Il percorso di approvazione accelerata di FDA è stato avviato nel 1992: da allora circa la metà  (112) dei 253 farmaci autorizzati all’interno di esso non avrebbero trovato riscontro di efficacia clinica, secondo un’indagine condotta dal British Medical Journal (BMJ). 

Sotto la lente, in particolare, gli studi post-marketing di fase IV collegati a questo tipo di approvazione, pensata per far arrivare più rapidamente ai pazienti farmaci particolarmente innovativi e che rispondono a bisogni clinici disattesi. Studi che sono chiamati a confermare il beneficio clinico rivendicato in fase di approvazione accelerata. Secondo i dati dell’indagine, sedici farmaci sarebbero stati ritirati a seguito della mancanza di evidenze post-approvazione. “Nonostante le buone intenzioni del percorso nell’accelerare ‘la disponibilità dei farmaci che trattamento malattie gravi’, gli esperti  sono preoccupati che esso sia ora utilizzato a detrimento dei pazienti, a cui potrebbe venire prescritto un farmaco che offre pochi benefici e un possibile danno, e dei contribuenti”, si legge nell’articolo firmato da Elisabeth Mahase.

Tra gli esempi citati figura quello del celecoxib, autorizzato nel 1999 per l’indicazione della poliposi adenomatosa familiare e ritirato volontariamente per questa indicazione dopo dodici anni sulla base della mancanza di trial confermatori. BMJ ha anche condotto un sondaggio circa la realizzazione di studi di fase IV tra le aziende produttrici di ventiquattro diversi trattamenti sul mercato da più di cinque anni; di questi, sei sono stati definitivamente approvati, ritirati o hanno avuto un posticipo, mentre solo un terzo dei rimanenti (6/18) hanno fornito evidenza di studio clinici, con quattro aziende che hanno dichiarato di aver iniziato a reclutare i pazienti e altre due che hanno segnalato di essere in una fase di discussione del disegno degli studi con FDA.

Gli esperti interpellati dalla rivista britannica si sono trovati concordi nel ritenere che il percorso di autorizzazione accelerata sia utile e possa apportare benefici ai pazienti, pur necessitando di alcune migliorie. Tra queste, un possibile suggerimento riguarda la possibilità di concordare il disegno degli studi confirmatori, approvarli e iniziarli già in fase del processo di approvazione accelerata.

Già ad aprile 2021, uno studio dell’Institute for Clinical and Economic Review (ICER) segnalava che la mancanza di ”pericoli credibili” circa il ritiro dell’approvazione da parte dell’ente regolatore in caso di mancanza di studi confermatori da parte dell’azienda sponsor rappresenta un incentivo molto debole nei confronti della loro effettiva esecuzione.

Spesso il giudizio si basa su evidenze indirette e surrogate del beneficio clinico, un modo di procedere che secondo l’autrice potrebbe portare a “inconsistenze e mancanza di trasparenza delle decisioni, che ha portato a serie domande sugli standard di evidenza che vengono accettati”. A questo riguardo, il report ICER suggeriva anche di rafforzare la selezione degli endpoint surrogati da utilizzare negli studi, agire sul piano regolatorio sui prezzi dei farmaci approvati con procedure accelerata e prevedere step di revisione a intervalli regolari volti a confermare il beneficio atteso sul piano terapeutico.