Siglato il 12 dicembre 2018 il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro 2019-2022 chimico e farmaceutico

 Il platino utilizzato contro il cancro e non assorbito interferisce con il trasporto del rame causando tossicità cellulare e resistenza alla cura. Un gruppo di ricerca dell’Istituto di cristallografia del Consiglio nazionale delle ricerche e del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari, ha svolto uno studio che ha consentito di dimostrare come il platino contenuto nei farmaci antitumorali, e non assorbito, possa interferire con i meccanismi di trasporto del rame determinando sia tossicità cellulare sia resistenza alla chemioterapia. I risultati della ricerca sono stati di recente pubblicati, con evidenza in copertina, sul Journal of the American Chemical Society.

I dettagli

Il platino è contenuto in molti farmaci utilizzati per la cura del cancro. Una parte di questo metallo si lega al DNA ed è in grado di raggiungere le cellule bersaglio. Un’altra frazione di questo elemento non viene invece utilizzata e i ricercatori di Bari hanno mostrato con questa indagine che proprio il quantitativo di platino non assorbito può essere la causa di danni cellulari e di resistenza alla terapia oncologica.

Spiega con maggiori dettagli Rocco Caliandro del Cnr-Ic: “Il rame, elemento indispensabile per la nostra salute, viene assunto normalmente attraverso l’alimentazione e distribuito nelle cellule tramite proteine specificamente adibite al suo trasporto. Usando la diffrazione a raggi X, è stato possibile determinare la struttura atomica di due proteine che trasportano il rame nelle cellule (il metallochaperone Atox1 ed il primo dominio della ATPasi di Menkes, Mnk1) e studiarle nell’atto di interagire simultaneamente con lo ione rame e con il farmaco a base di platino”. Gli fa eco Fabio Arnesano del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari, il quale ha affermato: “le indagini cristallografiche accoppiate a quelle di risonanza magnetica nucleare hanno permesso di dimostrare che i farmaci antitumorali cisplatino ed ossaliplatino possono interferire con lo scambio rapido del rame tra le proteine Atox1 e Mnk1, con possibili effetti inibitori sulla proliferazione e sulla migrazione delle cellule tumorali”.

I risultati di questo studio aprono la strada a nuove ricerche che potrebbero consentire di modulare meglio la somministrazione di chemioterapici che contengono cisplatino in modo da ridurre o eliminare la resistenza al trattamento e di migliorare l’efficacia della cura.

 

Dove: Ricerca pubblicata su Journal of the American Chemical Society. Riferimenti: Lasorsa A., Nardella M.I., Rosato A., Mirabelli V., Caliandro R., Caliandro R., Natile G., Arnesano F. “Mechanistic and Structural Basis for Inhibition of Copper Trafficking by Platinum Anticancer Drugs” J. Am. Chem. Soc. 2019, 141, 12109−12120. DOI: 10.1021/jacs.9b05550

Cover picture: https://pubs.acs.org/toc/jacsat/141/33