbero a tutti i comparti ma ancor più alla Chimica, che è «il settore più regolamentato e che in quanto ‘infrastruttura tecnologica’  può trasferire a tutti i settori manifatturieri soluzioni innovative, finalizzate all’efficienza e alla sostenibilità – continua Lamberti. – Per crescere abbiamo bisogno di investimenti per la ricerca e sviluppo così come della valorizzazione dei nostri centri di eccellenza per rendere attraente l’Italia per i ricercatori, italiani ed esteri».

«La consapevolezza dei rischi di una giungla normativa e di un generale atteggiamento antiscientifico e antindustriale rappresentano un rischio per tutto il sistema; serve uno sforzo comune, da parte del mondo industriale, di quello accademico, dei media e, ovviamente, del Legislatore».

Mancano anche strutture adeguate per affrontare concretamente problemi urgenti: è il caso emblematico della gestione dei rifiuti: «efficienza nell’uso delle risorse e riciclo devono essere la strada maestra, ma non si può pensare di fare a meno dei termovalorizzatori: in Italia ne abbiamo solo 39, mentre sono 126 in Francia e 121 in Germania, due Paesi considerati assolutamente virtuosi da un punto di vista ambientale» – fa notare Lamberti.

Tra le priorità, il presidente di Federchimica ha inoltre sottolineato con forza l’importanza dell’Europa: «che deve essere rafforzata e non certo indebolita. Servono politiche stabili e di lungo periodo che favoriscano competitività e innovazione. È necessario che la politica industriale torni in cima alle priorità europee: auspichiamo la presenza di un Commissario di rilievo in grado di coordinare una vera politica industriale, che incentivi anche nuove eccellenze, in ambito manifatturiero e digitale».

Il ruolo della produzione dell’industria chimica in Europa

La Chimica, tra i settori manifatturieri più importanti in Europa insieme all’automotive, l’alimentare e la meccanica, ha un ruolo fondamentale per sostenere la leadership della Unione Europea a livello globale, anzitutto col suo contributo essenziale all’economia circolare.

Nel suo intervento Daniele Ferrari, presidente Cefic (Confederazione europea dell’Industria chimica) e vice presidente Federchimica, ha sottolineato come «la circolarità e l’uso efficiente delle risorse siano da considerare un’evoluzione naturale e necessaria del nostro sistema economico. A supporto di questa transizione, Cefic presenta la Mid Century Vision, che illustra lo scenario che vogliamo contribuire a realizzare al 2050 per un’industria chimica europea sostenibile e di successo».

Secondo Ferrari, è però «imprescindibile la creazione di un contesto favorevole all’innovazione che sostenga nuovi modelli di business circolari e renda l’Europa un polo di investimento attraente, oltre che di un quadro regolatorio armonizzato basato su valutazioni approfondite e ricerche scientifiche».

Andamento della produzione dell’industria chimica nei primi mesi del 2019

Per la prima volta dopo anni di segno positivo, l’industria chimica non cresce: le prospettive per la seconda parte dell’anno indicano che la produzione in Italia sarà stagnante, con possibili rischi di calo se il contesto macroeconomico, nazionale o internazionale, subisse un ulteriore deterioramento.

Il settore risente della significativa contrazione del settore auto, ma riscontra un generale ripiegamento in quasi tutti i settori clienti. Si mantengono in moderata espansione solo quelli connessi ai consumi non durevoli delle famiglie (cosmetica, detergenza e chimica destinata all’alimentare).

L’elevata incertezza porta i clienti industriali a frammentare gli ordini di prodotti chimici. La forte volatilità delle quotazioni petrolifere rappresenta un ulteriore fattore di disturbo che, da un lato, genera possibili disallineamenti tra costi di approvvigionamento e prezzi di vendita, dall’altro, amplifica l’andamento altalenante delle vendite.

Il settore conserva comunque solide caratteristiche strutturali: negli anni recenti la Chimica si è dimostrata tra i comparti che meglio hanno saputo resistere al forte calo della domanda interna, con una quota di produzione destinata all’export che supera il 50%; dal 2010, le esportazioni sono cresciute più di quasi tutti gli altri principali produttori europei.

Con oltre 2.800 imprese e circa 110 mila addetti, il settore realizza in Italia un valore della produzione pari a 56 miliardi di euro (di cui Federchimica rappresenta il 90%) ed è il terzo produttore europeo e l’undicesimo al mondo.

Negli anni recenti la chimica si è dimostrata tra i settori che meglio hanno saputo resistere e rinnovarsi per far fronte a un crollo della domanda interna senza precedenti. La quota di produzione destinata all’export supera il 50% e, dal 2010 le esportazioni sono cresciute più degli altri principali produttori europei ad eccezione della Spagna.

Il settore è solido anche dal punto di vista finanziario: insieme alla farmaceutica presenta, infatti, la più bassa incidenza delle sofferenze sui prestiti bancari (2,3% a marzo 2019
rispetto ad una media industriale pari al 11,5%).

«Molto abbiamo fatto in termini di sostenibilità sociale – ha ricordato Lamberti. – Il nostro sistema di relazioni industriali è un modello di qualità e innovatività, che mette al centro elementi imprescindibili come la tutela della sicurezza, salute e ambiente, la formazione, l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e il ricambio generazionale».

L’impegno dell’industria chimica in R&S

Un impegno, quello in ricerca e sviluppo, che il settore ha dimostrato concretamente e che ha coinvolto anche le PMI: sono oltre 7.500 gli addetti dedicati alla ricerca; un dato che negli ultimi 10 anni è aumentato quasi del 70%.

Uno dei fattori chiave di rinnovamento riguarda l’impegno verso la ricerca strutturata, che coinvolge sempre più anche le PMI chimiche. Sono oltre 7.500 gli addetti dedicati alla ricerca con un incremento che, nell’ultimo decennio, sfiora il 70%. La ricerca richiede competenze molto specifiche, ingenti risorse finanziarie e ha ritorni incerti e di medio-lungo periodo; di conseguenza è sempre più importante che le imprese, in particolare le PMI, si aprano alla collaborazione con l’esterno.

La chimica è tra i settori più attivi su questo fronte, in particolare presenta una tra le quote più elevate di imprese che collaborano con la ricerca pubblica (8% a fronte del 3% della media manifatturiera).

La ricerca chimica è centrale non soltanto per evitare una concorrenza appiattita sui fattori di costo, ma anche per trovare soluzioni tecnologiche in grado di garantire uno sviluppo eco-compatibile e affrontare con successo grandi sfide globali quali il riscaldamento globale e la disponibilità limitata delle risorse.

Il contributo dell’industria chimica alla sostenibilità ambientale

Secondo l’ultimo Rapporto Greenitaly, la chimica è il primo settore in Italia per quota di imprese (43%) che stanno investendo in nuove tecnologie e prodotti a favore della sostenibilità ambientale.

L’innovazione tecnologica non consente solamente di ridurre l’impatto dell’attività chimica, ma genera benefici ambientali anche per gli utilizzatori, industriali o finali, ad esempio in termini di minore consumo di energia, minore inquinamento in fase di utilizzo, maggiori possibilità di riciclo al termine del ciclo di vita. Anche per promuovere i nuovi paradigmi dell’economia circolare, la chimica riveste un ruolo fondamentale in quanto si colloca a monte di numerose filiere e possiede le competenze tecnologiche, relative alla gestione delle sostanze e della materia, necessarie per guidare il cambiamento.