La recente Giornata mondiale contro l’ictus cerebrale 2021 è stata l’occasione per lanciare il Value Based Healthcare Ecosystem (VBHE) in Cardiovascular Risk Patient Management, un’iniziativa nata per supportare il raggiungimento degli obiettivi del PNRR Salute legati, in modo particolare, allo sviluppo di una sanità di prossimità anche attraverso l’impiego della digital health.

L’ecosistema per la gestione del rischio cardiovascolare punta a realizzare nuovi percorsi attraverso l’azione, integrata e su più fasi, da parte di diverse organizzazioni sanitarie innovative, sotto il coordinamento scientifico della Rete Cardiologica degli IRCCS. Più in particolare, partecipano al progetto la Fondazione Innovazione e Sicurezza in Sanità, Fimmg e Federfarma, Gruppo Multimedica, Allianz Care e ItaliAssistenza; Daiichi Sankyo Italia, invece, è il partner capofila delle diverse aziende farmaceutiche e biomedicali coinvolte nel progetto.

L’Advisory Board ha lavorato alla messa a punto del progetto si è basato, per le sue raccomandazioni, sugli esiti di due ricerche indicanti la necessità di pervenire a una maggiore integrazione tra medici specialisti, MMG e farmacie. A tal fine, vanno ripensati i percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali secondo logiche di population health management e tramite implementazione di sistemi di telemedicina.

Più in particolare, l’analisi retrospettiva realizzata da CliCon presso un campione di assistibili corrispondenti al 10% della popolazione nazionale ha indicato che il 49% dei pazienti in trattamento ipolipemizzante non risulta controllato. Percentuale che sale ad oltre l’80% nei pazienti a rischio alto o molto alto. A ciò corrisponde un aumento del costo assistenziale annuo complessivo rispetto a quello dei pazienti controllati (€4.200 vs €2.900). Le ospedalizzazioni rappresentano la componente principale di tali costi (circa il 60%).

Il sondaggio condotto da Deloitte per Daiichi Sankyo Italia su un campione di 350 medici specialisti ha, invece, inteso indagare le principali criticità riscontrate durante la fase di emergenza Covid-19 e le possibili soluzioni per il futuro, con un focus sul paziente cardio-metabolico complesso. Il 94% dei partecipanti ha evidenziato la necessità di riorganizzare le attività ospedaliere e territoriali per una più appropriata presa in carico del paziente. Gli ospedali dovrebbero occuparsi, in modo particolare, solo dei casi acuti o di maggiore complessità/gravità, mentre i casi meno complessi dovrebbero rimanere in gestione alla rete della medicina territoriale. La disponibilità di percorsi clinico assistenziali integrati e condivisi ospedale-territorio potrebbe favorire l’efficace integrazione multi-professionale tra la medicina generale e la medicina specialistica, anche grazie agli strumenti di telemedicina.

I nuovi modelli di presa in carico e  gestione dei pazienti a rischio cardiovascolare sviluppati  e testati nell’ambito puntano a ridurre in misura significativa il rischio cardiovascolare e gli eventi avversi, con maggiore appropriatezza nel trattamento, maggiore aderenza alla terapia e una più efficace prevenzione primaria.

Gli esiti del progetto pilota potranno rappresentare un riferimento organizzativo e operativo per iniziative di più ampio respiro, estese ad altri IRCCS e ospedali e a diversi ambiti territoriali. Gli obiettivi includono anche lo sviluppo della professionalità e la certificazione delle competenze in cardiologia digitale dei clinici coinvolti.