Dopo poco più di un anno dalla nomina di Luca Li Bassi a direttore generale del’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), il ministro della Salute Roberto Speranza ha dato il via alle procedure per la sua sostituzione con la pubblicazione sul sito del Ministero dell’avviso pubblico per le manifestazioni d’interesse. La scadenza per la presentazione delle domande è stata fissata per il 15 novembre prossimo, mentre la data per la disponibilità del nuovo l’incarico è il 9 dicembre 2019.

L’occasione ha spinto la Fondazione Gimbe a chiedere una maggiore trasparenza sull’iter della procedura di selezione, dal profilo delle competenze richieste alle procedure e ai criteri per la scelta di una figura chiave per la sostenibilità e l’innovazione farmaceutica del Servizio sanitario nazionale. “Se da un lato, il dg di Aifa gestisce la quota di spesa sanitaria più elevata, visto che il mercato dei farmaci vale più di 29 miliardi di euro, di cui oltre € 22 miliardi di spesa pubblica, dall’altro il Regolamento sull’organizzazione e il funzionamento dell’Aifa (decreto ministeriale 245/2004) ne fa una figura plenipotenziaria che, oltre ai poteri di rappresentanza legale dell’Ente, mantiene tutti quelli di gestione e direzione delle attività“, ha dichiarato il presidente del Gimbe, Nino Cartabellotta.

Un procedura di selezione ancora opaca

Considerate le enormi criticità nella governance della spesa farmaceutica, la delicata gestione dei rapporti con l’industria, l’indifferibile revisione del prontuario, l’esigenza di conciliare sostenibilità e innovazione, l’insolita ‘doppia veste’ di agenzia regolatoria e di health technology assessment, la necessità di rilanciare l’informazione indipendente sui farmaci e di potenziare la ricerca indipendente, è indubbio che la selezione del direttore generale dell’Aifa debba avvenire su basi meritocratiche in assenza di conflitti di interesse“, è la sottolineatura del presidente del Gimbe.

La procedura avviata dal ministro Speranza ricalca quella già usata dal suo predecessore, Giulia Grillo, proprio per la scelta di Luca Li Bassi. Procedura che secondo Cartabellotta ha rappresentato un primo, ma ancora insufficiente passo verso la trasparenza. Nonostante l’avviso pubblico per raccogliere le candidature, infatti, gli stadi successivi della precedente selezione non sono stati altrettanto aperti verso il pubblico; la rosa degli esperti che hanno compiuto la scelta dei tre candidati più adatti è stata resa nota solo dopo la nomina di Li Bassi, e non c’è stata alcuna trasparenza sui criteri utilizzati per la valutazione dei curricula né sulle motivazioni che hanno portato il ministro Grillo a proporre proprio il nome di Luca Li Bassi alla Conferenza delle Regioni e Province autonome.

A fronte dell’enorme complessità dell’Aifa – spiega Cartabellotta – i requisiti richiesti per ricoprirne il ruolo di direttore generale sono troppo generici e non è mai stato definito un profilo di competenze specifiche“. Gli attuali criteri, citati anche nell’ultimo bando emesso dal ministro Speranza ai sensi dell’articolo 10 del decreto 245/2004, richiedono solo il possesso di un diploma di laurea specialistica e una non meglio definita “qualificata e documentata competenza ed esperienza sia sul piano tecnico-scientifico nel settore dei farmaci, sia in materia gestionale e manageriale”.

Di tutt’altro spessore, ad esempio, la dettagliatissima call della Commissione europea per la nomina del nuovo direttore esecutivo dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema) destinato a sostituire Guido Rasi. Call che descrive minuziosamente anche il processo che porta alla selezione dei candidati e alla nomina del direttore esecutivo da parte della Commissione europea.

La richiesta avanzata dalla Fondazione Gimbe al ministero è di rendere pubblici, prima della nomina del nuovo dg di Aifa, almeno una descrizione analitica delle competenze richieste e delle procedure e criteri di valutazione. Il presidente Cartabellotta ha fatto anche rilevare che, dopo quindici anni, il decreto ministeriale 245/2004 ha ormai fatto il suo tempo. “È dunque necessario avviare una discussione più ampia sulla necessità di modificarlo, in particolare rispetto alle modalità di conferimento dell’incarico di direttore generale, sia perché il ruolo dell’Aifa è profondamente mutato, sia perché la riforma degli enti vigilati è nell’agenda del nuovo Patto per la Salute“, sottolinea Cartabellotta.