La pandemia, nella sua tragicità, ha riacceso i riflettori sulla centralità della Salute, intesa anche come benessere collettivo. Un’eredità che, al contempo, ha consentito di ampliare la definizione di Salute, includendo la prevenzione così come i driver digitali dello sviluppo di domani quali ad esempio robotica, intelligenza artificiale e data analytics. È dunque ora di tradurre gli insegnamenti ricevuti in azioni concrete volte a costruire un futuro migliore per il mondo Health e in particolare per il Medtech. Un settore che, oggi, anche in Italia può progredire e avanzare contando sulla disponibilità di significative risorse – sia pubbliche che private – come non accadeva dal secondo dopo guerra.
Avanguardia e innovazione
Non solo fondi, ma anche idee all’avanguardia, iniziative di rilievo e la volontà di ulteriore sviluppo mostrata da tutti gli attori della filiera: l’Italia non ha nulla da invidiare agli altri Paesi europei e ha tutte le carte in regola per ripartire insieme a loro.
“Si sono effettivamente presentate delle concrete opportunità di crescita che l’Italia deve cogliere per meglio posizionarsi e confrontarsi a livello europeo – commenta Michele Perrino, Presidente e Amministratore Delegato di Medtronic Italia – Per vincere questa sfida abbiamo innanzitutto bisogno di un cambiamento culturale: è necessario iniziare a valutare le iniziative in termini di risultati per non competere tra di noi. Fondamentale, in questa fase, è dunque la capacità di lavorare tutti insieme affinché il Sistema Paese possa eccellere e cogliere le occasioni offerte dal particolare momento storico che stiamo affrontando”.
Un processo, quello dell’innovazione, che dovrebbe diventare costante e stabile nel contesto imprenditoriale italiano, ma che molto spesso si scontra con un andamento che non consente di stare al passo con le regole e le dinamiche dettate dal mercato.
“Fronteggiare traiettorie tecnologiche articolate non è facile per molte organizzazioni. – dichiara Roberto Cimino, Vicepresidente Technology Cluster Blue Italian Growth– Tuttavia, la ricerca di strumenti con cui affrontare un ambiente sempre più competitivo, innovativo e veloce, dimostra una crescente consapevolezza nelle aziende italiane seppur con diversi ritmi di attuazione. Da una parte vi sono le società che accettano il ruolo di Champions e aggregano le altre guidandole e dall’altra i laggard che sono leggermente più indietro”.
Un benchmark internazionale
Uno scenario complesso che richiede la presenza di ulteriori fattori oltre a quelli fin qui discussi. Volgendo lo sguardo al contesto internazionale vari gli esempi da prendere in considerazione che offrono elementi assimilabili alla specifica situazione italiana, senza però dimenticare le peculiarità e l’assetto che costituiscono la stessa.
“Modelli validi di ambienti favorevoli all’innovazione sono forniti da Israele, Stati Uniti e Germania – illustra Caterina La Porta, Ph.D. e Professore Associato, Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, Università di Milano – Negli Stati Uniti e in Israele notiamo la presenza di un ecosistema strutturato con un supporto sistematico all’innovazione che viene alimentato da fiducia e investimenti indirizzati verso progetti e idee dei quali non si conoscono gli effettivi e futuri risultati. La Germania, invece, mostra uno degli altri fattori imprescindibili per favorire l’avanzamento del processo tecnologico: fondi significativi messi rapidamente a disposizione degli attori coinvolti nella ricerca. Ritengo che siano queste le esperienze positive estere che dovremmo imitare se vogliamo replicare sistemi competitivi e di successo”.
Un contributo dal PNRR
Sembra quindi emergere un altro requisito indispensabile affinché venga costantemente alimentata l’innovazione nell’ambito della salute: la disponibilità di investimenti. L’Italia si appresta ad accogliere le risorse del PNRR che per la Salute ammonteranno (tra PNRR e Altri fondi) a oltre 30 miliardi di Euro. Risorse che saranno investite in infrastrutture per apportare concreto beneficio – tra gli obiettivi principali della Missione 6 sulla Salute si ricordano il potenziamento dell’assistenza di prossimità e della telemedicina oltre al rafforzamento dell’innovazione, della ricerca e del trasferimento tecnologico – ricomporre, innovando, un sistema Sanitario molto frammentato che vede ancora i 20 sistemi sanitari regionali non ancora interoperabili tra loro. Al fine di sfruttare totalmente il supporto economico fornito è necessaria una coordinazione corale tra tutti gli operatori che compongono l’industry e una visione a medio-lungo termine.
“In questo frangente i rettori sono stati chiamati ad assumere un ruolo primario: identificare le eccellenze e le specialità delle università italiane e dei centri di ricerca ai quali dirigere le risorse per evitare che si trovino in una situazione di reciproca competizione, ottenendo così un’organizzazione ottimale – sottolinea Marco Venturelli, Ambassador di MIND Milano – Non viene tralasciata nemmeno la sfera imprenditoriale dato che si stanno individuando iniziative di ricerca transazionale di interesse per le aziende”.
Due sistemi a confronto
Gli esperti dunque concordano su un punto ben specifico: il Paese ha bisogno di un approccio che integri e sia in grado di creare una sinergia ben strutturata tra due sistemi che ad oggi non comunicano, ovvero quello accademico e aziendale.
“Oggi più che mai, risulta essenziale rafforzare e consolidare il rapporto tra industria e ricerca – osserva Carlo Bonadonna, Coordinatore Mentor della Fondazione UNIMI– Le competenze core appartenenti a questi due mondi sono complementari e devono essere necessariamente integrate e condivise: le conoscenze del ricercatore, di fatti, non contemplano le reali necessità del mercato e dell’utilizzatore finale. Consolidare tale relazione consente anche di orientare efficacemente la ricerca di base. Il nostro programma See4Innovation è propedeutiche al trasferimento in Mind”.
Una posizione condivisa anche da Roberta Gilardi, CEO di G-Gravity che conclude: “Abbattere i silos per instaurare un dibattito collettivo è la chiave per massimizzare le capacità, i progetti e le risorse che il nostro Paese già possiede. Le varie iniziative devono collaborare all’unisono, pur mantenendo le proprie specificità, per creare la massa critica necessaria affinché non si perda l’opportunità fornita dalle risorse in arrivo. Auspico che, proprio a fronte di questa disponibilità di finanziamenti e della mancanza di una visione generale, non si venga a creare una situazione confusionaria. L’Italia ha molto da esprimere, favorendo l’imprenditorialità e creando la cultura per accelerare la ricerca possiamo realmente apportare un valore aggiuntivo in grado di portare l’eccellenza nazionale a competere globalmente”.
Autrice: Roberta Gilardi, CEO di G-Gravity