In uno scenario che vede cambiamenti paradigmatici irreversibili su salute, ambiente e alimentazione, gli integratori alimentari sono destinati a un uso sempre più easy e quotidiano in diversi ambiti. Sono quasi 30 milioni gli italiani che li utilizzano, più di 8 su 10 (82,8%) li hanno assunti almeno una volta nel corso della vita e il 73,3% nell’ultimo anno. I dati emergono da uno studio (Lo scenario degli integratori, tra benessere e star bene) realizzato dal Future Concept Lab per Integratori & Salute. L’associazione, nata circa un anno e mezzo fa, riunisce 200 aziende che rappresentano il 90% del comparto degli integratori alimentari in Italia (l’export vale il 18% dei ricavi) ed è parte di Unione Italiana Food.

Un comparto in forte crescita

Quello degli integratori alimentari è un comparto in grande ascesa. In Europa supera a valore i 13 miliardi di euro. L’Italia è in pole position con una quota del 26% (circa 4 miliardi), seguita da Germania (19%) e Francia (14%). “Negli ultimi dieci anni il mercato è cresciuto del 9,5% e la crescita sembra non sia destinata a fermarsi: il futuro è roseo – ha fatto notare Germano Scarpa, presidente di Integratori & Salute – Noi siamo i primi perché le nostre aziende hanno sempre saputo innovare: il plus è innovazione e la biodiversità”. Argomento delicato rimane quello dei claim. “I probiotici, per esempio stanno andando bene, molte imprese hanno fatto studi per dimostrarne gli effetti, ma Efsa li ha cassati per svariati motivazioni, ma è sbagliato. Il riso rosso fermentato è ancora in warning, ma in questo stato ci sono altre sostanze, non condividiamo l’atteggiamento messo in atto. Oggi l’industria è ancora in mezzo al guado e speriamo che la scienza possa trovare delle modalità che dimostrino l’effetto fisiologico di uno o più nutrienti combinati. L’Europa ha poi ancora procedure non chiare e onerose rispetto agli Usa, come associazione cercheremo di sensibilizzare la politica per percorsi chiari”. Importante il ruolo che potrebbe giocare in chiave preventiva. “Un’elaborazione PwC Italia su dati Food Supplements Europe ha stimato in 1,3 miliardi di euro il potenziale risparmio annuale del sistema sanitario nazionale correlato a minori casi di ospedalizzazione, se le persone over 55 o a rischio di malattie cardiovascolari assumessero omega 3 regolarmente. Allo stesso tempo, se la popolazione a rischio assumesse giornalmente calcio e vitamina D si potrebbero riscontrare minori fratture ossee correlate all’osteoporosi e avere così un potenziale risparmio per il SSN di 0,7 miliardi di euro”.

Il futuro: blockchain e biosostanze da economia circolare

Tra gli ambiti di azione prioritari su cui intervenire nei prossimi anni, al primo posto le aziende mettono lo sviluppo digitale dei processi aziendali (43%), seguito dagli strumenti digitali per la gestione dell’informazione medico-scientifica (28%), l’Internet of things (20%), gli strumenti digitali per la gestione della relazione con il farmacista (8%), la realtà virtuale ed aumentata (1%). “La digitalizzazione potrà aiutare ad avere rapporti più diretti con consumatori e addetti ai lavori – ha precisato Scarpa – e permettere la misurazione istantanea di alcuni parametri: sarà fondamentale per la raccolta dei dati. Nel nostro comparto è presente sia la multinazionale sia la media e piccola impresa: sulla blockchain metà di loro può ambire a svilupparla e alcune aziende l’hanno già messo in atto. Il tema aggregazione nei prossimi anni sarà importante: per sviluppare competenze servono e strutture e fatturato”. Riguardo alla sostenibilità, c’è interesse a dialogare con le filiere in un’ottica di economia circolare. Diversi polifenoli e sostanze bioattive si trovano, infatti, in sottoprodotti e scarti di alimenti. “C’è attenzione, per esempio, sui vinaccioli. Io stesso ho poi dato corso a una filiera della coltivazione della cannabis e dato vita in Friuli a un consorzio con 30 aziende agricole che conferiranno a un oleificio per realizzare olio di canapa con alto potere antinfiammatorio. Anche la sostenibilità delle confezioni sarà un obiettivo: occorre consumare meno materiale”.

L’indagine: il sistema immunitario al primo posto, farmacie primo canale

Secondo lo studio in prevalenza i primi consumatori sono le donne (54,1%). Ma l’abitudine al consumo si sta diffondendo anche tra i giovani, sotto la spinta di driver come lo sport, alimentazione-benessere ed estetica: circa il 25% tra i 18 a 34 anni. Il primo canale di acquisto è la farmacia per 7 persone su 10, mentre il primo canale informativo è il medico (48,4%), seguito dal farmacista (36,3%). A distanza i professionisti della medicina alternativa, come il nutrizionista (19,1%) e le erboristerie (9,1%). L’effetto Covid si fa sentire: l’assunzione avviene principalmente per sostenere le difese immunitarie (30,1%), poi come complemento energetico (26,3%), quindi come aiuto per le ossa e le articolazioni (24,4%). La transizione verso un’alimentazione vegetariana e vegana spinge poi all’utilizzo dell’integrazione (22%); poi come normalizzazione dell’intestino (22%), fino al lato estetico, aiuto per capelli, unghie e pelle (21,7%). Tra le prime otto indicazioni, anche come supporto alla digestione (20,8%) e i problemi d’insonnia (20,2%). Gli italiani sembrano poi propensi ad accettare l’innovazione: 1 su 2 (52,7%) li preferirebbe in capsule, ma con un elemento di innovazione: un involucro biotech tale per cui si possano assumere senza acqua. Un’evidente provocazione (non esiste al momento un prodotto simile) ma la cui risposta è significativa. “Le giovani generazioni sono disponibili alla sperimentazione e trainano sull’innovazione e non c’è diffidenza verso la grande industria. L’uso di integratori tra i giovani è in linea con il loro stile di pensiero – ha fatto notare Francesco Morace, sociologo e presidente di future Concept Lab –. C’è un elemento positivo dell’integratore: usciamo dalle cure ed entriamo nel mondo della qualità della vita”. “In passato gli integratori erano visti come prodotto over, dai 40 anni in su. Oggi il dato incredibile è che i giovani ci credono ed è motivo in più per il mondo industriale per investire ulteriormente in ricerca e innovazione” ha fatto notare Scarpa.

Nessuna competizione con il farmaco

Il ruolo dell’integratore, si tiene a precisare, è diverso sia da quello del farmaco come dall’alimento, sono strade diverse non in competizione. “Un integratore dal punto di vista normativo fa parte degli alimenti, non può essere caratterizzato da alcuna tossicità, non può vantare effetti di tipo terapeutico, nemmeno preventivo specifico. Dobbiamo allora pensarlo come qualcosa che mantenga la situazione di benessere nel tempo” ha chiarito Andrea Poli, presidente Nutrition foundation of Italy.