L’Agenzia Italiana del Farmaco ha presentato il Rapporto Nazionale “L’uso degli antibiotici in Italia – Anno 2020”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) e dedicato agli antibiotici a uso umano. Il Rapporto è stato presentato nel corso di un webinar che ha visto riuniti i vertici di Aifa e molti esperti di enti e istituzioni nazionali e internazionali (lo puoi rivedere a questo link).
“Questo lavoro, uno dei più importanti realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali dell’AIFA, – ha affermato il Direttore Generale Nicola Magrini – illustra una situazione italiana, europea e globale fortemente preoccupante: gli antibiotici sono usati troppo e spesso in modo inappropriato, anche se con segnali di miglioramento. L’Italia si configura come un Paese ad alto tasso di resistenze, con una situazione regionale a macchia di leopardo. Parsimonia è la parola chiave per un miglioramento dell’uso degli antibiotici in tutti i campi, nel rispetto della logica One Health”.
Per Filomena Fortinguerra di AIFA, l’Italia è ancora lontana dal target fissato dal General Programme of Work 2019-2023 dell’OMS, secondo cui la percentuale di antibiotici appartenenti alla categoria Access usati a livello nazionale dovrebbe essere maggiore del 60%.
Evelina Tacconelli, coordinatrice del gruppo OPERA di AIFA, ha sottolineato come sia essenziale promuovere interventi a vari livelli volti all’ottimizzazione delle prescrizioni, al corretto utilizzo delle nuove molecole di antibiotici in ospedale e all’omogeneizzazione degli indirizzi terapeutici in comunità. “È necessario un cambiamento che includa un ripensamento dell’atto prescrittivo basato sulle evidenze e su un approccio consapevole, per proteggere le nuove molecole e garantire la riduzione del rischio di ulteriore diffusione di batteri resistenti agli antibiotici”.
“L’OsMed nel corso degli anni ha integrato nel proprio lavoro tante esperienze diverse, adottando un approccio sempre più multidisciplinare – ha ricordato Francesco Trotta di AIFA. – È fondamentale l’integrazione delle fonti e la condivisione delle informazioni, utilizzando gli strumenti disponibili sul territorio per monitorare e migliorare i comportamenti prescrittivi”.
I dati principali del Rapporto
Il consumo complessivo, pubblico e privato, di antibiotici in Italia nel 2020 è stato pari a 17,7 DDD/1000 abitanti die (-18,2% vs 2019); questa classe terapeutica ha rappresentato nello stesso anno il 3,0% della spesa (692,1 milioni di euro) e l’1,2% dei consumi totali a carico del Servizio sanitario nazionale (SSN). Anche la spesa pro capite SSN (11,6 €) è risultata in diminuzione rispetto al 2019. Gli acquisti privati di antibiotici in classe A corrispondono al 24% del consumo territoriale totale di antibiotici e a una spesa pro capite di 2,05 €, e sono risultati pari a 3,9 dosi ogni 1000 abitanti.
Tra le diverse categorie di farmaci, i maggiori consumi sono riferiti alle penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi, davanti a macrolidi e fluorochinoloni; il consumo di antibiotici sistemici ha comunque fatto segnare una flessione del 27,4% rispetto al 2016. Il Rapporto contiene un approfondimento sulla classe degli antibiotici fluorochinoloni erogati in regime di assistenza convenzionata, esaminato prendendo come popolazioni di riferimento le donne con età compresa tra i 20 e 59 anni e gli anziani con più 75 anni.
Gli antibiotici ad uso non sistemico comprendono sopratutto prodotti a uso dermatologico e per il trattamento delle infezioni oculari, intestinali e ginecologiche. Nel 2020 il consumo queste tipologie di prodotti si è ridotto del 6,1% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda i consumi ospedalieri, le tre categorie di antibiotici più utilizzate nel 2020 sono gli “altri antibatterici beta -lattamici”, gli “antibatterici beta -lattamici, penicilline” e la classe dei “macrolidi, linconsamidi e streptogramine”. Il rapporto segnala che, nonostante in trend in diminuzione, i consumi italiani di antibiotici si mantengono ancora a livello superiore rispetto a molti Paesi europei.
I trend di utilizzo
Il SSN (assistenza convenzionata e acquisiti diretti delle strutture sanitarie pubbliche) è stato anche il principale canale di erogazione degli antibiotici (80%), seppur con una marcata riduzione rispetto all’anno precedente (-21,7%). I medici di Medicina generale e i pediatri di Libera scelta rimangono i canali prescrittivi preferenziali per gli antibiotici, come indicato dal fatto che il 90% del consumo a carico del SSN avvenga in regime di assistenza convenzionata.
Il Rapporto indica che nel 2020 circa tre cittadini su dieci hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con un tempo medio di trattamento di circa 14 giorni. La prevalenza d’uso aumenta all’avanzare dell’età, superando il 50% negli ultra-ottantacinquenni. Quasi metà della popolazione over-65 (45%) ha ricevuto nel 2020 almeno una prescrizione di antibiotici sistemici, con indici in diminuzione rispetto all’anno precedente.
All’altro estremo, il consumo di antibiotici appare più elevato nei bambini fino a quattro anni. La popolazione pediatrica fino a 13 anni d’età ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici, con una media di 2 confezioni per ogni bambino trattato. L’osservato trend in diminuzione dei consumi è stato attribuito alle misure di contenimento della trasmissione di SARS-CoV-2, efficaci anche nel ridurre la frequenza delle comuni infezioni batteriche e virali, queste ultime spesso trattate impropriamente con antibiotici, soprattutto nel periodo invernale.